Caldo e condizionatori, chi vive in città subisce le conseguenze maggiori | Gli esperti, però, avvertono: ‘È sciocco comportarsi così’
Ogni estate è sempre più calda e non è solo un’impressione ma un trend avvalorato dai dati scientifici. Il condizionatore, paradossalmente, può peggiorare le cose.
La storia dei condizionatori risale ai primi del Novecento, quando l’ingegnere americano Willis Carrier sviluppò il primo sistema moderno di aria condizionata. Questo dispositivo, originariamente progettato per risolvere i problemi di umidità in una tipografia, rappresentò una svolta fondamentale per il comfort ambientale.
Durante gli anni ’30 e ’40, l’uso dei condizionatori si estese alle abitazioni private, sebbene fossero inizialmente un lusso per pochi. La Seconda Guerra Mondiale stimolò ulteriori innovazioni tecnologiche, portando a sistemi più compatti ed efficienti. Negli anni ’50, l’aria condizionata divenne un elemento comune nelle case americane.
Negli anni ’60 e ’70, l’espansione dell’aria condizionata si estese globalmente, con un aumento della domanda soprattutto nelle aree urbane e nei climi caldi. Questo periodo vide l’introduzione di unità split, che permisero una maggiore versatilità nell’installazione e una riduzione dei costi operativi. Il mercato si diversificò ulteriormente.
Con l’avvento del nuovo millennio, l’attenzione si è spostata sull’efficienza energetica e sulla sostenibilità ambientale. I condizionatori moderni utilizzano tecnologie avanzate per ridurre il consumo energetico e minimizzare l’impatto ambientale. Tuttavia, la crescente domanda di aria condizionata nei paesi in via di sviluppo pone nuove sfide in termini di sostenibilità.
L’impatto locale dei condizionatori
I condizionatori accesi in estate hanno un impatto significativo a livello locale. Il calore espulso all’esterno dalle unità di raffreddamento può contribuire ad aumentare le temperature urbane, un fenomeno noto come “isola di calore urbana”. Questo effetto è particolarmente evidente nelle città densamente popolate e con scarsa ventilazione, dove l’accumulo di calore può rendere l’ambiente esterno ancora più insopportabile durante le ondate di calore.
Il professor Nicola Scafetta, climatologo dell’Università di Napoli “Federico II”, sottolinea a Fanpage.it che l’uso dei condizionatori può aggravare il calore urbano, ma il loro contributo al riscaldamento globale è relativamente limitato. Le emissioni di CO2 derivanti dal consumo di energia elettrica per alimentare questi dispositivi rappresentano una preoccupazione maggiore. L’effetto complessivo dipende dalle fonti energetiche utilizzate.
Il paradosso delle emissioni alle Olimpiadi di Parigi
Durante le Olimpiadi di Parigi 2024, gli organizzatori hanno scelto di non installare condizionatori nel Villaggio Olimpico per ridurre il consumo energetico. Tuttavia, il professor Scafetta critica questa decisione come una “forzatura paradossale”. Secondo lui, il risparmio energetico ottenuto è insignificante rispetto al disagio causato agli atleti e al personale.
Le emissioni globali di gas serra sono un problema complesso che richiede soluzioni globali. Il contributo dell’Europa alle emissioni mondiali è relativamente piccolo, mentre paesi come Cina e India sono responsabili di una quota maggiore. Pertanto, azioni isolate come quella di Parigi sono insufficienti per affrontare il cambiamento climatico.