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Le specie aliene non si trovano solo in mare | Attenzione quando vai per funghi: uno appena arrivato ti fa secco in un secondo

Funghi

Funghi (Pixabay) www.sciencecue.it

Le minacce invisibili: un fungo letale potrebbe rovinare la tua passeggiata nella natura.

Le specie aliene sono organismi introdotti in un ecosistema al di fuori del loro habitat naturale, sia accidentalmente che deliberatamente. Questi organismi possono essere piante, animali o microrganismi e spesso si diffondono rapidamente, superando le specie native e alterando l’equilibrio degli ecosistemi. 

Un esempio preoccupante è l’arrivo di specie invasive nel regno fungino. Alcuni funghi esotici possono produrre tossine potenti, mettendo a rischio la salute degli esseri umani e degli animali. 

Le specie aliene non si limitano solo agli ecosistemi terrestri; esse possono trovarsi anche negli ambienti marini, dove alcune di esse competono con le specie autoctone per le risorse, causando un’ulteriore perdita di biodiversità. La loro presenza è spesso favorita dai cambiamenti climatici, che creano condizioni più favorevoli per la loro proliferazione.

Affrontare la questione delle specie aliene richiede un approccio multidisciplinare, che includa la ricerca scientifica, l’educazione del pubblico e politiche di gestione ambientale. Solo così possiamo mitigare i loro effetti negativi e proteggere gli ecosistemi autoctoni, preservando la biodiversità del nostro pianeta.

L’emergere di una nuova specie esotica

Negli ultimi giorni, un nuovo fungo esotico e tossico è stato segnalato sui monti calabresi, precisamente a Lamezia Terme. Si tratta del Chlorophyllum molybdites, un fungo di origine tropicale che ha trovato condizioni favorevoli alla sua crescita in seguito ai cambiamenti climatici. A dare l’allerta è stato il micologo Ernesto Marra, responsabile dell’Ispettorato Micologico dell’Asp di Cosenza, che ha sottolineato come il riscaldamento globale stia favorendo l’avanzamento verso Nord di specie tipiche dei climi più caldi.

Questa specie fungina, che fino a poco tempo fa era completamente assente in Calabria, sta ormai colonizzando diverse aree del litorale Ionico e Tirrenico, tra cui Gizzeria, Lamezia Terme e Vibo Valentia. La presenza di Chlorophyllum molybdites è stata confermata anche in una recente pubblicazione del settore, redatta dallo stesso Marra e da Dario Macchioni del Dipartimento Salute e Welfare regionale. Questo fungo è particolarmente pericoloso perché può essere facilmente scambiato per la più comune Macrolepiota procera, nota come “mazza di tamburo”, di cui imita l’aspetto e l’habitat.

Foto di Clorophyllum molybdites (FunghiMagazine)
Foto di Clorophyllum molybdites (FunghiMagazine FOTO) – www.sciencecue.it

Rischi e precauzioni

La diffusione di Chlorophyllum molybdites non è solo un problema locale, ma potrebbe estendersi anche ad altre regioni italiane. Gli esperti avvertono che, date le somiglianze tra le due specie fungine, i neofiti potrebbero facilmente confonderle. Questo rappresenta un rischio significativo per la salute di chi consuma funghi raccolti in natura, senza avere le necessarie competenze per identificarli correttamente. Per questo motivo, è fondamentale prestare attenzione e, prima di consumare qualsiasi specie fungina spontanea, sottoporre il raccolto a un controllo di commestibilità presso gli Ispettorati micologici delle Aziende sanitarie provinciali.

La situazione attuale richiede un monitoraggio costante e l’adozione di misure preventive. Con l’aumento delle temperature e i cambiamenti nel clima, la possibilità che specie esotiche invadano nuovi habitat diventa sempre più concreta. È essenziale mantenere alta la guardia e informare il pubblico sui potenziali pericoli legati alla raccolta di funghi selvatici, affinché la bellezza della natura non si trasformi in un rischio per la salute.