Biologia

Celacanto gigante: nuove scoperte sull’antichissimo pesce ancora in vita

Una ricerca condotta su diversi esemplari di celacanto gigante ne rivela una longevità straordinaria. Una specie ritenuta estinta da milioni di anni viene riconosciuta alla fine degli anni ’30: da quel momento l’interesse verso il celacanto gigante è cresciuto col tempo.

Il celacanto gigante è un fossile vivente!

Fino ad ora il celacanto gigante poteva vivere intorno ai 20 anni. Quanto appena esposto già meravigliava gli scienziati dello scorso secolo che si trovarono davanti agli occhi un fossile vivente. Fino ai primi decenni del ‘900 il pesce era ritenuto estinto già da 66 milioni di anni. Bisogna aspettare il 1938 per scoprire che tale specie era in realtà in vita e che ininterrottamente nuotava nei nostri mari da diverse centinaia di milioni di anni.

Lo studio del celacanto gigante prosegue dalla sua scoperta e difatti è recente l’ultima pubblicazione a riguardo. Gli studiosi hanno approfondito le modalità di riproduzione di tale specie fortemente a rischio per porre rimedio alla minacciosa ed incombente estinzione dell’antichissimo pesce.

Latimeria chalumnae: una specie antichissima giunta fino a noi

Il celacanto gigante è tra le specie più a rischio di estinzione al mondo così come tra le più antiche. Popola il pianeta dall’epoca dei dinosauri; ciò è noto dai fossili ritrovati e risalenti a quasi 400 milioni di anni fa. La sua lunghezza raggiunge in media i 2 metri mentre il suo peso può arrivare a 90 kg. Ha diverse caratteristiche strabilianti, come ad esempio la durezza delle sue squame. Le popolazioni dell’Africa orientale hanno utilizzato a lungo tali squame per lavori di sgrossatura e levigatura.

Il primo esemplare vivo fu pescato proprio in Sudafrica: la dottoressa Latimer, che si trovava al museo di East London, riconobbe qualcosa di insolito in esso e volle studiarlo. Successivamente si confermò che il pesce era un celacanto gigante, la cui specie prese il nome di Latimeria chalumnae in onore della scopritrice.

Malibu Times

Le ultime scoperte sul celacanto gigante

Lo studio del celacanto gigante è fortemente ostacolato dalla rarità della specie e dall’habitat in cui esso vive. Ad ogni modo la ricerca va avanti e l’ultima ha approfondito la durata della vita di questo pesce. Lo studio condotto ha dimostrato che gli esemplari di Latimeria chalumnae hanno metabolismi lenti e bassa fecondità. La vita media, finora stimata intorno ai 20 anni, è in realtà 5 volte maggiore!

Gli studi sono stati condotti dalla biologa marina Kélig Mahé presso l’Istituto IFREMER in Francia. Insieme ai suoi colleghi, la dottoressa ha studiato un gruppo di celacanti composto da 27 individui di diversa età. Questi pesci raggiungono la maturità verso i 55 anni mentre dal concepimento al parto passano 5 anni.

Il celacanto gigante è giunto fino a noi non senza mutamenti. Attraverso un processo noto come horizontal gene transfer (acronimo HGT) la specie ha acquisito geni da altri individui per via diversa da quella riproduttiva. Tale fatto può arricchire le conoscenze sull’evoluzione di diverse specie animali, compresa la nostra.

Australian Museum

Il celacanto gigante potrebbe scomparire dal pianeta

Gli animali che crescono in maniera così lenta e sempre lentamente si riproducono, sono enormemente a rischio. La vulnerabilità di tali animali è spaventosa, ecco perché gli studi e le ricerche sono necessari per la loro sopravvivenza. Tra i pericoli maggiori restano i cambiamenti climatici ed ambientali, nonché l’ovvio comportamento sconsiderato umano. Dobbiamo assolutamente salvaguardare questi pesci tanto antichi da essere una vera finestra che affaccia sul mondo preistorico. Non sarà facile, perché come afferma Kélig Mahé, il celacanto gigante è in grave pericolo ed i suoi nemici sono diversi:

“I nostri risultati suggeriscono quindi che potrebbe essere ancora più minacciato del previsto a causa della sua peculiare storia di vita. Di conseguenza, queste nuove informazioni sulla biologia dei celacanti e sulla storia della loro vita sono essenziali per la conservazione e la gestione di questa specie”.

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Christian Cione