Un mostro è tornato dal passato: gli scienziati hanno vinto | Dopo 46000 anni è bastato un po’ di cibo per farlo ritornare a vivere
Il ritorno delle specie estinte è un tema che affascina e inquieta allo stesso tempo, intrecciando scienza, fantascienza e le profonde domande sull’evoluzione e la conservazione della vita sulla Terra.
Ogni anno, numerosi articoli scientifici riportano nuove scoperte su creature che un tempo popolavano il nostro pianeta e che oggi esistono solo come fossili o, in rari casi, come esemplari congelati. La perdita di biodiversità e la scomparsa di specie sono fenomeni naturali, ma anche fortemente accelerati dall’intervento umano.
Le specie estinte offrono una finestra unica sul passato, consentendo ai ricercatori di comprendere meglio come le forme di vita si sono evolute e adattate ai cambiamenti climatici e ambientali nel corso dei millenni. Dinosauri, mammut, e persino piccoli insetti, sono stati oggetto di studi approfonditi per decenni.
Ma la possibilità di “resuscitare” una specie estinta è stata, fino a poco tempo fa, relegata al regno della fantascienza. Il concetto di de-estinzione, ovvero riportare in vita specie estinte attraverso tecniche di clonazione o manipolazione genetica, ha guadagnato attenzione negli ultimi anni grazie ai progressi tecnologici.
La clonazione del famoso pecora Dolly nel 1996 ha aperto la strada a nuove ricerche, e oggi, laboratori in tutto il mondo stanno esplorando modi per utilizzare il DNA antico per ricreare specie scomparse. Tuttavia, le sfide etiche e pratiche sono immense.
Creature in stato di sospensione
Il processo di ricostruzione del DNA è complesso e richiede una quantità considerevole di materiale genetico ben conservato, cosa che non è sempre possibile trovare. Inoltre, molte specie estinte sono scomparse a causa di cambiamenti ambientali drastici o dell’attività umana.
La sfida della de-estinzione non riguarda solo la biologia e la genetica, ma anche la conservazione e l’ecologia. Ogni specie estinta rappresenta un pezzo di un puzzle ecologico complesso, e il suo ritorno potrebbe avere conseguenze imprevedibili sugli ecosistemi moderni. Per questo motivo, molti esperti ritengono che gli sforzi di conservazione dovrebbero concentrarsi prima di tutto sulla protezione delle specie ancora esistenti e dei loro habitat.
Il risveglio dal permafrost
Un esempio straordinario di sospensione della vita arriva dalla Siberia, dove una scoperta recente ha riportato alla luce antichi organismi in stato di animazione sospesa. Ricercatori hanno trovato dei piccoli nematodi, vermi rotondi, intrappolati nel permafrost per ben 46.000 anni. Questi esseri, appartenenti alla specie Panagrolaimus kolymaensis, non erano morti ma in uno stato di criptobiosi, una condizione in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo.
Dopo essere stati estratti dal permafrost e forniti di acqua e cibo, questi vermi sono tornati alla vita, dimostrando una resistenza straordinaria. La rinascita di queste creature antiche offre una finestra unica sul passato remoto del nostro pianeta, e, chissà, potrebbe un giorno fornire le chiavi per risvegliare altre specie estinte.