Una falda d’acqua le cui sorgenti si trovano fra i 700 e i 2500 metri di profondità al di sotto dei Monti Iblei, è stata recentemente trovata dai ricercatori dell’INGV, che vede protagonisti un gruppo di ricercatori dell’Università di Malta e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell’Università Roma Tre.
Una riserva talmente grande che potrebbe mitigare la crisi idrica della Sicilia. I dati italiani confermano infatti che le siccità si verificano in molte regioni, soprattutto quelle delle del mezzogiorno, e quindi le teorie degli scienziati secondo cui il processo di desertificazione nella penisola è in atto da tempo.
Secondo il CNR (il Centro Nazionale di Ricerca) la desertificazione coinvolge ad oggi circa il 20% del territorio nazionale con un picco del 70% per quanto riguarda la Sicilia. L’Istat ha rilevato inoltre che ogni anno le perdite delle reti idriche nazionali portano a uno spreco di 4,5 miliardi di metri cubi di acqua potabile. Ad esempio la Sicilia disperde il 50,5% dell’acqua immessa in rete. Questo evidenzia come l’acqua stia diventando sempre più un bene a rischio, e sono quindi necessari investimenti considerevoli soprattutto sulla rete.
I ricercatori guidati dal geologo Lorenzo Lipparini, docente all’Università di Roma Tre, hanno rivelato giacimenti d’acqua che risale a sei milioni di anni fa. La linea tettonica interessata comprende l’area che va da Ragusa a Scicli, fino alla costa sud del Mediterraneo. Questa risorsa d’acqua dolce ha origine piovana e salmastra e si trova al di sotto dei Monti Iblei, vicino a Gela.
I depositi idrici sotterranei e profondi rappresentano una potenziale fonte non convenzionale di acqua e acqua potabile che può affrontare la scarsità idrica a livello globale. Acque sotterranee profonde fresche e salmastre (a bassa salinità), sia da falde acquifere confinate che fossili, sono state trovate sulla terraferma e lungo le coste fino a profondità di diversi chilometri, ospitate in falde acquifere sia clastiche che carbonatiche in tutto il mondo.
Si suppone che circa 6 milioni di anni fa il Mar Mediterraneo subì un periodo di isolamento dall’oceano globale, nota come la crisi di salinità messiniana. Durante questo periodo, l’evaporazione in eccesso rispetto al deflusso del fiume e alle precipitazioni ha comportato il deposito locale di sale. Esistono due modelli contrastanti per spiegare l’origine di questo sale.
Il modello di acque poco profonde e bacini profondi si basa su un abbassamento del livello del mare di 1–4 km dal livello attuale, che ha trasformato il bacino del Mediterraneo in un complesso di laghi ipersalini. Nel modello alternativo di acque profonde e bacino profondo, la deposizione del sale ha avuto luogo senza un sostanziale abbassamento del livello del mare.
Lo studio combina l’analisi di pozzi petroliferi profondi con avanzate tecniche di modellazione tridimensionale del sottosuolo. Questo accumulo di acque fossili è stato associato ad un meccanismo di ricarica meteorica guidato dall’abbassamento del livello del mare nel Messiniano. I ricercatori suppongono che questo abbassamento del livello del mare, avvenuto circa 6 milioni di anni fa, ha raggiunto i 2400 metri sotto l’attuale livello del bacino del Mediterraneo orientale.
Questo ha comportato delle condizioni favorevoli all’infiltrazione di acque meteoriche e all’accumulo e conservazione di questa preziosa risorsa idrica nel sottosuolo. La falda d’acqua trovata rappresenta una risorsa utile per le popolazioni locali, sia come fonte di acqua potabile, sia per uso industriale e agricolo.
Il tipo di approccio utilizzato potrebbe essere esteso ad altre aree dell’Italia e del Mediterraneo, soprattutto a quelle caratterizzate dalla carenza idrica. In aree con morfologie geologiche simili, quali ad esempio Marocco, Tunisia, Egitto, Libano, Turchia, Malta e Cipro, potrebbe essere possibile individuare nuove falde acquose
Inoltre il progetto è stato inserito tra le “action” in occasione della “Water Conference” dell’ONU del marzo 2023. Per il futuro, il gruppo di ricercatori prevede di valutare un piano di sviluppo e un progetto di utilizzo di queste acque.