La distruzione della diga di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson, ha scatenato tensioni tra Russia e Ucraina. Mentre le indagini sulle responsabilità dell’esplosione sono ancora in corso, l’ipotesi più credibile indica la Russia come principale sospettata. Le conseguenze umanitarie, ambientali ed economiche dell’incidente sono già evidenti. L’Ucraina si trova di fronte a sfide militari, agricole ed economiche, mentre la Russia potrebbe trarre vantaggio dalle inondazioni causate dalla distruzione della diga. Il futuro dell’Ucraina dipenderà dalla capacità di affrontare queste sfide e dalla solidarietà internazionale nella ricostruzione del paese.
L’incidente che ha coinvolto la distruzione della diga di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson, ha scatenato una serie di accuse reciproche tra Russia e Ucraina. Le agenzie di intelligence internazionali, tra cui quelle statunitensi, stanno ancora indagando per determinare con certezza le cause e le responsabilità dell’incidente. Secondo fonti attendibili, l’ipotesi più plausibile è che l’esplosione sia stata causata internamente alla diga, e la Russia sarebbe la principale sospettata. Un attacco esterno avrebbe richiesto un considerevole impiego di forze e gli esiti sarebbero stati meno certi.
Da un punto di vista militare, la distruzione della diga sembra favorire la Russia. Infatti, le inondazioni ostacolano l’avanzata dell’esercito ucraino e consentono alla Russia di concentrare le proprie forze altrove. I blogger militari russi sostengono che sia stata l’Ucraina a far esplodere la diga, mentre le fonti ufficiali russe affermano che si tratti di un sabotaggio perpetrato dall’Ucraina per privare la Crimea di acqua potabile.
Il governo e l’esercito ucraino stanno cercando di rassicurare la popolazione sull’impatto limitato della distruzione della diga sulle operazioni militari in corso. Intanto numerosi analisti mettono in luce le sfide che l’Ucraina dovrà affrontare. Le aree allagate interessano circa 80 comuni e coprono una vasta estensione. Questo rende le operazioni militari estremamente difficili, soprattutto considerando la mancanza di mezzi anfibi a disposizione dell’esercito ucraino.
La regione in cui si trova la diga è strategicamente importante in quanto collega il territorio russo alla Crimea, occupata dalla Russia nel 2014. Una delle ipotesi riguardava un possibile tentativo da parte dell’Ucraina di tagliare questo ponte, interrompendo così i rifornimenti alle aree occupate dai russi. Tuttavia, attraversare il fiume Dnipro è attualmente impossibile poiché la Russia ha stabilito una linea di difesa sulla sponda orientale. La distruzione della diga ha causato danni anche alla Russia, allagando le prime linee di difesa e costringendo le truppe russe ad arretrare.
La distruzione della diga di Nova Kakhovka rappresenta un grave crimine di guerra che peserà sul futuro dell’Ucraina per lungo tempo. Oltre agli effetti umanitari e ambientali, le conseguenze economiche saranno significative. Infatti, sarà necessaria una ricostruzione costosa e sarà compromesso uno dei pilastri dell’economia ucraina, che è il settore agricolo. Il bacino idrico di Kakhovka è stato sempre considerato uno dei più grandi sistemi di irrigazione in Europa. La sua perdita avrà un impatto negativo sulle coltivazioni, con possibili effetti negativi sulle esportazioni di prodotti alimentari come mais e grano. La ricostruzione del settore agricolo ucraino richiederà enormi sforzi e costi aggiuntivi. Attualmente l’intera economia del paese risulta compromessa.
La distruzione della diga inonderà vasti terreni agricoli, mettendo a rischio la sicurezza del rifornimento idrico in diverse zone. Questa situazione comprometterà l’approvvigionamento idrico di numerosi sistemi di irrigazione nelle regioni di Dnipro, Kherson e Zaporizhzhia. Questi sistemi di irrigazione svolgevano un ruolo cruciale nella produzione di cereali, semi oleosi, frutta e verdura. L’impatto negativo sulla produzione agricola dell’Ucraina avrà ripercussioni sia a livello locale che globale, con un possibile aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Credit copertina: ANSA