San Valentino: cosa accade nel nostro corpo e nella nostra mente quando ci innamoriamo?
L’amore, questo sentimento universale che incanta, confonde e lega l’umanità attraverso secoli e culture, è al centro delle attenzioni in occasione di San Valentino, la festa degli innamorati. Ma cosa accade realmente nel nostro corpo e nella nostra mente quando ci innamoriamo? E come definire questo sentimento che, da sempre, ispira poeti, scrittori e artisti? Grazie agli studi condotti da ricercatori come quelli dell’Università del Texas a Dallas presso il Center for BrainHealth, iniziamo a intravedere le risposte scientifiche dietro l’esperienza dell’amore.
Il primo incontro: più chimica che favola
L’incontro tra Brittany ed Edwin Engram, ad un concerto di Tyler, the Creator nel 2012, ci ricorda che l’amore non sempre colpisce come un fulmine a ciel sereno. Tuttavia, quando i nostri occhi incrociano quelli di qualcuno che ci attrae, nel nostro cervello si scatenano una serie di reazioni chimiche.
Neurotrasmettitori come la dopamina e la norepinefrina inondano il sistema, generando quella sensazione di piacere e di eccitazione che spesso descriviamo come farfalle nello stomaco. Questo processo biochimico, dettagliato da Erin Venza, ricercatrice presso il suddetto centro, getta una luce scientifica su quello che molti chiamano “amore a prima vista”, sebbene questo fenomeno sia più correttamente attribuibile all’effetto alone: una predisposizione a vedere tutto ciò che fa l’altro sotto una luce positiva, innescata proprio dall’attrazione fisica iniziale.
Affinità e compatibilità: il collante delle relazioni durature, non solo a San Valentino
Ma l’amore non è solo questione di chimica. Come dimostrato dalla storia di Shehan e Bhargavi Jeyarajah, che si sono incontrati all’Università di Baylor, interessi comuni, valori condivisi e background simili giocano un ruolo cruciale nell’attrarre e mantenere unita una coppia. Questi elementi, insieme alla capacità di comunicare efficacemente e di costruire una connessione profonda, sono fondamentali per superare le sfide, come quelle imposte dalla distanza fisica che Shehan e Bhargavi hanno affrontato. La loro storia sottolinea l’importanza della comunicazione e della fiducia reciproca, elementi che, secondo la ricerca, contribuiscono a creare un legame solido e duraturo.
Ossitocina e onde cerebrali: i segni dell’amore nel cervello
Interessanti scoperte emergono anche dallo studio delle onde cerebrali e dell’ossitocina, noto come l’ormone dell’amore. La ricerca suggerisce che le onde cerebrali di coppie in conversazione tendono a sincronizzarsi più di quelle di estranei, un fenomeno che potrebbe essere mediato dall’ossitocina. Questa sostanza chimica, che rafforza i legami sia romantici che materni, potrebbe essere una delle chiavi per comprendere il sentimento dell’amore a livello neurologico. Inoltre, l’attività cerebrale legata al piacere e al legame si intensifica quando guardiamo il volto della persona amata, offrendo una spiegazione scientifica di come e perché ci sentiamo emotivamente e fisicamente legati a qualcuno.
Sebbene la scienza abbia iniziato a decifrare alcuni dei meccanismi dietro l’amore e l’attrazione, molte domande rimangono aperte. Le storie di coppie come gli Engram e i Jeyarajah ci ricordano che, al di là delle spiegazioni scientifiche, l’amore è un’esperienza profondamente personale, soggettiva e trasformativa. Forse, come suggerisce la ricerca e le testimonianze di queste coppie, la vera essenza dell’amore risiede nella scelta quotidiana di fidarsi, supportarsi e costruire insieme, superando gli ostacoli e celebrando i momenti di gioia. In definitiva, l’amore rimane uno dei più grandi misteri della vita, un sentimento potente che continua a definire l’essenza stessa dell’esperienza umana.