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Test di Turing: le macchine possono davvero pensare?

Per verificarlo, Alan Turing propose di porre alcune domande ad un essere umano e ad una macchina situati in due stanze separate. La persona e la macchina avrebbero scritto tramite una tastiera le loro risposte, non necessariamente vere (la macchina poteva fingersi una persona). Chi poneva le domande sarebbe stato in grado di capire dalla loro risposta quale era la macchina e quale la persona? Si tratta del “test di Turing”: un gioco imitativo in cui la macchina viene scambiata per una persona. Se non si può distinguere fra persona e macchina, concludeva Turing, è difficile dire che la macchina non possa pensare. Oggi nel nostro mondo connesso, utilizzare i test di Turing è più importante che mai per riuscire a distinguere i robot dagli esseri umani, e viceversa. I chatbot possono essere così convincenti da essere in grado di raggirare molte persone, che inviano del denaro o rivelano dati sensibili.

Test di Turing: Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart

Per contro, spesso i siti web chiedono agli utenti di dimostrare di non essere robot grazie a test chiamati CAPTCHA in cui, per esempio, si devono digitare lettere che compaiono in immagini deformate. L’acronimo CAPTCHA sta proprio per “Completely Automated Public Turing test to tell Computers and Humans Apart”, ossia “test di Turing pubblico completamente automatizzato per distinguere gli esseri umani dal computer”. Turing era omosessuale, e apparentemente considerava la sua sessualità semplicemente come parte di ciò che era.

La fine controversa di Alan Turing

Turing non glorificava né patologizzava la sua omosessualità: la accettava soltanto e supponeva (in questo sbagliandosi) che gli altri avrebbero fatto altrettanto. Nel 1952, quando subì il furto di alcuni oggetti che aveva in casa, stupidamente e ingenuamente si rivolse alla polizia. Arnold, il suo partner, aveva parlato del lussuoso appartamento di Alan ad un tizio di nome Harry e quest’ultimo vi si era recato e si era servito. Dall’esame delle impronte digitali lasciate sul luogo si scoprì che Harry era noto alle autorità. Ad ogni modo, la polizia, più che al furto in sé, era interessata a sapere per quale motivo Alan e Arnold si trovassero insieme. All’epoca in Inghilterra l’omosessualità era un reato.

L’emendamento di Labouchere del 1885 penalizzava gli “atti di oscenità grave”, non meglio specificati, fra uomini adulti in pubblico o in privato, e rimase in vigore fino al 1967. Ai sensi di quell’emendamento, Oscar Wilde fu arrestato, processato e spedito al carcere di Reading. Così Turing si ritrovò al cospetto di un giudice con l’accusa di “atti osceni”. Essendosi dichiarato colpevole, gli fu data la possibilità di scegliere tra un periodo di prigione e un trattamento medico. Turing scelse il secondo, che consisteva in una serie di iniezioni di estrogeni nel corso di un anno, a quanto pare allo scopo di neutralizzarne gli impulsi sessuali.

La terapia, di fatto una castrazione chimica, gli causò, invece, una ginecomastia. Il 7 giugno del 1954, Turing fu trovato morto nel suo letto, avvelenato con il cianuro, con accanto una mela mangiata per metà. Secondo la versione fornita dalla madre, Sara Turing, il cianuro nella mela ci era finito per via della trascuratezza del figlio. Il fratello John era convinto che si trattasse di suicidio. Turing, tuttavia, non ha lasciato spiegazioni. Non ha risposto alle domande di tanti. Quella mela costituiva una risposta definitiva alle sue.

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Vincenzo Giordano