Un’autentica miniera di metalli preziosi in orbita nel Sistema Solare, sufficientemente “ben fornita” da poter rendere ogni abitante della Terra miliardario, se solo fosse possibile portare sul nostro pianeta l’intero carico. No, non stiamo parlando di fantascienza, bensì di un corpo celeste in realtà già noto da tempo all’umanità: l’asteroide 16 Psyche, una “miniera d’oro” nello spazio. Scoperto addirittura nel lontano 1852 da Annibale de Gasparis presso l’osservatorio astronomico di Capodimonte di Napoli, si tratta di un corpo celeste largo ben 210 km e situato tra Marte e Giove, all’interno della cosiddetta “fascia principale degli asteroidi”.
Il valore economico stimato dei metalli contenuti è di oltre 10mila quadrilioni di dollari! Ma più precisamente, cos’è 16 Psyche e quali sono le sue origini? Sappiamo che 16 Psyche è un asteroide metallico della fascia degli asteroidi e dalle dimensioni decisamente superiori alla media. Sulle sue origini, invece, l’enigma resta ancora tutt’altro che completamente risolto: si suppone, così come per gli altri asteroidi di tipo M – ovvero composti quasi esclusivamente da metalli – una genesi legata ai resti del nucleo di un protopianeta forse distrutto dalle collisioni risalenti alla formazione del Sistema Solare.
Per il resto, l’analisi dello spettro elettromagnetico ha suggerito una composizione praticamente pura di ferro e nichel. Inoltre, Psyche ha una massa abbastanza grande al punto da poter generare significative perturbazioni gravitazionali misurabili nelle orbite degli altri asteroidi, permettendo cosi agli astrofisici di calcolarne la massa e la densità. Proprio da queste analisi emerge un’ulteriore particolarità: la densità risulterebbe essere estremamente bassa per un asteroide metallico, il che indicherebbe un’elevata porosità nella struttura. Proprio la sua ridotta densità, se comparata con i valori comunemente rilevati su altri asteroidi di tipo ferroso, ha suggerito che la presenza di metalli sia dovuta ad un passato processo eruttivo di lava metallica.
Insomma, le sue grandi dimensioni, unitamente alla sua composizione metallica nonché la disponibilità di materiali preziosi in superficie, hanno portato non solo alla valutazione “monstre” da 10mila quadrilioni di dollari, ma hanno direttamente suscitato l’interesse della comunità scientifica internazionale.
Cifre da Paperon de Paperoni a parte (l’intera ricchezza terrestre non arriva a 100 trilioni), la Nasa si trova in prima fila tra coloro che vogliono mettere 16 Psyche sotto la lente di ingrandimento, al punto tale da prevedere una missione dedicata per l’agosto del 2022.
La navicella “cercatrice d’oro”, battezzata come l’oggetto della sua ricerca, impiegherà circa quattro anni ed entrerà nell’orbita dell’asteroide all’inizio del 2026 (prima passerò da Marte nel 2023), dove resterà due anni. “In 21 mesi in orbita, la navicella mapperà e studierà 16 proprietà di Psyche utilizzando un imager multispettrale, uno spettrometro a raggi gamma e neutroni, un magnetometro e uno strumento radio” ha spiegato l’agenzia spaziale statunitense, ricordando che l’asteroide dista fra i 179,5 e i 329 milioni di chilometri dalla Terra.
Nel frattempo, gli studi non si fermano. Come spiega il notiziario Media Inaf, grazie agli strumenti del radiotelescopio Atacama Large in Cile “un team guidato da Katherine de Kleer del Caltech ha prodotto la prima mappa termica dell’asteroide esaminando le emissioni di lunghezza d’onda millimetriche e fornendo nuove informazioni sulle sue proprietà superficiali”. I risultati sono stati pubblicati in un articolo su Planetary Science Journal all’inizio del mese e fra gli autori figura anche l’italiano Saverio Cambioni.
“Uno dei motivi per cui è interessante studiare 16 Psyche – ha spiegato proprio Cambioni a Media Inaf – è perché possiamo imparare molto sulla composizione, struttura e proprietà magnetiche del cuore dei pianeti terrestri. Non possiamo fare questo osservando direttamente il cuore della Terra, perché è ben nascosto alla vista da chilometri e chilometri di roccia. Inoltre, Psyche è una finestra sul passato del Sistema solare, quando i pianeti erano giovani e collisioni violenti erano frequenti. Parte della mia ricerca verte sullo studio di queste collisioni, che pensiamo abbiamo caratterizzato i primi milioni di anni di vita dei pianeti e quindi le loro proprietà. Infine, ci auguriamo che il nostro studio possa aver fornito informazioni utili per la missione Psyche della Nasa, vale a dire capire che ambiente termico la sonda incontrerà e informazioni a priori sulla sua composizione superficiale”.
A cura di Alessandro Aimasso