Richard Feynman fu tra i primi ad arrivare a Los Alamos, facendo parte di quello che Robert Oppenheimer chiamò il “lotto miscellaneo” di scienziati venuti da Princeton. Successivamente sarebbe diventato uno dei fisici più famosi al mondo e avrebbe vinto il premio Nobel per la fisica, ma, nel 1943, Feynman era un giovane di 24 anni, estremamente sveglio e intelligente, che aveva appena completato la sua tesi PhD.
Anche se giovane, grazie all’originalità della sua mente e all’acutezza del suo intelletto aveva già impressionato positivamente numerosi scienziati eminenti d’America, tra cui Robert Wilson a Princeton ed Edward Teller a Chicago, e, da lì a poco, avrebbe fatto colpo anche su Hans Bethe a Los Alamos.
Tuttavia, per il personale della sicurezza di Los Alamos, Feynman costituiva una vera e propria spina nel fianco. Sin dall’inizio, Feynman fu determinato a prendersi gioco delle precauzioni che gli veniva chiesto di adottare. A tutti i fisici della Princeton University era stato detto di non acquistare i loro biglietti del treno per Albuquerque, New Mexico, alla stazione di Princeton, dal momento che questa era una piccola stazione e, se tutti avessero preso un biglietto per Albuquerque da lì, la cosa avrebbe potuto destare sospetti. “E così”, disse in seguito Feynman, “tutti comprarono i biglietti da qualche altra parte”. Cioè, tutti eccetto Feynman, “perché m’immaginai che, se proprio tutti compravano il loro biglietto altrove…”.
Un giorno Feynman scoprì un buco nella recinzione che circondava l’intero laboratorio. A farlo erano stati gli operai attivi nel sito, che abitavano fuori e che, in tal modo, riuscivano a tornare a casa senza dover fare il giro del recinto per raggiungere il cancello ufficiale d’entrata. Cancello che, naturalmente, era sorvegliato. Feynman, allora, decise di divertirsi a far impazzire la guardia.
Uscì passando regolarmente per il cancello, fece il giro fino al buco, entrò e poi si diresse di nuovo al cancello. Salutò il sergente di servizio al cancello, uscì e rientrò dal buco per poi andare nuovamente al cancello. L’operazione fu ripetuta varie volte di seguito fino a quando il sergente di sentinella non iniziò a chiedersi che cosa stesse accadendo. La guardia, non riuscendo a capire come un uomo potesse continuare a uscire dal campo senza mai rientrarci, reagì nel modo che ci si aspetterebbe da un militare: chiamò il tenente per mettere agli arresti quel tizio. Il fisico burlone dovette spiegare del varco nella recinzione.