Alimenti vegetali potranno ora riportare la dicitura “burger” o “salsiccia”: lo dice la Corte di Giustizia europea
Burger vegetali: la corte di giustizia UE conferma la libera utilizzazione di nomi tradizionali della carne.
La questione dell’etichettatura dei prodotti alimentari vegetariani e vegani ha trovato una svolta importante con la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il verdetto, emesso il 4 ottobre 2023, stabilisce che i produttori di alimenti a base vegetale possono continuare a utilizzare termini tradizionalmente associati alla carne, come “hamburger”, “salsiccia” o “bistecca”, a patto che la composizione del prodotto sia chiaramente indicata sull’etichetta. Questa decisione rappresenta una vittoria significativa per le aziende del settore e per i consumatori interessati alle alternative vegetali, poiché mira a promuovere la trasparenza senza limitare l’uso di termini familiari.
La disputa sull’uso dei termini legati alla carne
Il contenzioso sui nomi dei prodotti a base vegetale affonda le radici in una legge francese del 2021, che vietava l’uso di termini come “hamburger vegetariano” o “salsiccia vegana” per alimenti non derivati da carne animale. Questa normativa mirava a migliorare la trasparenza per i consumatori, ritenendo che l’uso di termini legati alla carne per prodotti vegetali potesse creare confusione. Tuttavia, associazioni come l’Unione Vegetariana Europea (EVU) e l’Association Végétarienne de France (AVF) hanno contestato questa legge, sostenendo che andasse contro il diritto comunitario, che favorisce la libera circolazione dei prodotti e delle informazioni all’interno del mercato unico.
Nel 2023, il Consiglio di Stato francese ha deciso di deferire la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per una decisione definitiva. La Corte ha stabilito che, in assenza di una normativa nazionale specifica, i produttori possono utilizzare termini descrittivi come “hamburger” o “salsiccia” per i loro prodotti a base vegetale, purché vi sia chiarezza riguardo alla composizione dell’alimento.
La sentenza della Corte di Giustizia UE
La sentenza della Corte di Giustizia UE si concentra sul bilanciamento tra la libertà di mercato e la tutela dei consumatori. Da un lato, si permette ai produttori di utilizzare termini che i consumatori riconoscono facilmente, facilitando così la promozione di alternative vegetariane e vegane. Dall’altro, si richiede che l’etichettatura sia chiara e trasparente, affinché i consumatori possano fare scelte informate.
“Termini come ‘bistecca’ o ‘salsiccia’ non possono essere considerati esclusivamente legati alla carne se la composizione del prodotto è chiaramente indicata,” ha dichiarato la Corte. Questo implica che i consumatori non saranno confusi se un prodotto a base vegetale viene commercializzato come “hamburger vegetariano”, a condizione che sia chiaro che non contiene carne animale.
Tuttavia, la Corte ha anche sottolineato che gli Stati membri possono stabilire regole specifiche per determinati prodotti, purché tali norme non impediscano ingiustamente la commercializzazione dei prodotti a base vegetale. In altre parole, i Paesi UE possono creare denominazioni legali per alimenti vegetariani e vegani, ma non possono vietare del tutto l’uso di termini descrittivi comunemente associati alla carne.
Implicazioni per il settore degli alimenti vegetali
La sentenza della Corte di Giustizia UE ha un impatto significativo per l’intero settore degli alimenti a base vegetale, in continua crescita in tutta Europa. Prodotti come burger vegetali, salsicce vegane e altre alternative plant-based stanno guadagnando popolarità, grazie alla crescente attenzione verso le diete sostenibili e i benefici ambientali legati alla riduzione del consumo di carne.
Le implicazioni della sentenza si estendono oltre la Francia. Paesi come il Belgio e l’Italia stavano considerando l’introduzione di normative simili a quelle francesi, che avrebbero potuto limitare l’uso di termini come “bistecca” o “hamburger” per prodotti a base vegetale. La decisione della Corte potrebbe dunque influenzare il modo in cui questi Stati membri affrontano la questione, favorendo un approccio più flessibile e meno restrittivo.
Secondo Rafael Pinto, responsabile delle politiche UE presso l’Unione Vegetariana Europea, “Garantire la chiarezza nell’etichettatura degli alimenti è fondamentale non solo per proteggere i consumatori, ma anche per promuovere le alternative a base vegetale e lavorare per raggiungere gli obiettivi ambientali dell’UE“.
Un precedente già esistente: il caso del latte vegetale
La questione dell’etichettatura degli alimenti vegetali non è nuova per la Corte di Giustizia Europea. Già nel 2017, la Corte si era espressa su un caso simile riguardante i prodotti lattiero-caseari. In quel contesto, era stato stabilito che solo i prodotti contenenti latte animale potevano utilizzare termini come “latte”, “burro” o “yogurt”. Le alternative a base vegetale, come le bevande a base di soia o avena, furono quindi costrette a essere commercializzate come “bevande” e non come “latte vegetale”.
La differenza sostanziale tra il caso del latte e quello dei prodotti a base di carne risiede nell’esistenza di una regolamentazione specifica per il settore lattiero-caseario, che non ha equivalenti nel mercato della carne. Per questo motivo, mentre nel caso del latte la Corte ha adottato un approccio più rigido, nel caso della carne vegetale ha optato per una maggiore flessibilità, consentendo l’uso di termini descrittivi finché l’etichettatura è chiara.