Il mistero della materia oscura si fa sempre più fitto

Nuove misurazioni della velocità di rotazione delle galassie, condotte attraverso una tecnica innovativa, stanno sfidando le teorie tradizionali sulla sua esistenza. Questi dati, riportati in uno studio pubblicato sulla piattaforma arXiv e prossimamente su The Astrophysical Journal Letters, potrebbero rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo.

Lo studio, guidato dall’Università americana Case Western Reserve con la partecipazione dell’Osservatorio di Arcetri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), propone risultati che sembrano supportare la teoria della gravità modificata (MOND) di Mordehai Milgrom, introdotta nel 1983. I ricercatori, sotto la guida di Tobias Mistele, hanno misurato le curve di rotazione delle galassie fino a distanze di 2,5 milioni di anni luce dal loro centro, rivelando che le velocità di rotazione non diminuiscono come previsto dalle teorie tradizionali.

Secondo le attuali teorie cosmologiche, le curve di rotazione delle galassie dovrebbero calare con l’aumentare della distanza dal centro galattico, riflettendo una diminuzione dell’attrazione gravitazionale e l’effetto della materia oscura. Tuttavia, i nuovi dati mostrano che le curve di rotazione rimangono piatte, mantenendo velocità costanti anche a grandi distanze. Questo risultato è sorprendente e contraddice le aspettative che a tali distanze si sarebbe raggiunto il bordo dell’alone di materia oscura, dove le curve di rotazione dovrebbero decrescere.

Federico Lelli dell’INAF, co-autore dello studio, sottolinea l’importanza di questi risultati: “Questo è sorprendente, perché a tali distanze ci si aspetterebbe di aver raggiunto il ‘bordo’ dell’alone di materia oscura, quindi le curve di rotazione dovrebbero iniziare a mostrare una decrescita”. L’estensione dell’influenza della materia oscura suggerita da questi dati va oltre le stime precedenti, insinuando che la materia oscura potrebbe non esistere affatto come finora intesa. Questi risultati aprono nuove prospettive per la cosmologia e indicano la necessità di ulteriori studi per risolvere questo affascinante rompicapo cosmico.

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Redazione