COVID è di nuovo allarme contagi | Questa volta torna alla carica attaccando il cervello: le conseguenze sono gravissime
La pandemia da COVID-19 ha sconvolto il mondo in modi che pochi avrebbero potuto immaginare. Ora una nuova minaccia è stata scoperta.
Sin dal suo inizio, alla fine del 2019, il virus SARS-CoV-2 si è diffuso rapidamente in tutto il globo, causando milioni di infezioni e decessi. Questa crisi sanitaria ha messo a dura prova i sistemi sanitari, economici e sociali di molti paesi, portando a cambiamenti drastici nelle vite di miliardi di persone. Le misure di contenimento, come il lockdown, il distanziamento sociale e l’uso di mascherine, sono diventate parte integrante della vita quotidiana.
La risposta globale alla pandemia è stata caratterizzata da una corsa contro il tempo. Le aziende farmaceutiche hanno lavorato incessantemente per sviluppare vaccini efficaci, mentre i governi hanno cercato di contenere la diffusione del virus attraverso misure di emergenza senza precedenti. Nonostante questi sforzi, il virus ha continuato a mutare, dando origine a varianti che hanno complicato ulteriormente la gestione della pandemia.
L’aspetto più inquietante della pandemia è stato forse la sua imprevedibilità. Il COVID-19 non si è comportato come una semplice malattia respiratoria; ha manifestato una vasta gamma di sintomi che hanno colpito diversi sistemi del corpo umano. Dal sistema respiratorio al cardiovascolare, fino al sistema nervoso, il virus ha dimostrato una capacità sorprendente di adattarsi e causare danni.
Questi interrogativi hanno spinto la comunità scientifica a indagare a fondo il comportamento del SARS-CoV-2. Mentre le prime ricerche si concentravano principalmente sui sintomi respiratori e sulle complicanze polmonari, studi più recenti hanno iniziato a esplorare gli effetti del virus su altri organi, compreso il cervello.
Il meccanismo d’infezione del cervello
Uno degli ultimi studi ha fatto luce su un aspetto particolarmente preoccupante del SARS-CoV-2: la sua capacità di infettare il cervello attraverso un “retro porta” cellulare. Una mutazione nella proteina spike del virus sembra favorire l’uso di questa via alternativa per entrare nelle cellule cerebrali.
Questo meccanismo potrebbe spiegare perché molte persone soffrono di sintomi neurologici durante o dopo l’infezione da COVID-19. Gli scienziati hanno scoperto che questa mutazione nel sito di scissione della furina, una parte critica della proteina spike, potrebbe essere responsabile della maggiore facilità con cui il virus infetta le cellule cerebrali.
Nuove prospettive per combattere i sintomi neurologici del covid-19
Il significato di questa scoperta va oltre la semplice comprensione di come il virus entra nel cervello. Essa apre la strada a potenziali nuovi trattamenti per prevenire le complicazioni neurologiche associate al COVID-19.
Bloccando questo “retro porta“, potrebbe essere possibile impedire al virus di infettare il cervello, riducendo così l’incidenza di sintomi come la nebbia mentale e la perdita della memoria. Tuttavia, saranno necessari ulteriori studi per confermare questi risultati negli esseri umani e per sviluppare farmaci specifici in grado di colpire questo percorso di infezione.