Il Premio Nobel per la Letteratura del 2023 è stato conferito a Jon Fosse per le sue opere teatrali e alla sua prosa innovativa che danno voce all’indicibile. Si analizza la sua opera e la sua bibliografia.
Jon Fosse, l’acclamato autore norvegese, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 2023. La sua straordinaria opera, scritta nella lingua madre norvegese, si distingue per la sua capacità di amalgamare diversi generi letterari, spaziando tra opere teatrali, romanzi, raccolte di poesie, saggi, libri per bambini e traduzioni. L’assegnazione di questo prestigioso premio è la testimonianza tangibile di quanto la sua creatività sia riuscita a comunicare: dare una voce all’indicibile. Pur essendo celebrato come uno dei drammaturghi più rappresentati a livello globale, Fosse è altresì rinomato per la sua maestria nella prosa.
Jon Fosse, nato nel 1959 a Haugesund sulla costa occidentale norvegese, è un autore di spicco con una vasta produzione letteraria scritta in Nynorsk. Le sue opere spaziano tra opere teatrali, romanzi, raccolte di poesie, saggi, libri per bambini e traduzioni.
Oltre a essere noto come uno dei drammaturghi più rappresentati a livello globale, Fosse ha ricevuto elogi per la sua prosa. Il suo romanzo d’esordio, “Raudt, svart” (1983), ha affrontato il tema delicato del suicidio, influenzando successivamente molte delle sue opere.
La svolta europea di Fosse come drammaturgo è arrivata con la produzione parigina nel 1999 della sua opera teatrale “Nokon kjem til å komme” (1996; “Qualcuno verrà” nel 2002). In questa pièce, Fosse riesce a trasmettere potenti emozioni umane come ansia e impotenza attraverso un linguaggio quotidiano ed essenziale.
Mentre Fosse condivide con il suo predecessore letterario norvegese Tarjei Vesaas una profonda connessione con la cultura locale, si distingue anche per l’uso di tecniche artistiche moderne. I suoi lavori sono influenzati da autori del calibro di Samuel Beckett, Thomas Bernhard e Georg Trakl. Nonostante condivida una visione spesso negativa con i suoi predecessori, la sua particolare visione gnostica non sfocia in un disprezzo nichilista del mondo. Nei suoi scritti emerge un calore umano, umorismo e una vulnerabilità sincera di fronte alle dure realtà della vita.
Le opere di Fosse sono spesso caratterizzate da parole o atti incompleti, creando un senso di incertezza e mancanza di risoluzione. Questo stile, noto come “minimalismo Fosse”, permea sia la sua prosa che le sue opere teatrali.
La sua trilogia composta da “Andvake” (2007), “Olavs Draumar” (2012) e “Kveldsvævd” (2014) è una saga che mescola amore e violenza, con profonde allusioni bibliche, ambientata nel desolato paesaggio costiero che caratterizza gran parte delle narrazioni di Fosse.
La sua opera principale in prosa è la septologia completata nel 2021, composta da “Det andre namnet” (2019; “Il secondo nome” nel 2020), “Eg er ein annan” (2020; “Io sono un altro” nel 2020) e “Eit nytt namn” (2021; “Un nuovo nome” nel 2021). Questo mastodontico romanzo di 1250 pagine è concepito come un monologo in cui un anziano artista dialoga con se stesso come se fosse un’altra persona.
Nelle sue opere più recenti, come “Sterk vind” (2021), Fosse fa un uso sempre più evidente di immagini e simbolismo. La poesia ha sempre rivestito un ruolo cruciale nella sua scrittura, fungendo da fondamento per il suo stile essenziale e per l’esplorazione dei limiti del linguaggio.
Jon Fosse è quindi un autore norvegese di spicco, celebre per la sua capacità di esplorare le profonde emozioni umane attraverso un linguaggio essenziale e raffinato. La sua vasta produzione letteraria abbraccia diversi generi, spaziando dalla prosa alle opere teatrali e alle raccolte di poesie, ottenendo plausi sia a livello nazionale che internazionale.