Svelato il mistero sui cerchi di fate
Le misteriose strutture dei deserti, comunemente conosciute come cerchi di fate, non sono tracce lasciate da alieni. Uno studio recentemente pubblicato su Pnas ci fornisce una chiara comprensione delle loro origini e del motivo per cui si formano.
Cosa sono i cerchi di fate?
I cerchi di fate, noti anche come cerchi di vegetazione o terreno privo di vegetazione, sono affascinanti formazioni circolari che si trovano in diverse parti del mondo, prevalentemente nelle regioni desertiche. Questi cerchi affascinano per il loro aspetto geometrico regolare e il mistero che li avvolge, dando vita a numerose teorie e leggende.
Le localizzazioni più celebri dei cerchi di fate si trovano in luoghi come il deserto del Namib in Namibia, l’Outback australiano e alcune regioni dell’America del Nord, come il deserto del Mojave. Tuttavia, formazioni simili sono state osservate in diverse parti del mondo, suscitando sempre maggiore interesse.
Per lungo tempo, i cerchi di fate hanno stimolato speculazioni e teorie riguardo alla loro origine. Tra le ipotesi più discusse, vi sono quelle che attribuiscono la formazione dei cerchi di fate a fattori come i termiti, i funghi o le complesse interazioni tra le piante stesse.
Una delle teorie più ampiamente accettate, specialmente per quanto riguarda i cerchi di fate nel deserto del Namib, suggerisce che la loro formazione sia il risultato di intricate interazioni tra le piante locali e le loro strategie di sopravvivenza in un ambiente arido e sfidante.
Lo studio su tale strutture vegetative
La ricerca condotta dall’Università di Alicante, guidata da Emilio Guirado e pubblicata su Pnas, getta luce sulla vera origine dei misteriosi cerchi delle fate. Questi non sono il risultato dell’azione delle termiti, né rappresentano segni lasciati da UFO, né sono collegati alle tossine di specifiche erbe desertiche. Secondo quanto emerso dalla ricerca, la loro formazione è causata da una combinazione di fattori tra cui l’aridità e le caratteristiche del terreno.
Per giungere a questa conclusione, è stata condotta un’ampia indagine su scala globale, che ha permesso di individuare tali modelli in circa 263 siti distribuiti in 15 paesi e tre continenti, compresi il Sahel, il Madagascar e l’Asia centro-occidentale. Queste formazioni vegetali sono il risultato di ambienti con bassi livelli di nutrienti, elevata presenza di sabbia e condizioni climatiche caratterizzate da temperature elevate e forti variazioni stagionali nelle precipitazioni.
Oltre ai fattori legati al suolo e al clima, anche i nidi di termiti influenzano la formazione dei cerchi delle fate. Questi contribuiscono a creare cerchi con un diametro che può raggiungere i 10-12 metri, all’interno dei quali il suolo è privo di vegetazione e delimitato da un anello di erba più alta.
Il risultato dello studio
Attraverso questa approfondita indagine e con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, sono stati analizzati vari elementi, tra cui l’albedo e la condizione delle falde acquifere. Lo studio ha generato un atlante mondiale dei cerchi delle fate, fornendo preziose informazioni sull’ecologia e la biogeografia di queste formazioni vegetali e indicando le loro localizzazioni.
I ricercatori hanno condotto un confronto della stabilità della produttività primaria all’interno dei cerchi fatati rispetto ad altri ecosistemi. È emersa una notevole maggiore stabilità quando erano presenti queste formazioni circolari di vegetazione. Inoltre, è stato dedotto che tali strutture possono persistere senza cambiamenti per un periodo che oscilla dai 20 ai 30 anni, in situazioni eccezionali anche fino a 70 anni, prima di iniziare un processo di degradazione e scomparsa.