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Il Regno Unito verso il divieto di bollire vivi crostacei e cefalopodi: anche loro provano dolore

Il Regno Unito, così come la Svizzera, sta procedendo a vietare la cottura di cefalopodi e crostacei vivi, considerando questa abitudine una crudeltà non giustificata. Il provvedimento dovrebbe infatti entrare a far parte della legge in discussione chiamata Animal Welfare (Sentience) Bill dopo a seguito della pubblicazione di uno studio molto scrupoloso, dimostrando che crostacei e cefalopodi provano dolore.

La scienza ora è chiara sul fatto che i decapodi e i cefalopodi possono provare dolore quindi è giusto che siano tutelati da questo fondamentale atto legislativo”, queste sono state le parole del ministro del benessere degli animali Lord Zac Goldsmith nel Regno Unito, lo scorso 25 novembre.   

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La London School of Economics analizzando 300 ricerche scientifiche riguardanti il grado di percezione dei cefalopodi è arrivata alla conclusione che anche questi animali sono esseri “senzienti” proprio come i vertebrati.

Se pensiamo infatti all’assone di calamaro gigante usato come organismo modello in fisiologia per anni, questo rappresenta la cellula nervosa più grande del regno animale, fa parte del sistema di propulsione del getto d’acqua molto importante per il calamaro, ed è stato fondamentale per la conoscenza del potenziale d’azione, in quanto controlla e coordina anche il movimento.

I cefalopodi: esseri senzienti capaci di provare dolore

Questi animali fanno parte del phylum dei molluschi e sono considerati supermolluschi, in quanto più evoluti tra gli invertebrati.  Sono suddivisi in base al numero dei tentacoli in due grandi categorie: gli ottopodi e i decapodi. I primi aventi 8 tentacoli comprendono il polpo e il moscardino, i secondi invece con 10 tentacoli sono la seppia, il calamaro e il totano.

Dal latino sentiente(m), significa ‘percepire, sentire’, per cui un essere senziente dunque è “cosciente”. La “Ex Farm Animal Welfare Committee” ha definito la senzienza come la capacità di provare dolore, angoscia o danno (AWC, 2018).

Il rapporto della ricerca che ha dimostrato tale senzienza in questi animali, per cui la loro capacità di provare dolore e sofferenza, si è concentrato principalmente sui cefalopodi e decapodi, ma sono stati selezionati da Defra anche altri taxa come gamberi e aragoste da includere nella legge, in quanto rispondevano agli stimoli dolorifici seppur in maniera minore.

Il disegno di legge del Regno Unito e degli altri paesi

Per il modello di studio sono stati usati otto modi diversi per misurare la sensibilità come la capacità di apprendimento, il possesso di nocicettori (recettori del dolore), connessioni tra questi e alcune aree del cervello, i comportamenti attuati dagli animali verso la minaccia o la ricompensa e la risposta ad anestetici.

Lo scorso 14 dicembre questi animali sono stati riconosciuti come esseri senzienti e quindi inseriti nell’Animal Sentience Bill, disegno di legge sul benessere animale della Gran Bretagna. Per ora il progetto è in fase di seconda lettura per cui solo se entrerà in vigore permetterà di applicare controlli su pesca, allevamento, ristorazione e trattamenti migliori per gli animali che evitino la sofferenza.

Anche altri paesi si sono mobilitati tra cui la Svizzera che già a partire dal 2018 vietava bollire aragoste senza averle prima stordite, poi oggi a seguire anche l’Olanda e gli Stati Uniti.

Dunque questi animali possono essere davvero considerati simili ai mammiferi e nostri amici?

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Il regista Craig Foster lo sostiene “Il polpo mi ha mostrato molti comportamenti completamente nuovi per la scienza, perché questo animale si fidava di me”, infatti dopo circa 26 giorni in cui Foster segue l’animale quest’ultimo alla fine lo tocca con un tentacolo.

Si tratta del film documentario “My Octopus Teacher”, presente su Netflix che racconta dell’amicizia tra un polpo ed il regista ed inoltre dimostra quanto sia sviluppato il cervello di questi animali seppur diverso da quello dei mammiferi, ma davvero straordinario al punto tale da creare una sintonia con l’uomo proprio come sanno fare un cane o un gatto.

A cura di Emanuela Puca