Geologia

Vulcani di fango sotto al Mare Ionio: la scoperta del CNR

Vulcani attivi nel mar Jonio potrebbero mettere a rischio il progetto del Ponte Sullo Stretto secondo una recente ricerca condotta dal  CNR.

Vulcani di fango sarebbero in attività nel Mar Jonio. È quanto evidenzia uno studio condotto dal CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche. In particolare la ricerca arriva dall’ISMAR Istituto delle Scienze Marine, che ha analizzato la situazione della zona dello Stretto di Messina, interessata da anni dal famoso progetto del Ponte sullo Stretto. Gli scienziati hanno evidenziato un’attività eruttiva e vulcanica recente sui fondali del mare. Quest’attività andrebbe ad allontare sempre di più la Calabria e la Sicilia, mettendo gravemente a rischio qualsiasi progetto di collegamento alternativo alla via mare.

Vulcani attivi e movimenti nelle placche, lo studio richiesto per il Ponte

I ricercatori non si sono soffermati nell’esatta zona dove si dovrebbe trovare il ponte una volta ultimato, ma a sud dell’Etna. Come è noto, il vulcano più importante della Sicilia è in attività ed è monitorato dai centri di controllo e dalla Protezione Civile. Gli esperti hanno concentrato la loro attenzione su quest’area perché è una zona limitrofa a quella dove si troverebbe il Ponte sullo Stretto di Messina. In più, a marzo 2024 il comitato della società che si occupa di portare avanti il progetto per conto del Governo – la Stretto di Messina Spa – ha richiesto espressamente ulteriori approfondimenti, tra cui uno studio geologico sui fondali del Mar Jonio interessati e sulle zone direttamente vicine. L’investimento nel Ponte è pari a circa 14 miliardi di euro, con l’obiettivo di consentire una viabilità tra Calabria e Sicilia senza l’utilizzo del traghetto, come invece avviene oggi.

vulcani Pixabay – www.sciencecue.it

Cosa ha evidenziato lo studio ISMAR CNR sui vulcani attivi nella zona del Ponte

Calabria e Sicilia si trovano direttamente sopra all’incontro tra due placche tettoniche. Questo è uno dei motivi per cui c’è un’intensa attivitò eruttiva, accanto a terremoti. L’ultimo si è riscontrato in Calabria ed è arrivato fino alle coste pugliesi. Con la spinta della placca africana, invece di subire una spinta l’una contro l’altra, le due placche tendono ad allontanarsi, aumentando così le distanze tra le due Regioni italiane. Per poter arrivare a questo risultato, gli esperti dell’ISMAR hanno rilevato i dati a bordo della Gaia Blu con strumenti avanzati per il rilevamento. Così ci si è resi conto dei movimenti delle faglie. L’attività porta così a vulcani di fango che incidono direttamente sui fondali marini. Per il progetto Ponte sarebbero ben 68 i rilievi dei tecnici, che hanno evidenziato criticità per via della pressione che il ponte potrebbe subire per via di questi movimenti sotterranei.

Fango Pixabay – www.sciencecue.it

La campagna oceaonografica chiamata “Sirene”

La campagna oceanografica che ha portato alla scoperta dei vulcani di fango nella zona vicina a quella dove dovrebbe esserci il Ponte è stata denominata Sirene dai ricercatori. Le ecografie nel sottosuolo – cioè le immagini ottenute dai sonar – hanno messo in evidenza anche la presenza di diapiri. Si tratta di zone di terra che effettuano un movimento dal basso verso l’alto e che si sedimentano in altezza come effetto degli eventi sismici e vulcanici in atto. Da queste immagini i ricercatori hanno potuto dimostrare che le attività naturali sono recenti e che non possono essere sottovalutate. Oltre alla terra e al fango, questi movimenti portano anche fluidi e gas. In natura non ci sarebbe nessun problema, ma dovendo realizzare una grande opera si tratta di rilievi che possono essere importanti per evitare ulteriori tragedie come quella di Genova. I prossimi studi in programma prevedono l’analisi dei diapiri per capire come la loro composizione influisce sulle attività tettoniche e quale può essere l’eventuale incidenza in caso di realizzazione della grande opera.

Mar Jonio Pixabay – www.sciencecue.it
Published by
Annarita Faggioni