Antonio Meucci: la sorprendente storia di come ha ideato il telefono
Nel 1835 il macchinista teatrale italiano Antonio Meucci emigrò a Cuba dove, per arrotondare lo stipendio, si dedicò all’elettroterapia, una pratica all’epoca molto in voga. Fu proprio quell’hobby un pò inconsueto, curare pazienti che gli erano inviati dai medici locali con leggere scariche elettriche, a portarlo in modo del tutto accidentale ad una intuizione che avrebbe rivoluzionato letteralmente il nostro modo di comunicare.
Antonio Meucci: una parola “elettrica”
Un giorno dell’autunno del 1849, infatti, si presentò un suo amico, malato di reumatismi alla testa. Meucci infilò un cavo elettrico nella bocca del malcapitato, e per prudenza, un altro cavo nella propria, in modo da poter regolare la corrente ed evitare pericolosi eccessi. Quindi, si allontanò in un’altra stanza (era meglio che la cavia umana restasse isolata in una stanza separata e non scorgesse i macchinari inquietanti).
A quanto pare le precauzioni prese non furono sufficienti perché non appena inserì nel circuito una batteria di pile con una tensione di 114 V, a causa dell’eccessiva corrente utilizzata, il paziente lanciò un urlo di dolore per la scossa subita. La cosa sorprendente era che Meucci sentì il grido molto distintamente, sembrava che provenisse direttamente dalla sua bocca e non attraverso l’aria (era due stanze più in là rispetto al letto del malato!). Si trattava della prima trasmissione della parola per via elettrica: la bocca del paziente fece da microfono e quella di Meucci da altoparlante. Partendo dalle scariche elettriche, Meucci arrivò ad inventare il telefono.
Quando il teatro di Cuba chiuse, Meucci si trasferì a New York, dove per 15 anni si dedicò al perfezionamento del suo “telettrofono” (così lo chiamò), con il quale realizzò un collegamento telefonico funzionante tra la sua abitazione e il suo laboratorio. Nel 1871 depositò un “caveat”, cioè una domanda di brevetto che costava molto meno di un brevetto vero e proprio ma che andava rinnovata annualmente, all’ufficio brevetti (il deposito del brevetto di Bell è del 1876).
Uno spiacevole accaduto
Una grave sciagura colpì Meucci: la caldaia del traghetto di Staten Island esplose facendo 120 vittime e numerosi feriti, tra cui l’inventore italiano, che rimase infermo per un bel pò di mesi. La moglie, priva di reddito e oberata dai costi sanitari, fu costretta a vendere quasi tutti i prototipi delle sue invenzioni e non poté più rinnovargli il caveat.
Meucci, allora, affidò la documentazione e un prototipo del suo telefono a Western Union, sperando che sviluppasse la sua invenzione ma, dopo un pò di tempo, la società affermò di aver smarrito il prototipo. Per Meucci non c’era più alcuna possibilità di commercializzare il suo telefono. L’11 giugno 2002 il Congresso americano ha fatto giustizia attribuendo a Meucci la paternità dell’invenzione del telefono.