Potrà sembrare strano se non paradossale ma Niels Bohr, premio Nobel per la fisica, non si distingueva per velocità di comprensione. La sua straordinaria lentezza nel pensare e nel capire le cose è dimostrata da numerosi aneddoti che lo riguardano.
Spesso Bohr interrompeva il “lavoro” serale dei suoi allievi nella biblioteca dell’Istituto di fisica teorica di Copenaghen (le virgolette per dimostrare ché tra una ricerca e l’altra e tra una discussione e l’altra sugli sviluppi della teoria dei quanti, ci scappava sempre una partita a ping-pong fatta sui tavoli, fra tazzine di caffè disposte in modo da rendere il gioco più difficile ed eccitante), dicendo che era molto stanco e che desiderava “fare qualcosa”, il che significava ineluttabilmente andare al cinema.
I soli film che gli piacessero erano i western hollywoodiani come “Un sentiero nel deserto”, “Terra selvaggia”, “Mezzogiorno di fuoco” e “Il cavaliere solitario”. Ma andare al cinema con Bohr era una vera e propria tortura perché il fisico danese faceva fatica a seguire l’intreccio, si smarriva nelle complicate trame che coinvolgevano coraggiosi cowboys, indiani ostili, sceriffi, fanciulle e cercatori d’oro, e di conseguenza infastidiva continuamente gli altri spettatori ponendo domande del tipo: “Quella è la sorella del cowboy che ha sparato all’indiano che cercava di rubare un capo di bestiame di suo cognato?”.
La medesima lentezza di reazione si palesava nel corso delle riunioni scientifiche. Quando qualche giovane fisico in visita a Copenaghen esponeva i risultati dei suoi recenti calcoli su un punto particolarmente complesso e profondo della teoria dei quanti, capitava frequentemente che tutti nella sala comprendessero chiaramente la dissertazione, ad eccezione di Bohr. Allora qualcuno era costretto a spiegargli tutto dal punto nel quale si era perso e nella confusione che ne derivava nessuno riusciva più a seguire la trattazione del povero conferenziere. Alla fine, dopo un bel po’ di tempo, Bohr iniziava ad afferrare il senso della lezione e risultava che quello che aveva compreso lui era completamente diverso da quello che l’oratore intendeva dire, ma il bello era che la visione di quest’ultimo era sbagliata e quella di Bohr corretta!
La lentezza di Bohr nel pensare si traduceva poi nell’incapacità a risolvere celermente le parole incrociate. Una sera il fisico russo George Gamow si recò in macchina alla casa di campagna di Bohr, a Tisvileleje (nello Jutland del Nord), dove Bohr aveva lavorato per tutto il giorno con il suo assistente belga Leon Rosenfeld su un importante articolo di elettrodinamica quantistica. Sia Bohr che Rosenfeld erano decisamente esausti e provati dall’intensa giornata giornata di lavoro e, dopo cena, Bohr propose la risoluzione di qualche cruciverba di una rivista inglese, “per rilassarci” (queste le sue parole). In realtà, l’idea si rivelò infelice e dopo un’oretta di tentativi inconcludenti (i tre non furono particolarmente brillanti, per usare un eufemismo), la signora Bohr invitò tutti ad andare a dormire.
Nel cuore della notte, ad un certo punto, Gamow e Rosenfeld, che condividevano la stanza per gli ospiti al piano superiore della casa di campagna, furono svegliati di soprassalto da un colpo picchiato alla porta. I due saltarono in piedi nel buio, urlando: “Cosa c’è? Cosa è successo?”. Una voce assonnata rispose da dietro la porta: “Sono io, Bohr, scusate, non intendevo svegliarvi, volevo solo dirvi che il nome della città inglese di sette lettere che termina in “ich” è Ipswich!”.
La passione di Bohr per i film western produsse una teoria tutta sua sulla “psicologia” delle sparatorie. È noto che in quasi tutti i film western (almeno in quelli di stile hollywoodiano), il “cattivo” è sempre il primo a sparare, ma “l’eroe” è ancora più veloce e finisce sempre con l’ucciderlo. Secondo Bohr questo accadeva a causa della differenza che intercorre tra le azioni condizionate e quelle spontanee. Il “cattivo” deve decidere quando afferrare la pistola, il che rallenta la sua azione, mentre “l’eroe” è più rapido perché agisce d’impulso senza pensare, non appena scorge il suo nemico imbracciare l’arma. Nessuno dei suoi allievi era d’accordo con lui. Gamow allora si recò un giorno in un negozio di giocattoli e comprò due fucili da cowboy. Uno alla volta, tutti i suoi studenti provarono a sparare contro Bohr, che impersonava “l’eroe”, ed egli li “sterminò” tutti.