Evariste Galois la storia di uno dei più geniali matematici di tutti i tempi
Nella primavera del 1832 un’epidemia di colera investì l’Europa ed Evariste Galois, rinchiuso nel carcere di Sainte-Pélagie, venne trasferito in un convalescenziario dove conobbe la giovane Stephanie della quale si innamorò.
La storia d’amore che determinò il suo futuro
L’intricata relazione con questa ragazza probabilmente determinò il destino del giovane matematico. Non sono chiari i contorni della vicenda ma pare che Galois offese in qualche modo la ragazza (che ne respinse le avances) e che, pertanto, due uomini, per salvarne l’onore, decisero di sfidarlo in un duello con le pistole. “Muoio vittima di una civetta”, scrive Galois agli amici la notte prima del duello. Ma secondo alcuni la storia della “coquette” (oca giuliva, per intenderci) e del fidanzato geloso non è che una copertura architettata dallo stesso Galois per spiegare ai posteri il duello e la morte che sapeva ormai imminente. Secondo questa ipotesi piuttosto intrigante, a volere il duello non fu neppure la polizia del re, anche se i sostenitori dell’Ancien Régime avevano non pochi motivi per prendersela con Galois. Quest’ultimo uscì di prigione il 30 aprile.
La nuova insurrezione contro Luigi Filippo ed il sacrificio di Evariste Galois
Il 7 maggio, nel corso di una concitata riunione di repubblicani, si inneggiava ad una nuova insurrezione per detronizzare Luigi Filippo. Ma come fomentare le folle? Come accenderle? L’ideale sarebbe stato che ci fosse scappato un morto, un bel morto che il popolo francese potesse vendicare. Secondo questa ricostruzione, Galois si fece uccidere in uno stupido duello perché i suoi compagni repubblicani potessero avere un eroe da sacrificare sull’altare della rivoluzione.
Dunque, motivi sentimentali, politici o una farsa messa in piedi dallo stesso Galois? Non lo sappiamo ma di certo, la notte prima del duello, una notte in bianco destinata a diventare la notte più celebre della storia della matematica, il 29 maggio 1832, ormai sicuro di avere le ore contate, in una lettera indirizzata al suo caro amico Auguste Chevalier, compagno di studi e di passione politica, Galois scrisse un riassunto delle memorie che erano state respinte dall’Académie des Sciences (per ben tre volte) e di alcuni altri lavori, inserì nuovi teoremi, apportò correzioni, aggiunse commenti, cercando di riordinare le idee, di dare una forma leggibile ai suoi risultati.
Il contenuto della lettera ad Auguste Chevalier
Un vero e proprio testamento scientifico in cui compaiono tutte le sue scoperte più importanti, in primis quel teorema che chiarisce quando un’equazione polinomiale è risolubile per radicali. Ma più che il risultato, è il mezzo realizzato per ottenerlo che lascia senza fiato, che fa di Galois un gigante della matematica. La strategia che inventò gettò le basi della moderna teoria dei gruppi, segnando l’inizio di un’avventura scientifica straordinaria che ha modificato radicalmente il modo di vedere il mondo.
E se i suoi teoremi, mentre era vivo, furono sempre ignorati, incompresi, respinti, persi, la matematica scritta quella notte, fortunatamente, ci è giunta tutta. E che matematica! “Non ho tempo”, scrisse a Chevalier poche ore prima di essere ferito a morte, “pregherai pubblicamente Jacobi o Gauss di dare il loro parere, non sulla verità, ma sull’importanza dei miei teoremi. Dopo di che, ci sarà, spero, qualcuno che troverà vantaggio nel decifrare tutto questo guazzabuglio. Ti abbraccio con affetto. E. Galois“.
La morte di Evariste Galois
All’alba del 30 maggio, un solo colpo sparato da 25 passi di distanza raggiunse Galois al ventre. Benché ferito a morte, il matematico non morì subito, ma rimase disteso per terra fino a quando un buon samaritano non lo trovò e non lo portò all’ospedale Cochin di Parigi. Il giorno dopo Galois morì di peritonite. Qualche istante prima di spirare, disse al fratello accorso al suo capezzale: “Non piangere. Ho bisogno di tutto il mio coraggio per morire a vent’anni”.
Terminava così la vita di uno dei più geniali matematici di tutti i tempi, di colui che, nel tentativo di risolvere un problema che da secoli resisteva agli attacchi dei matematici (l’esistenza o meno di una formula risolutiva delle equazioni di grado maggiore o uguale a 5, formula che facesse uso solo delle quattro operazioni aritmetiche e delle estrazioni di radice), aveva scoperto il linguaggio matematico della simmetria, il linguaggio ideale per svelare le leggi fondamentali dell’Universo, dal mondo microscopico delle particelle elementari alla straordinaria vastità degli spazi intergalattici.