Gambo di plastica colorata e una testa di setole: fin dalla nostra infanzia lo spazzolino da denti ci attende sul lavabo di casa. Dopo un uso di alcuni mesi, però, lo spazzolino è destinato ad essere sostituito. Impressionante pensare che ognuno di essi impieghi ben 400 anni per degradarsi. Fortunatamente, la versione in bambù è comparsa tra gli scaffali dei supermercati o dei negozi specializzati in articoli per la cura del corpo. Il costo è leggermente maggiore rispetto a quello del prodotto classico, questo è vero, ma i più attenti al pianeta sono fiduciosi che in termini ambientali il prezzo sia ben più esiguo. Alcune persone, però, ritengono che la scelta migliore sia optare per lo spazzolino in plastica con testina sostituibile oppure per l’elettrico. Lo spazzolino elettrico può durare anni e comporta solo il ricambio periodico delle setole. Ma allora, quale spazzolino usare?
Quanto sono ecologici i nostri spazzolini? Questa è la domanda a cui ha risposto un gruppo di ricercatori britannici. L’ Eastman Dental Hospital di Londra, in collaborazione con il Dublin Dental University Hospital (del Trinity College di Dublino), ha esaminato l’impronta ecologica delle seguenti 4 categorie di spazzolini: 1. spazzolino manuale in plastica (manico in polipropilene, setole in nylon); 2. spazzolino manuale in bambù (manico in bambù, setole in nylon); 3. spazzolino manuale in plastica con testina sostituibile (manico in polipropilene e testina/setole in nylon e bioplastica a base di amido); 4. spazzolino elettrico, naturalmente con testa cambiabile (manico e caricatore in polipropilene e setole in nylon). L’obiettivo dello studio era quello di migliorare le linee guida sanitarie includendo anche il punto di vista ecologico.
Lo spazzolino elettrico è preferito da molti poiché sembra essere molto più efficace nella cura dei denti. Gli stessi spot pubblicitari spesso ne lodano le prestazioni, esaltandolo rispetto alle alternative manuali. Ma cosa indicano le evidenze scientifiche? Dati alla mano i vantaggi appaiono subito ridimensionati. Lo spazzolino elettrico è effettivamente più efficace nella riduzione di placca e ricorrenza della gengivite, ma non è uno strumento clinico di prevenzione di carie e parodontiti superiore. Per questo, secondo gli studiosi, non dovrebbe essere maggiormente raccomandato.
Per calcolare l’impatto ambientale degli spazzolini è stata utilizzata la metodologia LCA (Life Cycle Assessment), che prevede di considerare l’impatto di tutto il ciclo di vita di un prodotto. Ciò significa che devono essere valutate tutte le fasi produttive, dall’approvvigionamento delle materie prime, alla produzione vera propria, fino alla distribuzione presso i punti vendita, l’acquisto e l’uso da parte del consumatore e, infine, lo smaltimento. Il periodo di tempo che è stato considerato è pari a 5 anni, perché tale è la durata media della batteria degli spazzolini elettrici. Il singolo utilizzatore rappresenta l’unità d’analisi. Ogni categoria di spazzolino è stata rappresentata da un singolo prodotto, scelto tra le marche leader in Gran Bretagna. Poiché non sono disponibili dati circa l’uso individuale degli spazzolini e la gestione del loro smaltimento, gli studiosi si sono riferiti alle raccomandazioni d’uso dei dentisti e alle linee guida dei produttori, rispettivamente.
Per definire l’impatto ambientale complessivo, secondo il metodo scelto, devono essere presi in considerazione 16 modalità con cui un prodotto può impattare l’ambiente. Passiamole velocemente in rassegna per renderci conto meglio di quanto ognuno di noi lasci un’impronta ecologica proporzionale ai gesti quotidiani che compie. Ricordiamo che gli impatti possono derivare da qualsiasi fase della vita del prodotto. Iniziamo.
Il rilascio di gas provoca acidificazione di acqua e suolo, l’emissione di anidride carbonica contribuisce al cambiamento climatico, mentre il rilascio di alcuni inquinanti aeriformi provoca l’assottigliamento dello strato di ozono. La presenza di sostanze tossiche negli ambienti acquatici (ecotossicità in ambiente acquatico) ha effetti devastanti sugli organismi, mentre l’eccesso di nutrienti causa modifiche pericolose degli ecosistemi e quindi degli organismi viventi: si parla di eutrofizzazione terrestre , acquatica e marina. L’uso del terreno, se non gestito correttamente, porta a sfruttamento del suolo e distruzione della biodiversità. Parallelamente, di fondamentale importanza, è l’uso di acqua, sempre più scarsa. Infine, è impattante l’utilizzo delle risorse energetiche e delle materie prime, che determinerà l’esaurimento dei combustibili fossili, nonché di minerali e metalli disponibili.
Bene, per ora sono 12 le modalità elencate…e le restanti? Ebbene, le restanti 4 riguardano direttamente l’uomo. Naturalmente in primis l’effetto cancerogeno e i diversi effetti sulla salute non cancerogeni. Pericolosi, inoltre, l’emissione di radiazione ionizzante, capace di danneggiare il DNA umano e l’emissione di particolato che favorisce le malattie respiratorie. Infine, la formazione di ozono fotochimico. Quest’ultimo si forma nella bassa atmosfera per via dell’emissione di inquinanti aeriformi e contribuisce alla formazione di smog.
Ecco a voi la classifica finale, a partire dalla scelta meno sostenibile, fino al prodotto più eco. Al primo posto troviamo lo spazzolino elettrico. Questa tipologia si è rilevata la peggiore in tutte le categorie di impatto ecologico, eccetto la scarsità d’acqua. Lo spazzolino in plastica classico si colloca al secondo posto, seguito dal prodotto in bambù e, infine, dallo spazzolino in plastica con testina sostituibile. Lo studio mostra chiaramente che sia il prodotto in bambù, sia lo spazzolino con testa intercambiabile hanno un impatto minore in tutte le 16 categorie rispetto ai restanti due modelli.
Lo spazzolino elettrico è il peggiore, questo è chiaro, ma cerchiamo di capire quali sono i fattori determinanti. Il maggior contributo all’impatto ambientale complessivo di questo prodotto è il trasporto (47%), seguito dall’uso del materiale (46%). Tutti gli altri aspetti della vita dell’elettrico sono marginali, inclusi il consumo di energia per la ricarica (0.69%) e lo smaltimento (0.16%).
Per quanto riguarda gli spazzolini in plastica (con o senza testa intercambiabile) il problema è il polipropilene del manico (contribuente per il 33% e 37% all’impatto complessivo, rispettivamente). Lo spazzolino in plastica con testina intercambiabile è il migliore in 11 categorie di impatto ambientale, mentre quello in bambù primeggia in 5 di esse (cambiamento climatico, uso del terreno, assottigliamento dell’ozono, uso delle risorse energetiche, uso di minerali e metalli). E’ doveroso sottolineare che le differenze in termini numerici tra le due categorie più eco sono davvero minime.
I dati relativi alla scarsità d’acqua sono piuttosto elevati per tutte le categorie. I ricercatori sottolineano come l’acqua usata dalle persone durante il lavaggio dei denti sia il fattore determinante. Osservando il comportamento di un gruppo di 10 colleghi, gli studiosi hanno stimato che lavandoci i denti per 2 minuti utilizziamo 0.6 litri d’acqua di rubinetto. Lo spreco è evidente se consideriamo l’abitudine di utilizzare lo spazzolino due volte al giorno, tipica del lavoratore medio.
In termini relativi, la differenza dell’impatto ecologico tra le categorie di spazzolini è immediatamente evidente. Per quanto riguarda il contributo al cambiamento climatico, lo spazzolino elettrico ha un impatto 11 volte superiore a quello del prodotto in bambù e rispetto all’uso di terreno, e conseguenze annesse, l’effetto è maggiore di 36 volte. Un altro dato impressionante riguarda l’utilizzo di plastica. Poiché un inglese medio ha un’aspettativa di vita di 80 anni, se usasse sempre e solo gli spazzolini classici, getterebbe solo per lavarsi i denti 6.3 Kg di plastica. Usando lo spazzolino in bambù si risparmierebbe il 97% della plastica. Considerate che l’ammontare totale di plastica gettata derivante dagli spazzolini in bambù (setole in nylon) durante i 5 anni considerati nello studio è di soli 11 g.
La coltivazione di bambù è considerata, ad oggi, neutra rispetto alla produzione di anidride carbonica, poiché l’ecosistema della pianta è definito carbon sink, cioè serbatoio di assorbimento di carbonio. Questo significa che la pianta è in grado di accumulare l’anidride carbonica che assorbe dall’atmosfera. Naturalmente, come sottolineano gli studiosi, gli effetti potrebbero cambiare nel caso la coltivazione del bambù crescesse esponenzialmente. Un altro vantaggio consiste nella necessità di utilizzare una quantità di fertilizzante nulla o minima: le foglie cadute decomponendosi contribuiscono alla nutrizione della pianta. Meno del 5% delle attuali piantagioni industriali di bamboo utilizzano fertilizzanti.
Per quanto riguarda la produzione dello spazzolino, l’azienda scelta come rappresentante del prodotto ha confermato che non è necessario l’uso di colla: il manico è realizzato formando il bambù e poi sterilizzando la superficie attraverso il calore. Questo differenzia lo spazzolino in bambù da altri prodotti realizzati con lo stesso materiale, quali le stoviglie riutilizzabili, a cui è aggiunta resina melamminica.
Nell’includere un prodotto in bambù i ricercatori si sono trovati di fronte a mancanza di dati circa la sua coltivazione. Per questo motivo hanno ricorso a modellizzazioni e assunzioni sulla base delle informazioni disponibili. Le ipotesi principali sono tre: 1. il bambù è carbon-neutral, 2. la fertilizzazione è effettuata con cadenza annuale (in questo modo non si considera la prospettiva più rosea possibile), 3. nel gettare lo spazzolino gli utilizzatori seguono le linee guida, quindi separano le setole di nylon dal manico.
Gli studiosi sottolineano come qualsiasi deviazione dalle ipotesi fatte comporti una variazione dell’impatto complessivo dei vari prodotti, ma è pur sempre vero che questo vale per qualsiasi modello.
Inoltre, sono in fase di studio bioplastiche innovative e cicli di vita dei prodotti secondo l’idea di economia circolare, in modo che il piano di riciclo sia ben definito dallo stesso produttore. Detto ciò, allo stato attuale, non possiamo permetterci di ignorare l’appello dei ricercatori. Scegliamo di compiere consapevolmente ogni gesto quotidiano: scegliamo uno spazzolino a basso impatto, chiudiamo il rubinetto mentre spazzoliamo e separiamo i materiali a dovere. Tutelare la salute della Terra è tutelare la nostra salute.