Siamo nella metà dell’800 e Ignác Semmelweis è un giovane medico ungherese trapiantato a Vienna con l’incarico di assistente di un professore di ostetricia molto stimato, Johann Klein. Semmelweis rimane presto sconvolto dalla tragedia che si abbatte sulla clinica in cui lavora: dopo qualche giorno dalla nascita del bambino, numerose donne vengono colpite da un fortissimo innalzamento della temperatura e muoiono per una patologia che viene chiamata “febbre puerperale”. Semmelweis capirà l’importanza di lavarsi le mani.
I medici dell’epoca avanzano varie ipotesi sulle cause del fenomeno, attribuendolo alla fine ad un qualche tipo di vapore infettivo, dipendente dalla meteorologia, presente nell’aria. Ipotesi rafforzata dal fatto che il tasso di mortalità ha una variazione stagionale. Ma Semmelweis non è d’accordo perché ha notato una differenza nei tassi di mortalità fra due reparti: la prima divisione è affidata ai medici, la seconda è gestita solo da levatrici. Le morti sono significativamente superiori nella prima divisione: senza dubbio la qualità dell’aria non può cambiare fra due diversi padiglioni della stessa clinica ostetrica! Elementare. Deve esserci un altro motivo. E poi perché muoiono molte più donne dopo avere partorito in ospedale che a casa?
Sconvolto dalla morte di una sua amica, ossessionato dal “massacro matricida” che ogni giorno si compie sotto i suoi occhi, Semmelweis studia, esegue autopsie su varie donne morte qualche giorno dopo il parto, legge tutto quello che la letteratura scientifica gli passa, cercando invano un qualche agente causale. Poi, un giorno, intravvede una luce e ad accenderla è un evento altrettanto tragico: un collega e amico, Jakob Kolletschka, si taglia accidentalmente durante un’autopsia e muore in breve tempo manifestando sintomi straordinariamente simili a quelli della febbre puerperale.
Semmelweis intuisce che qualche tipo di particella dei cadaveri deve essere entrata nel suo circolo sanguigno, uccidendolo. Le medesime particelle che stavano uccidendo anche le partorienti. Ora diventa improvvisamente chiara anche la differenza fra i due reparti di ostetricia: i medici che prestano la loro assistenza nella prima divisione ed eseguono esami interni sulle puerpere prima del parto e dopo il parto, spesso arrivano direttamente dal locale delle autopsie dove cercano di risolvere il terribile rompicapo della febbre puerperale. Sono loro stessi ad infettare le loro pazienti con qualche tipo di particelle dei cadaveri.
Con questa ricostruzione, Semmelweis riesce anche a spiegare le variazioni stagionali della febbre puerperale: il tasso di mortalità aumenta quando alle mani infette dei suoi colleghi si aggiungono quelle poco pulite, disordinate e curiose dei giovani studenti che vanno a fare pratica e diminuisce quando questi sono impegnati a studiare per gli esami.
Semmelweis non formula una precisa teoria scientifica, occorrerà attendere che venga svelato l’inquietante mondo dei batteri, ma individua la soluzione del problema: raccomanda a tutti i medici e agli studenti di lavarsi con grande cura le mani con una soluzione di cloro dopo avere eseguito autopsie e prima di ogni contatto con le pazienti.
I risultati hanno del miracoloso: in meno di un anno il tasso dei decessi cala drasticamente dal 30% al 3%. I medici e alcuni degli studiosi più autorevoli dell’epoca però non si arrendono. Il rimedio è troppo semplice per essere credibile e, soprattutto, come si permette questo giovane “straniero” di attribuire alle “mani infette” dei medici centinaia di vittime? Complici la sua partecipazione attiva ai moti rivoluzionari del 1848 e l’ancora lacunosa comprensione del ruolo dei germi, il contratto in ospedale non gli viene rinnovato.
La riduzione dei decessi non basta a salvarlo, le forze della conservazione si alleano per estrometterlo e incomincia per lui una parabola che tra alti e (soprattutto) bassi si conclude il 13 agosto del 1865, con la morte in un centro psichiatrico di Vienna. Di che cosa? Per ironia della sorte, l’uomo che aveva sconfitto la sepsi muore d’infezione: infermieri con le mani sporche trasformano una banale ferita ad un dito in infezione letale.Spesso il destino non è generoso con gli uomini che anticipano troppo i cambiamenti. Gli uomini che cambiano veramente incontrano sempre tanti nemici.
L’introduzione della disinfezione costituisce un esempio significativo di innovazione semplice e a basso costo ma di forte impatto. Un’innovazione che però richiedeva l’abbandono di diffusi luoghi comuni e di forti resistenze sul piano organizzativo. Un’innovazione importante e capace di salvare tantissime vite, tranne, forse, quella del medesimo innovatore.
Nel 1879, durante un convegno scientifico, un ostetrico francese stava infliggendo ai partecipanti una sua arringa contro Semmelweis quando un uomo di bassa statura si alzò, andò alla lavagna e vi disegnò l’immagine di uno streptococco. “Questo”, disse, “è il killer eliminato da Semmelweis”.Quell’uomo era Louis Pasteur. Il caso fu chiuso istantaneamente. I medici di tutto il mondo iniziarono ben presto a lavarsi e strofinarsi le mani per proteggere i pazienti e se stessi.