Le leggi militari – Durante la Seconda guerra mondiale, nei giorni bui del 1940-1941, quando l’Inghilterra sembrava sull’orlo dell’invasione, Churchill decise di istituire una milizia territoriale per la difesa civile, la Home Guard. Preso dal desiderio di imparare a sparare, il matematico Alan Turing, sebbene ne fosse esentato (data la delicatezza del suo incarico), volle ugualmente arruolarsi nella sezione di fanteria della Guardia nazionale.
Dovette compilare un modulo, e una delle domande era la seguente: “Lei accetta il fatto che arruolandosi nella Home Guard si assoggetta alle leggi militari?”. Turing, nel suo più tipico stile, consapevole che non ci sarebbe stato nessun vantaggio a rispondere: “Sì”, scrisse “No” sul modulo. Ovviamente venne accettato senza nessun problema, poiché i moduli venivano guardati soltanto per accertarsi che vi fosse la firma in fondo.
Così Turing si fece il suo periodo di addestramento, diventando un tiratore di prima classe. Le reclute della Home Guard avevano l’obbligo di andare regolarmente alle esercitazioni, ma dopo un po’ Turing decise che era una perdita di tempo (d’altra parte il pericolo di un’invasione tedesca si stava allontanando), intendeva fare qualcosa di più utile e perciò smise di presentarsi alle adunate.
Fu pertanto convocato da un certo colonnello Fillingham, noto per diventare paonazzo con estrema facilità, al quale spiegò pazientemente e con grande candore che si era arruolato per un solo motivo – imparare a maneggiare un fucile – e ora che era un tiratore eccellente non aveva più motivo di recarsi alle esercitazioni. “Ma non è lei che deve decidere se andare o no alle parate… è il suo dovere di soldato… lei è soggetto al codice militare” disse il colonnello, ricordandogli il modulo che aveva riempito all’epoca dell’arruolamento. E Turing gli rispose: “Ma io non sono un soldato.
Se va a controllare il mio modulo, vedrà che mi sono tutelato contro questa situazione”. Naturalmente andarono a cercare il modulo, e non poterono fargli nulla: era stato arruolato irregolarmente. Non restò loro altro da fare che dichiararlo fuori dalla Home Guard, cosa che a Turing andava benissimo. Non si era trattato di astuzia da parte sua: aveva semplicemente letto il modulo, l’aveva preso alla lettera, e aveva deciso quale dovesse essere la strategia migliore per compilarlo. Di fronte a quella domanda, chiunque avrebbe concluso che solo una risposta affermativa era accettabile, ma Turing, ripensando la situazione da cima a fondo, si chiese seriamente quale potesse essere la risposta migliore.
Un modo di ragionare che gli serviva magnificamente nella ricerca scientifica, portandolo a sorprendenti progressi intellettuali, ma che non funzionava altrettanto bene nei rapporti con le istituzioni e con le singole persone, e che, non molti anni dopo, gli avrebbe procurato parecchi guai. Questa sua ostinata tendenza a prendere tutto alla lettera diede luogo ad un analogo fermento quando, mentre faceva una passeggiata in campagna, venne fermato e interrogato da due poliziotti (il suo aspetto strano e il suo modo bizzarro di studiare i fiori selvatici sul ciglio della strada avevano insospettito uno dei due, che era abituato a vedere spie dappertutto). Gli chiesero i documenti, e si accorsero che non aveva firmato la carta d’identità. Turing obiettò che “gli era stato detto di non scrivere nulla sul documento”.