Sostanza del vago e acetilcolina – Nel 1921, la sera della vigilia di Pasqua, Otto Loewi, un farmacologo tedesco dell’Università di Graz, si addormentò mentre leggeva un romanzo. In sogno, gli apparve l’idea per un esperimento degno del Nobel. Durante la notte si svegliò di soprassalto, accese la luce, prese rapidi appunti della sua grande intuizione e poi si riaddormentò. La mattina dopo si svegliò felice: era sempre stato un ricercatore promettente, ma ciò che aveva sognato quella notte rappresentava un’idea epocale che avrebbe cambiato per sempre la sua esistenza.
Guardò il pezzo di carta su cui aveva annotato la sua grande idea, ma si accorse di non capire cosa aveva scritto. La calligrafia era sempre stata uno dei suoi punti forti, ma non alle tre del mattino! Per quanto sgranasse gli occhi, non riusciva a decifrare le parole scarabocchiate sulla striscia di carta di cui si era servito (quella che aveva trovato a portata di mano nel cuore della notte). E, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare neppure un solo frammento di quello che aveva sognato.
La notte successiva, domenica, si dispose con calma a riprendere sonno. Con un po’ di fortuna, in cuor suo sperava, quell’idea geniale sarebbe ritornata. Arrivò mezzanotte, ed era ancora addormentato… senza sogni. L’una… niente sogni. Le due… nessun sogno. Alle tre del mattino, finalmente, rifece il sogno. Loewi si svegliò e, memore del disastro del giorno prima, decise di non affidare la sua idea a carta e penna. Si vestì e corse in laboratorio.
Ora sapeva esattamente cosa fare! Come molti anatomisti di quell’epoca, possedeva una nutrita scorta di sventurate rane, e sapeva che il cuore di uno di questi anfibi avrebbe continuato a pulsare per un bel po’ di tempo anche dopo che l’animale fosse morto. Si mise al lavoro con il suo bisturi e dissezionò i cuori di due rane, lasciando ad uno di questi il nervo vago attaccato.
Sistemò ciascun cuore in un becher contenente acqua salata e stimolò elettricamente il nervo vago del primo, così che il cuore a cui era attaccato rallentasse il battito. Ma fu il passo successivo dell’esperimento a fargli venire i brividi. Con una pipetta, Loewi trasferì parte della soluzione salina dal recipiente che conteneva il primo cuore a quello che conteneva il secondo e osservò che anche questo rallentava il battito. Era tutto come aveva sognato.
Loewi ne dedusse che la corrente elettrica induceva il nervo vago a rilasciare nella soluzione in cui era immerso una certa sostanza chimica (un neurotrasmettitore), che se portata nell’altro becher aveva il medesimo effetto anche sull’altro cuore. Loewi chiamò questa sostanza “vagusstoff”, ovvero “sostanza del vago”, ma presto vi si riconobbe l’acetilcolina, scoperta pochi anni prima da Henry Dale.