Biologia

Caravella Portoghese: la colonia di polipi vaganti dalle spire mortali

L’unione fa la forza! E con questo motto la Caravella Portoghese girovaga in mare aperto in cerca di prede. Questo straordinario organismo, simile ad una grande ed affascinante medusa, a prima vista sembra un animale singolo ma in realtà è una colonia galleggiante di polipi velenosi anche per l’uomo. Recenti suoi avvistamenti sono stati segnalati anche nei nostri mari.

Caravella Portoghese: le sue caratteristiche

Schema diversificazione delle funzioni degli zoidi. Credits: Mesosyn.com

Tentacoli micidiali vaganti, sotto forma di una silhouette dai colori vividi e spettacolari. Si mostra come una sinuosa ed anche ammaliante creatura placida, ma non lo è. La Caravella Portoghese, celenterato dalle grandi dimensioni, se ne va in giro in mare aperto a caccia di prede. Somigliante ad una grande medusa, in realtà è una colonia galleggiante di polipi. Appesi sotto una sacca galleggiante, migliaia di individui detti zoidi co-esistono nell’ottica dell’autosostentamento con funzioni diverse: alcuni sono dotati di pungiglioni per catturare le prede, altri posseggono minuscole bocche con cui mangiano, altri producono le uova.

La Physalia physalis può raggiungere una lunghezza dai 10 ai 50 metri. È costituita da un primo polipo a forma di sacca galleggiante che utilizza la forza del vento per spostarsi sul mare. Ancorata al suo fondo vi è la colonia degli altri polipi di diversa tipologia. Più alla base vi sono i gonozoidi, simili a piccoli chicchi d’uva addetti alla produzione di uova e sperma, poco più in basso vi sono i gastrozoidi dotati di minuscole bocche gialle all’estremità e infine i dactilozoidi, dotati di lunghi tentacoli urticanti utili ad afferrare la preda. Questi ultimi si comportano come spirali mortali con migliaia di pungiglioni che, se toccati, sparano all’unisono arpioni velenosi nella carne della preda provocando dolori atroci.

La caravella portoghese si ciba principalmente di piccoli pesci e gamberi che galleggiano. L’80% della sua dieta è costituita da giovani pesci (ne arriva a catturare e a trangugiare anche 120 al giorno!), il restante 20% da altri animali. La tecnica di ‘caccia’ è semplice: quando si alza e soffia il vento, la sacca riempita di gas, che si autoregola grazie ad un poro di uscita che si apre e si chiude all’occorrenza, si sposta afferrando le prede mano a mano che procede. La sua velocità di crociera varia da 0,4 ai 2,5 km/h.

La Caravella è sì lenta ma la sua caccia è davvero incisiva!

Esemplare di caravella portoghese a caccia di pesci. Credits: Seth Patterson

Se la incontrate vi consigliamo di starne lontani perché i suoi veleni sono tossici anche per l’uomo. La sua puntura è dolorosa e può provocare, oltre che eritemi e rigonfiamenti cutanei, persino uno shock letale. I tentacoli sono in grado di produrre almeno dieci tipologie diverse di veleno, ciascuno di colore differente e per alcuni di essi non ne se conosce ancora il relativo rimedio.

Durante l’attacco, soltanto una piccola percentuale di cellule urticanti si attiva, mentre le altre cellule restano dormienti, per cui sarebbe consigliabile non strofinare l’area interessata e rivolgersi subito a un medico. In caso di strofinamento, potrebbero venire attivate anche le altre cellule urticanti rimaste sopite durante il contatto. Meglio tenersi alla larga anche sulla terraferma: la Caravella portoghese può infliggere punture dolorose anche quando è morta spiaggiata e i pungiglioni sono pericolosi anche se il tentacolo è singolo e spezzato.

Fortunatamente, non è una specie comune dalle nostre parti. Anche se negli ultimi tempi si sono registrati avvistamenti lungo le coste della Sicilia, nei pressi di Lampedusa, dello Stretto di Messina e della Sardegna. Con allarmismi più che giustificati, con comunicati di allerta all’indirizzo dei pescatori, diportisti e bagnanti, emanati da parte delle autorità locali e dall’ISPRA, (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).

Il pericolo proviene dal fatto che la sacca superiore della caravella quando galleggia può venire facilmente confusa con una bottiglia di plastica e con una normale medusa. I messaggi di allarme invitano a non toccarla e di allertare gli enti preposti in caso di avvistamento. Per buona sorte il celenterato gigante preferisce i mari lontani, con temperature più alte dei nostri mari e noi confidiamo che resti lì ancora per molto, a solcare, implacabile, acque distanti, calde e tropicali.   

A cura di Rosetta Crisci 

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