Le bombe a grappolo rappresentano un tipo di arma estremamente pericolosa e insidiosa. Una volta sganciate in aria, rilasciano numerosi proiettili esplosivi chiamati bombette, che si diffondono nell’area circostante. Progettate per detonare al momento dell’impatto con il suolo, queste bombe causano distruzione e rappresentano una grave minaccia per chiunque si trovi nelle vicinanze. Uno dei problemi più preoccupanti è che molte di queste bombe non esplodono all’impatto. Quindi rimangono attive e costituiscono una trappola mortale per anni o addirittura decenni dopo il loro rilascio.
Le bombe a grappolo sono composte da un grosso involucro che contiene un gran numero di bombe più piccole, chiamate submunizioni. Quando viene sparato da un cannone, rilasciato da un velivolo o installato su un missile, l’involucro è concepito per aprirsi a una determinata altitudine sopra il terreno, permettendo la dispersione delle submunizioni. Queste si diffondono su un’area più vasta rispetto a quella che sarebbe colpita da una singola bomba, moltiplicandone l’efficacia. Tuttavia, da un 3% al 25% delle submunizioni rimane inesploso. Ciò rappresenta una minaccia mortale per i civili, spesso per decenni dopo la fine dei conflitti. In Afghanistan, Iraq, Kosovo, Nagorno-Karabakh, Laos e Vietnam, la bonifica delle bombe a grappolo rimane ancora incompleta anche dopo molti anni dalla fine dei conflitti.
Le bombe a grappolo sono utilizzate principalmente per colpire concentrazioni di truppe nemiche. Esistono diverse tipologie di submunizioni, ognuna con uno scopo specifico. Alcune possono causare vasti incendi, mentre altre sono perforanti e mirano a distruggere veicoli corazzati, inclusi i carri armati. Un’altra variante rilascia filamenti di materiale conduttivo per danneggiare le linee elettriche, causando cortocircuiti e rendendo inutilizzabili le infrastrutture. L’uso di bombe a grappolo contro i civili è considerato un crimine di guerra, poiché viola il diritto internazionale umanitario. Le submunizioni rilasciate dalle bombe possono coprire un’ampia area, causando danni estesi alle forze avversarie. Le bombe a grappolo possono essere utilizzate per creare ostacoli sul terreno, ad esempio spargendo mine anti-carro. Questo tipo di utilizzo è meno comune rispetto agli attacchi alle forze nemiche.
A livello internazionale, la questione delle bombe a grappolo è stata affrontata dalla Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM) del 2008. Essa vieta l’uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio di queste armi. Attualmente, 164 paesi hanno firmato la convenzione, impegnandosi a seguire le sue disposizioni. Tuttavia, 36 paesi, tra cui gli Stati Uniti, l’Ucraina, la Russia, la Cina, Israele, l’India, il Pakistan, l’Arabia Saudita e il Brasile, non hanno ancora aderito alla CCM. Nonostante ciò, gli Stati Uniti hanno una legge nazionale che vieta il commercio e la cessione di bombe a grappolo ad altri paesi.
Il presidente Joe Biden ha la possibilità di superare tale divieto fornendo munizioni con una percentuale di inesplosi più bassa, considerata più “sicura” per i civili. La fornitura di bombe a grappolo all’Ucraina da parte degli Stati Uniti ha sollevato polemiche e reazioni contrastanti. L’Ucraina ha ringraziato gli Stati Uniti per il pacchetto di aiuti militari, comprese le munizioni a grappolo, mentre la Russia ha criticato tale decisione. La questione solleva il dibattito sulla responsabilità e l’etica degli Stati nel fornire armi che possono rappresentare una minaccia per i civili.
Le bombe a grappolo rappresentano una minaccia significativa per la sicurezza dei civili. Secondo i dati forniti dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, una percentuale variabile tra il 10% e il 40% delle munizioni non subisce detonazione. Per questo, mettono a rischio la vita delle persone per anni o decenni. Ciò ha un impatto devastante sulle comunità locali, che devono affrontare il costante rischio di incidenti mortali causati da submunizioni inesplose. Inoltre, l’utilizzo di bombe a grappolo contro i civili è un crimine di guerra e compromette ulteriormente la sicurezza e la stabilità delle aree colpite. Le bombe a grappolo non rappresentano solo una minaccia immediata per la popolazione civile durante i conflitti, ma anche una minaccia a lungo termine. Le submunizioni inesplose possono rimanere attive nel terreno per anni o addirittura decenni, mettendo a rischio la sicurezza e limitando lo sviluppo socio-economico delle comunità.
La presenza di submunizioni inesplose crea una paura costante tra la popolazione, limitando la libertà di movimento e impedendo la ripresa delle attività quotidiane. Inoltre, queste armi possono causare danni economici significativi, rendendo inaccessibili vasti territori agricoli o aree di importanza strategica per lo sviluppo di infrastrutture. La bonifica delle submunizioni inesplose richiede un impegno a lungo termine e una cooperazione internazionale. Organizzazioni specializzate e gruppi di esperti lavorano per individuare, rimuovere e neutralizzare le bombe a grappolo rimaste nel terreno, consentendo alle comunità colpite di tornare alla vita normale in un ambiente sicuro.
Durante il conflitto tra Russia e Ucraina, l’uso delle bombe a grappolo ha avuto conseguenze devastanti per la popolazione civile e le infrastrutture delle aree colpite. L’esercito russo ha utilizzato in modo massiccio queste bombe come parte della sua strategia militare, causando morte e distruzione. Queste armi sono impiegate principalmente per colpire centri urbani, provocando il panico tra la popolazione e generando un flusso di profughi. L’Ucraina, d’altra parte, ha subito gli effetti devastanti delle bombe a grappolo sia da parte dell’esercito russo che dei gruppi separatisti sostenuti dalla Russia. Le città e i villaggi ucraini bombardati con bombe a grappolo hanno subito morti e feriti tra i civili. Le bombe hanno distrutto abitazioni e infrastrutture vitali come ospedali, scuole e reti di distribuzione dell’acqua e dell’elettricità.
L’utilizzo di questo tipo di bombe viola il diritto internazionale umanitario e le norme che vietano l’uso di armi che possono causare danni eccessivi alla popolazione civile. Organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch hanno documentato numerosi casi di vittime civili e hanno denunciato i responsabili di questi gravi abusi. Le submunizioni inesplose rappresentano ancora una minaccia per la popolazione ucraina, che deve affrontare il rischio di incidenti mortali causati da queste bombe. Le organizzazioni umanitarie stanno lavorando per individuare e neutralizzare le submunizioni inesplose, ma la bonifica richiede tempo, risorse e una pianificazione accurata.
Nonostante gli sforzi internazionali per vietare le bombe a grappolo, molti paesi continuano a produrle, utilizzarle o possederle. Questo crea una sfida significativa per garantire la sicurezza e la protezione dei civili. Organizzazioni umanitarie e gruppi attivisti continuano a fare pressioni affinché sempre più paesi aderiscano alla Convenzione sulle munizioni a grappolo. La speranza è che i Paesi si impegnino a eliminare completamente queste armi dal proprio arsenale. La sensibilizzazione sull’argomento e l’educazione sulla pericolosità delle bombe a grappolo sono essenziali per ridurre l’impatto negativo su civili e comunità.