La storia di quando Feynman scassinò i caveau contenenti i segreti della bomba atomica
Richard Feynman era un gran burlone e questa sua passione per gli scherzi si manifestò molto presto quando, negli anni Quaranta del secolo scorso, come giovane fisico, fu invitato a Los Alamos per unirsi al cospicuo team del Progetto Manhattan, che lavorava alla fabbricazione della bomba atomica. Inizialmente Feynman pensò di rifiutare l’invito poiché, come Einstein, non amava i militari, ma il pensiero che la Germania potesse sviluppare per prima un simile armamento (cosa che non si poteva affatto escludere) fu sufficiente a togliergli ogni dubbio e a spingerlo ad accettare la richiesta.
Il fisico americano si dedicò con passione al suo compito, con accanimento quasi febbrile, ma non era possibile lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7: c’era bisogno di un po’ di tempo libero, di un’attività rilassante. Quella preferita da Feynman consisteva nello sfidare il regime di sicurezza di Los Alamos, regime piuttosto superficiale e poco efficace.
Wise guy riuscì a forzare i caveau contenenti segreti atomici
Un giorno Feynman, fiducioso nelle sue capacità di abile scassinatore di casseforti, riuscì a violare tre caveau di fila, che contenevano le equazioni fondamentali della bomba atomica, nell’ufficio di un suo collega, il fisico austriaco Frederic de Hoffmann. Forzando con facilità il cassetto della scrivania della segretaria di de Hoffmann, Feynman trovò un foglio con scritto: “π=3,14159”.
Provò a utilizzare le cifre di π come combinazione in vari modi, ma la serratura non si apriva. Stava per abbandonare l’ufficio quando gli balenò l’idea che la costante matematica più frequentemente usata dopo π è la base dei logaritmi naturali: e=2,71828… Provò allora la combinazione 27-18-28. Clic! La serratura si aprì. In uno dei caveau Feynman lasciò un messaggio su un foglietto in cui segnalava l’estrema facilità con cui la serratura era stata aperta e lo firmò “Wise Guy”.
Nell’ultimo caveau lasciò un messaggio appuntato su un foglietto simile al precedente, firmandolo “Same Guy”. Quando il giorno dopo Frederic de Hoffmann aprì le porte e vide quegli oscuri messaggi vicino ai segreti (apparentemente) più protetti al mondo, impallidì e quasi perse i sensi. Ecco quello che racconta Feynman in riferimento all’episodio:
“Ho letto in qualche libro che quando qualcuno è spaventato la sua faccia diventa giallastra, ma prima di allora non l’avevo mai visto. Be’, è assolutamente vero: il suo volto cambiò in un grigio giallognolo; era veramente spaventoso a guardarsi”.
Leggendo il foglio firmato dal misterioso “Same Guy”, de Hoffman, convinto, esclamò: “È la stessa persona che ha tentato di entrare nell’edificio Omega!”.
Feynman: mezzo genio e mezzo burlone
Feynman non ne era a conoscenza, ma di notte, durante la guerra, una sentinella aveva sparato a un coniglio che aveva urtato contro la recinzione dell’edificio Omega, dove si facevano i test sul materiale radioattivo. Per giustificarsi con i propri superiori, tuttavia, il militare aveva mentito, sostenendo di aver sparato contro qualcuno che stava cercando di introdursi clandestinamente nell’edificio. E la leggenda si era diffusa rapidamente nei laboratori.
Completamente fuori di sé e alquanto alterato, de Hoffman giunse all’errata conclusione che lo scassinatore fosse il medesimo uomo che a quanto pare stava spiando un altro progetto segreto a Los Alamos. È inutile dire che, per non peggiorare le cose rischiando che il tutto degenerasse, Feynman subito confessò di essere lui il responsabile. “Avevo paura che mi saltasse addosso. E infatti mi corse dietro nel corridoio; invece di arrabbiarsi però, quasi mi abbracciò per il grande sollievo nel constatare che il furto dei segreti atomici altro non era che uno scherzo di cattivo gusto”.