Quante volte durante l’estate si è punti dalle zanzare, si crea un pomfo che dà prurito per diversi minuti, in seguito la zona inizia ad infiammarsi, si prova dolore ed si cerca di rimediare con pomate e tutti gli altri rimedi possibili, e per le prossime volte per prevenire le punture future? Via libera a spray, lozioni, emulsioni, creme, gel e stick. E se qualcuno vi dicesse che la stagione delle zanzare con annesse punture potrebbe perdurare a causa dell’inquinamento luminoso anche oltre la bella stagione? Ebbene si, uno studio condotto dagli ematologi della Ohio State University negli Stati Uniti, confermerebbe tale ipotesi.
Tutti gli organismi tengono traccia del tempo durante il giorno tramite un meccanismo endogeno trascinabile noto come orologio circadiano, per quanto riguarda gli insetti ed altri animali si ottiene la trascrizione con la luce di diversi geni chiave che servono loro per la sopravvivenza. Nel caso specifico delle zanzare l’orologio circadiano della specie della Drosophila comprende 150 neuroni suddivisi in neuroni laterali che regolano i vari ritmi dell’attività quotidiana, i neuroni dorsali che sono responsabili della rilevazione e della risposta ai cicli dettati dalla presenza del buio e della luce. Quindi in che modo la luce artificiale può influenzare l’attività delle zanzare?
L’analisi condotta nei laboratori della Ohio State University, pubblicata alla rivista Insects, ha analizzato il comportamento di una specie in particolare di zanzare le Culex pipiens, le quali rivestono il ruolo di vettori del virus West Nile, nell’emisfero boreale ed in Europa. E’ emerso dallo studio che una stagione che si estende maggiormente oltre l’autunno, implica una maggiore diffusione della malattia anche durante i mesi più freddi.
La stessa entomologa Megan Meuti dell’Università la quale ha condotto la ricerca dichiara quanto segue:
“In Ohio i livelli più alti di trasmissione del virus West Nile si registrano in estate e all’inizio dell’autunno, se le zanzare pospongono o ritardano la diapausa (una sorta di ibernazione a cui vanno incontro nei mesi freddi) e continuano a rimanere attive più a lungo nel corso dell’anno, questo avviene in un periodo in cui gli insetti hanno maggiori probabilità di essersi infettati con il West Nile e la popolazione è a maggior rischio di ammalarsi”.
I risultati ottenuti derivano esaminando il comportamento delle zanzare allevate in laboratorio che mimano le condizioni di luce delle belle giornate ed una diminuzione della stesse per indurre gli insetti alla diapausa. Gli insetti reagiscono secondo il ritmo circadiano, ma nel momento in cui sono esposti a luce artificiale porta ad un’alterazione della loro attività e si ha una posticipazione della diapausa con la conseguente riduzione della capacità di accumulare gli zuccheri da trasformare in scorte di grasso per l’inverno. Infatti, nelle zanzare l’inquinamento luminoso ha portato a lievi aumenti insignificanti dell’attività motoria e dei livelli proteici nelle zanzare di sesso femminile, aumentando la variabilità lipidica.
L’intenzione da parte dei ricercatori è comprendere se questi cambiamenti di verificano anche in natura, fuori dalla condizioni di laboratorio, se ciò si verificasse potrebbe comportare un problema come spiega il primo autore dello studio Matthew Wolkoff:
“Nel breve termine questo potrebbe rappresentare un problema per i mammiferi, perché si prolunga la stagione delle punture, ma nel lungo periodo può essere un problema anche per le zanzare, che potrebbero trovare difficoltà nel portare a termine tutte le attività preparatorie necessarie a superare l’inverno, e questo potrebbe ridurre il loro tasso di sopravvivenza”.
Inoltre, ciò per l’uomo rappresenterebbe un problema non di poco conto dato che sarebbe esposto alle punture delle zanzare anche oltre la bella stagione.