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La Scienza ha ancora bisogno della filosofia? Come pensare la Scienza

statua del pensatore fotografata di profilo su sfondo bianco

La scienza consiste nell’essere capaci di cambiare idea sulla realtà. […]
La scienza di base, prima di essere un’esplorazione del mondo, è un’esplorazione del pensiero stesso. E’ un’esplorazione di possibili modi di pensare.

Carlo Rovelli, Che cos’è il tempo? Che cos’è lo spazio?

A partire dal suo primo saggio “La logica della scoperta scientifica” (1935), il filosofo Karl Popper vede nella falsificabilità l’essenza della Scienza. Le leggi scientifiche non sono mai definitive, perché basta una sola prova empirica della loro falsità per offuscare innumerevoli prove di veridicità. Questo limite del pensiero scientifico può scoraggiare, ma è grazie ad un continuo lavorio di revisione e sostituzione di idee che l’uomo riesce a tendersi sempre di più verso la realtà.

foto in bianco e nero di una mano che ta per toccare uno specchio e che si riflette in esso
la scienza è permeata di filosofia

Scienza e filosofia: due facce del nostro pensiero della realtà

E’ facile pensare che la filosofia sia inutile e spesso si è tentati di contrapporla alla scienza, che diventa il simbolo del sapere utile. Siamo davvero certi che scienza e filosofia siano antitetiche? La storia del pensiero scientifico sembra intimare il contrario: la scienza è permeata di filosofia. I grandi personaggi del panorama scientifico, Aristotele, Pitagora, Cartesio, Newton e Galileo per citarne alcuni, erano grandi pensatori e lo erano egualmente i fisici del congresso Solvay del 1927: Einstein, Bohr, Planck, Heisenberg…
Ogni grande teoria che viene ricordata come rivoluzione scientifica è considerata tale perché sconvolge il modo in cui pensiamo il mondo. Se ci si sofferma a riflettere salta chiaramente all’occhio quanto ogni nuova teoria, a cui si riconosce una portata epocale, comporti un cambio di paradigma nel nostro pensiero.

Formalizzazione del pensiero

Le varie teorie scientifiche sono la formalizzazione, logica e matematica, della nostra comprensione del mondo e della realtà in cui viviamo. L’Universo vive e funziona anche senza che noi lo comprendiamo, ma gli uomini avvertono da sempre l’urgenza di costruire modelli, cioè schemi semplificati della realtà che “funzionano”, cioè ci permettono di formulare concetti ordinati e fare previsioni. Nel corso dei secoli siamo riusciti a carpire aspetti del mondo che prima ci erano sconosciuti e abbiamo cambiato i nostri schemi, li abbiamo perfezionati, ma la verità è che non saremo mai in grado di pensare così com’è la complessità del reale.

Sul concetto di spazio

Consideriamo ad esempio il concetto di spazio.
Da Aristotele fino a Cartesio, lo spazio era pensato come relazione di contiguità tra oggetti: secondo questa concezione, esso non costituisce un’entità a sé stante, ma una rappresentazione con cui l’uomo pensa la relazione tra le cose. Come conseguenza, la non esistenza di corpi di alcun genere avrebbe comportato l’impossibilità di pensare allo spazio; anche il vuoto è definibile solo in quanto luogo privo di oggetti con relazione di contiguità.
Il concetto di spazio che è oggi comunemente utilizzato nella meccanica classica è invece dovuto a Newton. Egli introdusse l’idea di spazio come “tavola fissa” sulla quale si muovono particelle soggette a forze. Questa idea propone una concezione “statica” dello spazio, che diventa un’entità a priori, una tela bianca dove si dipingono i fatti del mondo. Grazie a questo nuovo paradigma di pensiero Newton riuscì a costruire la sua teoria, che è ancora oggi valida per quanto riguarda il mondo macroscopico.

1800: la scienza delle cifre decimali

Alla fine del 1800 il mondo scientifico era convinto che tutte le leggi e i fatti fondamentali della fisica fossero stati portati alla luce. Era diffusa l’idea che nessuna nuova scoperta avrebbe potuto sconvolgere e soppiantare le conoscenze acquisite fino a quel momento. La motivazione di tanta sicurezza ed ottimismo è da ricercare nelle scoperte scientifiche risalenti agli ultimi decenni del XIX secolo: la scoperta dell’elettrone, dei raggi X, della radioattività e la disputa sull’esistenza dell’atomo. Escludendo qualche pecora nera, la maggior parte degli scienziati riteneva che le grandi conquiste future sarebbero state costituite da misurazioni sempre più accurate delle costanti fisiche. Insomma, in poche parole, si stava riducendo la scienza al calcolo di una cifra decimale in più.

Il quanto e la relatività

Per quanto detto circa la natura del pensiero scientifico , ritenere di aver raggiunto la vetta della conoscenza della realtà è tanto presuntuoso quanto assurdo, perché equivale ad affermare che la rappresentazione della realtà che riusciamo a pensare sia quella definitiva. Accadde proprio allora, come una lezione divina, la scoperta disperata del quanto. Il padre del quanto fu Max Karl Ernst Ludwig Planck fisico di origini danesi e professore ordinario dell’Università di Berlino a soli 36 anni. A lui si deve una delle formule cardine e più rivoluzionarie della fisica moderna, ad Einstein la sua profonda comprensione: nasce la meccanica quantistica. Negli stessi anni Einstein formula anche la relatività speciale o ristretta (1905) e poi la relatività generale (1915) che sconvolgono ancora una volta la concezione di spazio, ma anche l’idea di tempo.

La Condition Humaine. René Magritte. Olio su tela, 1933

La condizione umana

La pittura, così come la letteratura, ha sondato a fondo il tema del pensare e del sapere umano. Un dipinto che rappresenta particolarmente bene il pensiero scientifico credo sia “La Condition Humaine” di Magritte. L’olio su tela ci mostra una finestra, vista dall’interno di una stanza, davanti alla quale è posizionato un cavalletto su cui è poggiato un quadro. Quest’ultimo raffigura un paesaggio collinare che si sovrappone al paesaggio esterno, al di fuori della finestra, e lo completa perfettamente. Con questo quadro Magritte ci vuole insegnare e dimostrare come in noi ci siano solo immagini e quindi come il mondo sia la nostra rappresentazione, rappresentazione che nello svelarci la realtà non può che alterarla. Come esseri umani riusciamo a percepire solo quello che per noi ha un significato e che quindi siamo spinti a credere sia riproduzione consona del reale.

Il problema della finestra ha fatto nascere La condizione umana. Ho piazzato davanti a una finestra vista dall’interno di una stanza un quadro che rappresenta esattamente la parte del paesaggio mascherata dal quadro stesso. L’albero rappresentato su questo quadro nasconde quindi l’albero situato alle sue spalle, fuori dalla stanza. Per lo spettatore si trova allo stesso tempo sul quadro, dentro la stanza, nel pensiero e all’esterno, nel paesaggio reale. E’ così che noi vediamo il mondo, lo vediamo all’esterno di noi stessi e tuttavia non ne abbiamo che una rappresentazione dentro di noi.

estratto di una conferenza di Magritte, 1938

La scienza di pensare e il pensare la scienza

Il dibattito scientifico è quanto di più prezioso abbiamo per sviluppare il nostro pensiero. Poterne essere spettatori è un privilegio. Osservare l’esistenza di posizioni diverse attorno ad un determinato argomento, ascoltare opinioni contrastanti di diversi scienziati, o molto spesso di gruppi di ricercatori, non deve far perdere la fiducia nella Scienza. Al contrario. L’assenza di confronto ci dovrebbe piuttosto preoccupare perché significherebbe che abbiamo smesso di cercare, di curiosare nella realtà, perché ci saremmo accontentati di quello che pensiamo.

Foto di sfera di vetro che rotola su grata
Al contrario di quanto si possa essere spinti a pensare su due piedi, il dibattito, quindi l’esistenza di più opinioni è sintomo di una scienza sana

Fiducia

Non possiamo credere che il sapere scientifico sia un qualcosa di assolutamente certo. Abbiamo bisogno di interiorizzare il fatto che la scienza è umana quanto i suoi autori, è fallace e ha bisogno di errori. Questo significa che non possiamo fidarci delle teorie scientifiche? Assolutamente no. Gli occhi ci permettono di vedere un’immagine che ha senso per il nostro cervello e così la scienza ci permette di andare sulla Luna, curare malattie, viaggiare, guardare la TV utilizzando la lente di una nostra interpretazione, di un modello che per noi funziona.