Tutti gli esseri umani potrebbero essere i nipoti di un’unica donna, la cosiddetta Eva mitocondriale. Questa donna sarebbe riuscita ad affermarsi, tra le altre, con il suo DNA mitocondriale e a dare vita a tutta la popolazione umana che oggi è presente sul pianeta: una nonna con ben 8 miliardi di nipoti! Sembra un concetto davvero assurdo ma non è l’ennesima teoria cospirazionista, è proprio la scienza a consegnarci la teoria dell’Eva mitocondriale. Nella genetica umana con “Eva mitocondriale” si intende una presunta antenata comune a tutti gli esseri umani, dalla quale discenderebbero in linea materna.
Come si è giunti a questa teoria? Secondo uno studio pubblicato su Annual Reviews, il DNA mitocondriale è un tipo di DNA che, per la quasi totalità, passa dalla madre alla prole implicando così che tutti gli esseri umani abbiano una comune capostipite femminile denominata appunto “Eva mitocondriale”, e vissuta fra i 99.000 e i 200.000 anni fa. Comparando il DNA mitocondriale degli esseri umani di diverse etnie, infatti, si è arrivati alla conclusione che tutte le sue sequenze siano derivate dalla sequenza di un singolo esemplare che ha sovrastato tutti gli altri.
L’Eva mitocondriale però, a discapito del nome ereditato dalla versione biblica, non era l’unica donna vivente sul pianeta. Questa, infatti, era “soltanto” una donna che tra le altre è riuscita ad affermare il suo corredo genetico, facendolo sopravvivere fino ai nostri giorni. In poche parole, soltanto i suoi mitocondri sono presenti nelle cellule di tutti gli esseri umani viventi e, di conseguenza, tutti noi siamo nipoti di Eva. È necessario sottolineare, però, che ogni epoca potrebbe avere la sua Eva mitocondriale; la nostra quindi potrebbe non essere la stessa di quelli che vissero migliaia di anni fa.
Un altro appellativo con cui viene identificata la nostra nonna comune è quello di “Eva africana”. Secondo la filogenia, gli esseri umani viventi derivano tutti dagli indigeni africani, i quali hanno ramificato la loro linea di discendenza arrivando in tutti gli altri continenti. Alcuni di questi, in poche parole, migrarono fuori dal continente per popolare il resto del mondo, e a quanto pare riuscendoci.
Se l’analisi mitocondriale non venisse confutata, quindi, l’Eva mitocondriale deve per forza di cose essere vissuta in Africa prima dell’esodo di cui sopra. Bisogna specificare, però, che la costruzione degli alberi genealogici partendo dai dati del DNA è una scienza inesatta e che altri ricercatori associano Eva alle popolazioni indigene dell’Asia, ma secondo i sostenitori della “genesi africana” questa diversità delle sequenze di DNA mitocondriale non si sarebbe accumulata se gli esseri umani non avessero vissuto in Africa per più tempo che negli altri luoghi. Un importante sostegno a questa teoria, inoltre, viene dalle analisi sulle sequenze del cromosoma Y; questo si eredita da un antenato maschile e suggerisce una comune origine africana di tutti gli uomini.
Oltre all’Eva mitocondriale ci sarebbe stato un uomo, più giovane, che avrebbe anch’esso generato una linea di discendenza in grado di sovrastare tutti gli altri. Si tratta dell’Adamo Y-cromosomiale: è vissuto circa 75.000 anni fa, ben più tardi dell’Eva mitocondriale, e sarebbe il nostro “nonno” in comune. Ma come è possibile che una sola persona riesca a trasmettere il suo corredo genetico a tutta la popolazione, affermando il proprio dominio sugli altri?
Questo concetto è supportato dalla Teoria della catastrofe di Toba, secondo cui tra 75.000 e 70.000 anni fa la popolazione si sia decimata a causa dell’eruzione di un supervulcano al di sotto dell’omonimo lago. Avvenimenti di questo tipo suggeriscono che con cadenza ciclica si verificano degli eventi che influiscono nettamente sulla discendenza umana; questi cosiddetti “colli di bottiglia” si hanno quando il numero di individui che fanno parte di una popolazione si riduce drasticamente a causa di eventi facenti parte della selezione naturale. Dopo questi catastrofici eventi, ovviamente, una parte esigua della popolazione è sempre sopravvissuta, trasportando il corredo genetico di pochi eletti.
A cura di Antonio Stiuso.