Il ruolo degli artisti nella paleobotanica è più prezioso di quanto sembri perché il loro occhio sensibile coglie particolari che ad altri sfuggono. L’artista Marlene Hill Donnelly affrontò la sfida di rappresentare una Czekanowskia, gimnosperma apparsa nell’emisfero settentrionale circa 210 milioni di anni fa.
Per quanto fosse elevato il volume di informazioni a riguardo, Donnelly trovava enorme difficoltà nel dipingere l’antica pianta. Per risolvere il problema decide di costruire un modello quanto più verosimile possibile per poi disegnarlo.
Marlene Hill Donnelly decise quindi di costruire un modello di Czekanowskia: ingaggiata presso il Field Museum di Chicago, consultò i paleobotanici, esaminò i fossili e studiò i lavori svolti da altri paleoartisti. Donnelly realizzò un primo modello della pianta ma il risultato fu insoddisfacente: occorrevano ulteriori informazioni. Il paleobotanico Ian Glasspool, ricercatore associato al Colby College di Waterville, affermò che:
“Scienziati e artisti vanno avanti e indietro di continuo per cercare di prevedere come risulterà l’immagine finale”.
Per rappresentare verosimilmente un oggetto occorre comprenderlo. Paleontologi e paleoartisti collaborano per raggiungere lo stesso fine: conoscere quanto più possibile riguardo la vegetazione estinta milioni d’anni fa. Osservando ad esempio le rappresentazioni animali antichi è da tenere presente che i paesaggi che fanno da scenario spesso non sono accurati: non è però negligenza ma mancanza di informazioni sufficienti riguardo la fauna preistorica.
Donnelly è una tra i numerosi paleoartisti che lavorano a stretto contatto con i paleobotanici per dipingere piante preistoriche. L’artista ha dipinto durante la sua carriera un vasto numero di piante. Nel 2000 collaborò con Glasspool e la paleobotanica Jennifer McElwain del Trinity College di Dublino in un team internazionale per studiare l’evoluzione ambientale in Groenlandia.
Oggi l’enorme isola di ghiaccio è ricoperta dalla tundra ma i ricercatori sono riusciti a recuperare foglie fossilizzate risalenti a quando la Groenlandia ancora presentava un clima tropicale. Il ruolo degli artisti nella paleobotanica è quello di costruire un’immagine attendibile sfruttando le informazioni ricavate. Attraverso i dati raccolti durante la spedizione è stato possibile intuire quali effetti hanno subito la fauna e la flora dell’isola nei millenni.
Una delle prime domande che Donnelly pose agli scienziati riguardava l’esatta tinta di verde che possedevano le piante. La domanda non era per nulla banale e sono state necessarie approfondite indagini per raggiungere una risposta almeno soddisfacente.
Donnelly consultò poi tre ingegneri, meccanici e civili, della sua famiglia per realizzare la struttura della pianta. Individuata la forma delle foglie, occorreva sceglierne la posizione. Aiutandosi con dei pesi, l’artista riuscì a calcolare anche la piegatura delle foglie. La maggior parte di esse si piegava leggermente verso l’alto da entrambi i lati di ciascuna vena; questa particolare piegatura conferiva maggiore resistenza.
Rappresentare realisticamente un paesaggio che ormai non c’è più da millenni è estremamente difficile e complesso. Cruciale non è tanto dipingere la pianta antica nel complesso ma mettere in evidenza tutte le differenze con le specie oggi esistenti. I cambiamenti nel tempo raccontano una storia che molti paleobotanici e artisti ritengono sia fondamentale per il pubblico e per raggiungere lo scopo occorre un lavoro estremamente impegnativo. Donnelly racconta di aver trascorso 4.000 ore per creare il suo murale del tardo Triassico.
È ovvio che un’accurata rappresentazione può attirare e incuriosire le persone. Donnelly aveva l’ambizione ed il compito di ritrarre ogni pianta affinché i suoi disegni fossero di utilità per la comunità scientifica. Si aggiunge a questo l’obiettivo di esporre i suoi disegni al pubblico in visita al Field Museum attraverso un murale.
I visitatori apprezzano molto tali opere e da esse vengono coinvolti. Presso la sala fossili dello Smithsonian’s National Museum of Natural History (NMNH) a Washington DC è stata inaugurata nel 2019 una mostra chiamata “Deep Time”. L’impegno dei curatori nel rappresentare con assoluto rigore animali estinti e vegetazione preistorica è stato premiato e difatti la mostra ha riscosso grande successo.
L’illustratore scientifico e paleoartista Julius Csotonyi, ha lavorato alla mostra e da solo ha dipinto digitalmente 59 soggetti basando la sua ricostruzione su fossili e similitudini con l’attuale aspetto della natura. Comprendere l’ecologia significa anche saper collocare le piante. La difficoltà è che la vegetazione, nel corso dei millenni, ha cambiato posizione geografica.
La prossima mostra prevista nel 2022 presso l’Università della California, Berkeley’s Valley Life Sciences Building, porterà i visitatori indietro nel tempo ripercorrendo gli effetti dei cambiamenti climatici. Le rappresentazioni saranno esposte in una teca di vetro lunga 13 metri con l’obiettivo di mostrare come il pianeta e la vita si influenzano vicendevolmente.