Turchia, il doppio terremoto più forte di sempre sulla terraferma
Il doppio terremoto ha interessato il territorio della Turchia il 6 febbraio 2023, registrando due eventi sismici intensi e mai cosi ravvicinati nel tempo e nello spazio in uno stesso continente. Perché si è verificato questa tipologia di terremoto in tale territorio? Uno studio sembrerebbe aver identificato la causa di ciò.
Che cos’è un terremoto?
La crosta terrestre è suddivisa in placche che sviluppano forti spinte ed inducono un accumulo di sforzi e di energia in profondità. Quando gli sforzi sono troppo elevati e superano il limite di resistenza di una roccia si verifica un rapido scorrimento delle parti di roccia a contatto e si libera energia accumulata sotto forma di onda elastica ed ha origine un terremoto.
Disquisendo di terremoto si parla anche di ipocentro ed epicentro, il primo indica il volume di roccia dove ha origine il fenomeno, il secondo la sua proiezione in superficie cioè l’area che subirà i maggiori effetti. Le onde che si generano all’interno della crosta terrestre possono essere:
- Onde P, dette anche prime, orientate nel senso della lunghezza e si muovono attraverso successive compressioni e dilatazioni nella direzione della propagazione. Tali onde sono più veloci a giungere in superficie;
- Onde S, definite seconde poiché giungono dopo le onde P, sono invece trasversali e si propagano tramite un’oscillazione della particelle di terreno perpendicolare rispetto alla direzione di propagazione.
Le onde inoltre possono produrre effetti ondulatori o sussultori sulla base di quale dei due tipi di onde prevale sull’altra. Ogni giorno sono registrati piccoli terremoti che non provocano danni, in linea di massima quando si verifica un terremoto si ha una scossa principale che può essere preceduta o susseguita da scosse di magnitudo minore, ed è ciò che non si è verificano nel caso del terremoto in Turchia.
Lo studio sul doppio terremoto
Nel caso del terremoto in Turchia, si è verificato un doppio evento che ha portato l’attenzione degli studiosi, in quanto è un fenomeno estremamente raro che interessi uno stesso continente mentre è più probabile che si abbia nelle zone di contatto tra continenti e oceani o all’interno di questi ultimi. Lo studio condotto dall’Università di Pechino pubblicato sulla rivista Earthquake Scienze, ha analizzato l’avvenimento introducendo un nuovo metodo per calcolare l’intensità del sisma.
Il doppio terremoto ha registrato due valori di magnitudo rispettivamente 7,8 e 7,5 seguiti da una serie di scosse di assestamento. Il tutto è spiegato dal fatto che la Turchia è un territorio ad alto rischio sismico questo perché si trova sulla placca anatolica compresa tra due faglie rispettivamente quella dell’Anatolia settentrionale da ovest ad est e la faglia dell’Anatolia orientale che si trova nella regione sud-orientale. Tutte e tre le placche creano un punto di incontro chiamato tripla giunzione di Karliova.
La zona è interessata da una faglia che è gestita da due regioni a contatto che scivolano orizzontalmente l’una sull’altra quando si verifica un sisma. Lo studio guidato da Xinyu Jiang si è focalizzato sulle differenze nel calcolo della magnitudo del momento sismico la quale serve a misurare quanta energia è stata liberata dal terremoto, tale valore è stato sviluppato in aggiunta alla scala Richter, e spesso le due misure sono confuse come anche lo stesso Jiang chiarisce:
“I valori ottenuti sono stati rispettivamente di 7.95 e 7.86, quindi superiori ai risultati precedentemente pubblicati. La prima scossa è stata poco più forte della seconda e corrisponde a uno dei più grandi terremoti in oltre 2mila anni di storia della Turchia”.