L’acqua di Fukushima è pericolosa?
Dopo 12 anni dall’incidente nucleare avvenuto alla centrale nucleare di Fukushima, è arrivato il momento di versare in mare (dove sennò), in maniera sicura e controllata, le acque utilizzate per il raffreddamento del nocciolo del rattore nucleare a seguito del disastro. Questo sversamento dell’acqua (non più) radioattiva deve essere fatto in modo da chiudere in sicurezza l’impianto. Ma in tanti si chiedono, l’acqua “radioattiva” di Fukushima è pericolosa? A differenza di quello che potete trovare online, il governo giapponese e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) assicurano che l’acqua è innocua e che non andrà ad alterare la radioattività dell’oceano poiché la radioattività dell’oceano è già alta (milioni di miliardi di miliardi di decadimenti al secondo), quindi rimarrebbe pressoché immutata a valle dello sversamento.
Il disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi
L’evento nucleare di Fukushima Dai-ichi, località situata sulla costa orientale del Giappone, è stato un grave incidente nucleare che ha avuto luogo nella centrale nucleare omonima. È stato il secondo incidente di livello 7 sulla scala INES, il massimo grado di gravità, dopo il disastro di Černobyl’ nel 1986.
L’incidente è stato innescato l’11 marzo 2011 da un terremoto seguito da un maremoto. La scossa ha provocato l’arresto automatico dei reattori tramite la procedura di SCRAM, ma il raffreddamento dei reattori è rimasto un problema. Sebbene i generatori di emergenza abbiano inizialmente fornito l’energia, un’onda di maremoto successiva ha distrutto questi generatori e causato il blocco dei sistemi di raffreddamento dei reattori 1, 2 e 3.
La mancanza di raffreddamento ha portato alla fusione dei reattori, con ciascuno che ha subito una fusione nucleare in tempi diversi tra il 12 e il 15 marzo. Esplosioni successive, dovute a fuoriuscite di idrogeno, hanno causato danni agli edifici dei reattori. Una commissione d’inchiesta ha stabilito che l’incidente era prevedibile e avrebbe potuto essere evitato se fossero state adottate misure di sicurezza adeguate.
Dopo l’incidente, circa 154 000 residenti sono stati evacuati entro un raggio di 20 chilometri a causa delle radiazioni diffuse e della contaminazione. Nel 2021, molti di loro non erano ancora in grado di tornare alle loro case. A differenza di Černobyl’, l’incidente di Fukushima ha causato una fuoriuscita di radionuclidi nell’oceano, portando a preoccupazioni sulla contaminazione delle acque e dell’ambiente sottomarino.
Perché il Giappone deve sversare le acque “radioattive” di Fukushima nell’oceano?
La Tokyo Electric Power Company (TEPCO) è l’ente che durante tutti questi anni si è occupato di trattare le acque reflue radioattive della centrale nucleare. Sia la TEPCO che il governo giapponese ritengono necessario il rilascio nell’oceano di 1,37 milioni di tonnellate di quest’acqua, conservata in circa 1.000 serbatoi, per riuscire a chiudere l’impianto di Fukushima in sicurezza. Negli anni, l’accumulo di quest’acqua è aumentato considerevolmente, creando una sfida dal punto di vista logistico e della sicurezza dell’area.
Lo sversamento in mare è iniziato, ma l’acqua di Fukushima è pericolosa?
L’acqua di Fukushima è pericolosa? La risposta è ovviamente no. Ma se non vogliamo credere al governo giapponese e nemmeno all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), crediamo ai dati scientifici e alle procedure che sono state effettuate in quest’ultima decade.
Nel corso degli anni, le acque di raffreddamento del reattore presso la centrale di Fukushima sono state sottoposte a due cicli di filtraggio, di cui il secondo è stato effettuato come misura precauzionale. Un innovativo sistema noto come ALPS (Sistema di Elaborazione Avanzata dei Liquidi) è stato impiegato per affrontare il problema della rimozione dei 64 diversi elementi radioattivi presenti nell’acqua presso la centrale di Fukushima. ALPS opera attraverso una serie di fasi di filtraggio chimico che dimostrano un’efficacia notevole nella cattura di una vasta gamma di sostanze. Questi processi di filtraggio hanno dimostrato di essere altamente efficaci nell’eliminare quasi completamente gli elementi radioattivi presenti, ad eccezione del trizio.
L’acqua di Fukushima è pericolosa? Il problema del trizio
Questo è dovuto alle dimensioni del trizio, costituito da un protone e due neutroni. Si tratta di un isotopo radioattivo dell’idrogeno, presente in modo naturale sia nelle acque marine che nell’atmosfera. La sua rimozione dall’acqua risulta complessa a causa delle sue proprietà chimiche simili all’idrogeno, uno dei suoi costituenti.
La preoccupazione legata al trizio, simile a quella per gli altri elementi radioattivi, risiede nella quantità di esposizione accumulata nei tessuti del corpo umano. Tuttavia, è importante sottolineare che il periodo di decadimento del trizio è notevolmente più lungo rispetto al tempo che rimane nel corpo dopo l’assorbimento. Di conseguenza, non sono stati segnalati decessi direttamente attribuibili a questa sostanza. La presenza di trizio è accettata anche in piccole quantità nelle forniture di acqua potabile, rispettando i limiti stabiliti, come ad esempio i 100 becquerel per litro (Bq/L) nell’Unione Europea. È interessante notare che le linee guida internazionali addirittura consentono concentrazioni fino a 7000 Bq/L.
Un’altro elemento che desta preoccupazione: il carbonio-14
L’isotopo radioattivo del carbonio noto come carbonio-14 o 14C è costituito da 6 protoni e 8 neutroni. Sia il trizio che il carbonio-14 sono stati individuati nelle analisi eseguite prima e dopo il secondo ciclo di filtraggio presso la centrale nucleare di Fukushima. Dal momento che entrambi sono emettitori di particelle beta, il grado di pericolosità associato a questi elementi è limitato. Il processo di decadimento coinvolge la trasformazione di un neutrone in un protone, un elettrone e un antineutrino. Nella maggior parte dei casi, gli elettroni vengono schermati dallo strato esterno dell’epidermide umana. Inoltre, a causa dell’influenza dei campi elettrici generati dai nuclei circostanti nella zona di emissione, gli elettroni perdono gran parte della loro energia cinetica, risultando praticamente inoffensivi (fenomeno di Bremsstrahlung).
Va notato che il carbonio-14 è presente anche nel corpo umano, costituendo il 23% del carbonio complessivo. È importante ricordare che vi è un isotopo di C-14 per ogni milione di miliardi di atomi di C-12 (stabile). Una persona di 70 kg può contenere oltre 3 kBq di sola radioattività derivante dal carbonio-14.
In sintesi, il 21 ottobre 2020, la Tokyo Electric Power Company (TEPCO) ha presentato un rapporto all’IAEA basato sulle analisi condotte a Fukushima nel mese di settembre. Questo rapporto indica che i livelli residui di radioattività sono ben al di sotto degli obiettivi stabiliti.
L’acqua “radioattiva” di Fukushima verrà diluita con acqua di mare
Secondo il piano delineato dalle autorità giapponesi, l’acqua proveniente da Fukushima sarà miscelata con acqua di mare fino a raggiungere una concentrazione di trizio inferiore a 1.500 Bq/L prima di essere rilasciata nell’oceano. Questo livello rappresenta una soglia significativamente inferiore rispetto al limite legale di 60.000 Bq/L previsto in Giappone.
Una volta introdotta nell’oceano, l’acqua sarà ulteriormente diluita per evitare qualsiasi impatto apprezzabile sulla concentrazione naturale di trizio nell’ambiente marino. Un altro elemento radioattivo che dimostra una limitata rimovibilità è il carbonio-14. Secondo quanto dichiarato dalla Tokyo Electric Power Company (TEPCO), l’acqua proveniente da Fukushima contiene una concentrazione pari al 2% del limite stabilito dalle norme internazionali, e questa concentrazione verrà ulteriormente ridotta tramite diluizione con l’acqua di mare.
L’acqua di Fukushima è pericolosa? Le preoccupazioni legate all’acqua “radioattiva” di Fukushima
La Tokyo Electric Power Company (TEPCO), in collaborazione con il governo giapponese, ha sottolineato un punto importante: numerose centrali nucleari in tutto il mondo rilasciano nell’ambiente acque contenenti trizio, spesso in quantità superiori. L’approccio alla liberazione delle acque radioattive è stato pianificato in modo graduale nel corso di diversi decenni al fine di minimizzare gli impatti negativi sull’ecosistema circostante.
La decisione del Giappone è stata fortemente osteggiata da diverse nazioni del Pacifico, tra cui Cina e Corea del Sud, oltre ad altre isole della regione, che hanno sollevato serie preoccupazioni sia in termini di sicurezza che per motivazioni politiche. In particolare, la Cina ha etichettato il piano come “estremamente irresponsabile” e ha invitato il Giappone a considerare con serietà le preoccupazioni sia a livello internazionale che nazionale. Queste preoccupazioni si estendono anche alle comunità locali di pescatori, alle strutture balneari e alle organizzazioni turistiche, che temono possibili danni alla reputazione e all’industria della pesca.
La Corea del Sud, altresì, ha espresso un forte dissenso nei confronti della decisione di rilasciare le acque e ha mantenuto restrizioni sull’importazione di prodotti ittici provenienti non solo da Fukushima, ma anche da altre prefetture giapponesi. Questo atteggiamento riflette le gravi preoccupazioni legate alla sicurezza alimentare e agli impatti potenziali sulla salute dei cittadini.
Al fine di affrontare le legittime preoccupazioni internazionali, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) avrà un ruolo di supervisione cruciale nel processo di dispersione delle acque trattate. L’inclusione dell’IAEA in questo contesto è vista con favore da numerose nazioni, poiché garantirà un monitoraggio indipendente e una valutazione imparziale dell’implementazione del piano di rilascio.
Ben diverse sono le continue notizie allarmistiche provenienti dai media e da associazioni ambientaliste da sempre ostili all’energia nucleare. Ciò porta conseguenze dirette sull’economia e sulla popolazione del Giappone. Infatti, nelle ultime ore il governo giapponese sta rivolgendo un appello alla Cina affinché inviti i propri cittadini a porre fine agli atti di disturbo che coinvolgono i cittadini giapponesi sul territorio cinese.
Questi episodi includono insulti e lanci di oggetti, tra cui pietre, contro strutture diplomatiche e istituti scolastici. Queste preoccupazioni emergono dopo che Tokyo ha annunciato la decisione di rilasciare le acque provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima nell’oceano. In questo contesto, si è verificato anche un incidente in cui un oggetto è stato lanciato contro l’ambasciata giapponese a Pechino.