Nell’oceano Indiano, a sud dello Sri Lanka, si cela un’affascinante buco gravitazionale conosciuto come Geoide Basso dell’Oceano Indiano (IOGL). Quest’area, che si estende per oltre tre chilometri quadrati, presenta un livello del mare di oltre 100 metri più basso rispetto alla media globale. Per lungo tempo, i geologi non sono riusciti a fornire una spiegazione convincente sulla sua origine. Oggi, grazie alle ricerche condotte dall’Indian Institute of Science di Bengaluru, sembra che si sia giunti a una spiegazione plausibile. I ricercatori hanno scoperto che questa strana formazione è stata causata dai pennacchi di magma provenienti dalle profondità del pianeta, simili a quelli che portano alla formazione dei vulcani.
Il termine “buco gravitazionale” non è un’espressione scientifica formale, infatti è bene precisare che non si tratta di un vero e proprio “buco” nello spazio, come potrebbe suggerire il termine. Questo termine indica piuttosto una variazione locale nella distribuzione di massa all’interno della Terra. Queste variazioni possono essere causate da diversi fattori geologici, come la presenza di materiali più leggeri o più densi nel mantello terrestre, la presenza di antichi fondali oceanici o movimenti tettonici. La comprensione di queste anomalie gravitazionali è di grande importanza per gli scienziati, perché ci aiuta a comprendere meglio la struttura interna del nostro pianeta e i processi geologici che lo hanno plasmato.
La forma del nostro pianeta è spesso associata a una sfera uniforme o a un ellissoide, ma la descrizione più accurata è quella del “geoide”. Questa forma tiene conto delle irregolarità gravitazionali che determinano le depressioni e le protuberanze della superficie terrestre. Queste irregolarità sono causate dalla distribuzione disomogenea di massa all’interno del pianeta, con alcune aree più dense di altre. Il livello che l’acqua assumerebbe sulla superficie terrestre è appunto chiamato geoide, ed è controllato dalle differenze di densità dei materiali presenti all’interno del pianeta. L’IOGL è il punto più basso del nostro geoide e rappresenta la più grande anomalia gravitazionale del suo genere. Questo strano fenomeno fu scoperto per la prima volta nel 1948 dal geofisico olandese Felix Andries Vening Meinesz durante un’indagine gravitazionale in mare. Finora, però, la sua origine è stata oggetto di dibattiti e speculazioni senza una risposta definitiva.
I ricercatori dell’Indian Institute of Science hanno deciso di approfondire l’origine dell’IOGL utilizzando modelli computerizzati e simulazioni. In particolare, hanno fatto ricorso a modelli numerici di convezione del mantello. Si tratta di un tipo di movimento dell’interno del mantello terrestre in cui il materiale più caldo e leggero sale verso l’alto, mentre quello più freddo e denso affonda a causa della gravità. Utilizzando dati di movimento convettivo ottenuti da modelli di tomografia sismica, hanno ottenuto un’immagine tridimensionale dell’interno della Terra.
Dall’analisi delle simulazioni, è emerso che l’IOGL è stato causato da “anomalie a bassa densità” nel mantello terrestre. Queste anomalie corrispondono alla presenza di materiali più leggeri nel mantello superiore e medio sotto l’IOGL. Gli studiosi hanno evidenziato come l’IOGL coincida con i resti di un antico fondale oceanico chiamato Titide, che separava i supercontinenti Laurasia e Gondwana oltre 200 milioni di anni fa. Quando l’India si separò dalla Gondwana, migrando verso nord e poi scontrandosi con l’Asia, il fondale di Titide sprofondò nel mantello terrestre. In questo modo, potrebbe aver stimolato la formazione di pennacchi di magma, portando il materiale a bassa densità più vicino alla superficie terrestre. Secondo i calcoli del team, l’IOGL si è formato circa 20 milioni di anni fa.
L’IOGL si è formato come risultato della separazione dell’India dal supercontinente Gondwana. Questo evento ha avuto un ruolo cruciale nella formazione di diverse caratteristiche geologiche, inclusi i fondali oceanici. L’analisi delle anomalie gravitazionali in quest’area ha fornito una visione più chiara dei processi tettonici che hanno influenzato la formazione dei continenti e degli oceani. Questo studio potrebbe essere di particolare interesse per gli scienziati che studiano la tettonica delle placche e la geologia storica, poiché potrebbe contribuire a ricostruire i movimenti dei continenti e le connessioni tra le masse continentali.
La scoperta dell’origine dell’IOGL solleva nuove domande e stimola ulteriori ricerche nel campo delle geoscienze. Gli scienziati si chiedono se altre regioni dell’oceano Indiano o del pianeta in generale possano ospitare fenomeni simili. Ulteriori indagini e modellizzazioni potrebbero aiutare a identificare altre anomalie gravitazionali e a comprenderne le cause. Inoltre, potrebbero essere effettuati studi più approfonditi sull’evoluzione del fenomeno nel corso del tempo, per predire eventuali cambiamenti futuri e le implicazioni che potrebbero avere sull’ambiente terrestre.