Quando David Beckham passò al Real Madrid, nel 2003, vennero avanzate svariate ipotesi sul motivo per cui avesse deciso di giocare col numero 23; in molti pensavano si trattasse di una scelta strana, dato che per l’Inghilterra e il Manchester United aveva sempre indossato la maglia numero 7. Il problema era che al Real Madrid col 7 giocava già Raul, e lo spagnolo non aveva alcuna intenzione di rinunciare al proprio numero per il nuovo compagno.
Tra le innumerevoli teorie per spiegare la scelta di Beckham, la più popolare era quella che chiamava in causa Michael Jordan. Il Real Madrid voleva sfondare sul mercato americano vendendo un mucchio di maglie. Tuttavia, il calcio non è uno sport popolare negli Stati Uniti: agli americani piacciono basket e baseball, giochi dove le partite si concludono con punteggi di 100-98 e in cui c’è sempre un vincitore; per loro è inconcepibile che una partita si protragga per 90 minuti e che possa terminare con uno 0-0, senza che nessuna delle due squadre vinca o abbia anche solo segnato un punto.
Stando a questa teoria, il Real Madrid aveva fatto delle ricerche e scoperto che il giocatore di basket più popolare del mondo era senza dubbio Michael Jordan che, praticamente per tutta la sua carriera, aveva giocato con il numero 23. Tutto ciò che il Real Madrid doveva fare, dunque, era mettere il 23 sulla schiena di una maglia da calcio, incrociare le dita e sperare che l’associazione con Jordan funzionasse e permettesse loro di sfondare sul mercato americano. Altri pensavano che questa ipotesi fosse troppo cinica, ma dal canto loro ne avanzarono una ben più sinistra. Giulio Cesare era stato assassinato con 23 pugnalate alla schiena; la scelta di Beckham era quindi di cattivo auspicio?
Altri ancora supposero che la decisione del calciatore potesse essere legata alla sua passione per ‘Star Wars’ (nel primo film della trilogia originale, la principessa Leila è rinchiusa nel blocco di detenzione AA23). O forse Beckham era un membro segreto dei discordiani, un culto moderno che venera il caos e nutre un’ossessione cabalistica per il numero 23? Per quanto mi riguarda, non appena vidi il numero di Beckham mi venne in mente una soluzione più matematica. 23 è un numero primo, vale a dire divisibile solo per se stesso e per 1.
Quando presi a esaminare più da vicino la squadra del Real Madrid, mi venne il sospetto che avessero un matematico in panchina. Da una rapida analisi della formazione mi accorsi infatti che all’epoca del passaggio di Beckham tutti i Galacticos, i giocatori chiave della squadra, portavano maglie con numeri primi: Carlos (il perno della difesa) il numero 3, Zidane (il fulcro del centrocampo) il 5, Raul e Ronaldo (gli assi dell’attacco) il 7 e l’11. Era quindi forse inevitabile che Beckham prendesse un numero primo, a cui in seguito si è affezionato a tal punto da insistere per mantenerlo quando è passato al Los Angeles Galaxy.
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