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Sfuma l’ipotesi di trovare vita su Venere

Era appena il 14 settembre 2020 quando un team di astronomi dell’Università di Cardiff comunicava al mondo di aver rinvenuto fosfina sul pianeta Venere. Circa un mese più tardi, l’ipotesi di trovare vita sul Pianeta Gemello si concretizzava ancora di più per il ritrovamento dell’amminoacido glicina, ma a febbraio 2021, ecco lo studio che metterebbe tutto in discussione.

Venere, da fosfina ad anidride solforosa, ecco che cosa cambia

Lo studio responsabile di aver scosso nuovamente la planetologia mondiale asserisce di non aver rinvenuto fosfina, ma anidride solforosa, il terzo composto per quantità nell’atmosfera venusiana. La fosfina, gas inodore, incolore e piuttosto tossico per gli organismi viventi, poteva indicare la presenza di bioma sul pianeta, poiché può essere prodotta naturalmente da alcuni organismi anaerobi, per via enzimatica. L’anidride solforosa invece, nota come diossido di zolfo (IUPAC) è un gas incolore e di odore empireumatico, fortemente irritante e nocivo per le vie respiratorie. Teoricamente l’anidride solforosa non è tracciante per la vita, poiché non è prodotta da nessun organismo a noi noto.

Lo studio dell’Università di Washington

Per il nuovo studio, i ricercatori dell’Università di Washington, hanno utilizzato una riproduzione affidabile delle condizioni che governano le dense nubi di Venere. Si è così giunti ad una reinterpretazione delle osservazioni dei radiotelescopi che avevano rilevato la fosfina.

La parabola del JCMT, larga come un campo da basket, raccoglie la luce submillimetrica e la trasmette a una serie di sensori sensibili. Il piatto è protetto dal vento, dalla sabbia e dagli uccelli da una membrana simile a una tela da vela o Gore-Tex.
Credits: Jcmt

Le banche dati impiegate sono quelle dei telescopi Jcmt ed Alma, con un modello di trasferimento radiativo, basato su studi e osservazioni decennali. Così sono stati simulati i segnali di fosfina e anidride solforosa a diversi livelli nell’atmosfera di Venere, tenendo conto delle condizioni di osservazione e delle configurazioni dei telescopi, quando hanno rivelato la fosfina. Ripercorrendo a ritroso gli studi precendenti, il team ha scoperto che, in base al segnale a 266.94 GHz raccolto dal Jcmt, l’assorbimento non proveniva dallo strato di nubi di Venere. La gran parte del segnale osservato, nasceva almeno 80 km sopra la superficie, in piena mesosfera venusiana. A quell’altitudine, la fosfina sarebbe rapidamente degradata fotochimicamente. Il risultato dello studio è percio riassumibile nella dichiarazione di Victoria Meadows, coautrice del lavoro:

I dati sono coerenti con un’ipotesi alternativa alla fosfina nelle nubi di Venere: i ricercatori stavano rilevando anidride solforosa

Victoria Meadows

Le conclusioni dello studio sono ampiamente coerenti con ciò che già era risaputo sull’atmosfera -spesso definita infernale- del pianeta Venere.

Le ragioni del fraintendimento

lo studio che portò a supporre la presenza di fosfina su Venere è in realtà datato 2017. In quell’anno, il team britannico, utilizzando il telescopio Jcmt scoprì un’anomalia nelle emissioni radio venusiane, a 266.94 GHz, frequenza di assorbimento caratteristica sia della fosfina che dell’anidride solforosa.

Era necessario distinguere tra i due composti il responsabile, e dunque due anni più tardi si procedette al follow-up con il telescopio Alma. Dallo studio si concluse che i livelli di anidride solforosa erano troppo bassi per emettere un segnale a 266.94GHz, e perciò si optò per la fosfina. Tuttavia, lo studio del 2021 ha evidenziato come nel 2019 Alma e Jcmt sottostimarono la quantità di anidride solforosa nell’atmosfera di Venere. L’errore ebbe luogo a causa di un fenomeno detto diluizione della riga spettrale, come afferma A. Akins, del Jet Propulsion Laboratory, NASA.

La configurazione dell’antenna di Alma al momento delle osservazioni del 2019 presenta un effetto collaterale indesiderato. I gas che possono essere trovati quasi ovunque nell’atmosfera di Venere – come l’anidride solforosa – emettono segnali più deboli dei gas distribuiti su scale inferiori.

Alex Akins, Jet Propulsion Laboratory, NASA

Quindi come suggerisce Lincowski, coautore del nuovo studio, il segnale artificialmente debole riscontrato da Alma, apportate le opportune correzioni per l’effetto diluizione, sarebbe coerente con le tipiche quantità di anidride solforosa presenti su Venere, spiegando il segnale captato da Jmct. Il Pianeta Gemello rimane ancora avvolto da un alone di mistero. Per questa volta è scongiurata la possibilità di rinvenire traccia di bioma in una delle atmosfere più inospitali del nostro Sistema Solare.

Published by
Naomi Guadagnini