Vitamina – Nel 1906, effettuando un esperimento sui topi, il biochimico britannico Frederick Gowland Hopkins notò che nutrendo i suoi roditori solo di carboidrati, grassi, proteine e sali minerali, essi non crescevano bene. Evidentemente mancava qualcosa, i componenti principali dei cibi fino ad allora noti erano insufficienti ad assicurarne uno stato di buona salute.
E questo qualcosa doveva essere presente nel latte, dal momento che quando Hopkins aggiunse alla dieta un quantitativo anche minimo di tale alimento, i topi si ripresero. Hopkins utilizzò l’espressione “fattore dietetico accessorio” per indicare questo qualcosa in più rispetto ai soliti nutrienti, presente nel latte e indispensabile per la crescita. In realtà, Hopkins era stato già preceduto da qualcuno in questa osservazione.
Infatti, già nel 1893, il medico e patologo olandese Christiaan Eijkman aveva scoperto che una dieta a base di riso brillato era la causa di una patologia diffusa in Asia meridionale e orientale e nota come beriberi, i cui sintomi erano affaticamento, perdita di peso e una paralisi progressiva delle gambe e che portava alla morte per insufficienza cardiaca.
Eijkman ottenne il medesimo tipo di malattia in un gruppo di uccelli cui aveva somministrato una dieta a base di riso brillato, ma fu in grado di guarirla addizionando il cibo con quanto veniva rimosso dal riso durante la raffinazione. Eijkman comprese che la parte tolta al riso conteneva qualcosa di essenziale per la vita, ma a isolare tale sostanza non fu lui.
Ci riuscì nel 1912 Casimir Funk, un biochimico polacco emigrato in America, che ebbe modo di leggere un articolo di Eijkman in cui veniva evidenziato il fatto che le popolazioni con una dieta a base di riso integrale fossero maggiormente protette dal beriberi rispetto a quelle che si cibavano di riso completamente raffinato. La sostanza responsabile di tale differenza apparteneva ad una famiglia di molecole chiamate ammine e, poiché era indispensabile per la vita, Funk trovò naturale chiamarla “vitamina”.