Verso la fine del 1935 il ritmo di lavoro presso l’Istituto Fisico di Roma era fiacco, i risultati conseguiti dai “ragazzi” di via Panisperna erano scarsi, o per lo meno così la pensava Emilio Segrè, il quale, avendo assaporato una volta il gusto del successo, avrebbe voluto provarlo nuovamente.
Non riusciva ad accettare questo cambiamento e, dal momento che gli piaceva andare a fondo delle cose, si rivolse a Fermi. “Tu sei il Papa e sai tutto. Dimmi, dunque, perché di questi tempi concludiamo così poco?”, domandò Segrè. “Vai nella nostra biblioteca. Tira fuori l’atlante del Touring. Aprilo. Troverai la spegazione”, rispose immediatamente Fermi, in termini da oracolo, senza la minima titubanza. Segrè fece quel che gli fu detto.
L’atlante geografico si aprì da sé alla pagina dell’Etiopia: era stata consultata così tante volte che la rilegatura era già leggermente deformata. La guerra etiopica, scoppiata il 3 ottobre di quell’anno, teneva in ansia i fisici come tutti gli italiani.
Avveniva da mesi che spesso interrompessero i loro studi e le loro ricerche per andare in biblioteca a studiare l’atlante, cercandovi inutilmente una scusa, se non una giustificazione, ad una tale guerra coloniale. Ma quel librone si ostinava a mostrare un’Etiopia senza grandi risorse naturali, senza pozzi di petrolio, senza miniere, senza porti, senza obiettivi militari.
Dallo scoppio delle ostilità in poi, i fisici avevano seguito sull’atlante le poco felici campagne africane e sorgeva in loro la vaga speranza che, con tutti i guai che capitavano al popolo italiano (sanzioni, perdite inutili), il malcontento del paese potesse crescere fino al punto da rendere possibile una rivoluzione.
In questa atmosfera così incerta e turbolenta, come era possibile dedicarsi anima e corpo alla ricerca scientifica? Il clima in via Panisperna si era talmente incupito da interferire seriamente con il lavoro del gruppo, mancava la tranquillità necessaria per una concentrazione totale.