Un’importante scoperta archeologica svela la storia di un alpinista scomparso da un secolo. Ritrovati i resti dopo 100 anni.
Nel corso della storia dell’alpinismo, le montagne hanno rivelato i resti di molti esploratori e alpinisti che hanno affrontato sfide estreme, spesso con esiti tragici. Queste scoperte forniscono uno sguardo prezioso sulle condizioni affrontate da coloro che hanno cercato di conquistare vette inaccessibili e servono a ricordare i sacrifici che sono stati fatti nel nome della passione per la montagna.
Le alte quote, in particolare, possono preservare i corpi per decenni o addirittura secoli, grazie alle basse temperature e alla mancanza di ossigeno che rallentano i processi di decomposizione. Tuttavia, la riscoperta di questi resti può anche sollevare interrogativi etici e morali riguardo al rispetto per i defunti e la loro memoria.
In molte zone di alta montagna, come l’Everest o le Alpi, i resti umani possono diventare dei veri e propri “monumenti” alle sfide del passato. Questi ritrovamenti offrono anche importanti spunti di ricerca per gli scienziati, che possono studiare le tecniche di alpinismo, le attrezzature utilizzate e le condizioni meteorologiche di quel periodo.
Con il passare del tempo, i resti di alpinisti scomparsi hanno assunto una sorta di sacralità, rappresentando non solo la determinazione e il coraggio degli esploratori, ma anche la fragilità dell’uomo di fronte alla potenza della natura. Le spedizioni moderne spesso cercano di onorare questi corpi, con l’obiettivo di restituirli a casa o di dare loro una sepoltura dignitosa, come segno di rispetto per la vita e la passione di coloro che hanno amato le montagne.
Recentemente, si ritiene di aver trovato i resti di Andrew “Sandy” Irvine, alpinista scomparso insieme a George Mallory durante una storica spedizione sull’Everest, avvenuta cento anni fa. Questa importante scoperta è avvenuta nel mese di settembre, quando un team di documentaristi del National Geographic, guidato dal fotografo e regista Jimmy Chin, ha trovato un calzino e uno stivale, entrambi contrassegnati con la scritta “AC Irvine”. Gli oggetti sono emersi dal ghiaccio nel ghiacciaio Central Rongbuk, sotto la parete nord della montagna.
La squadra, che comprendeva anche i registi Erich Roepke e Mark Fisher, ha subito riconosciuto la rilevanza di ciò che avevano scoperto. Avvicinandosi, Chin notò che la pelle dello stivale era vecchia e screpolata, con chiodi d’acciaio che rimandavano a un’epoca passata di alpinismo. All’interno dello stivale, il team scoprì un piede, confermando che i resti appartenevano a Irvine, scomparso nel 1924.
Il momento della scoperta è stato elettrizzante. Chin ricorda di aver sollevato il calzino e di aver notato un’etichetta rossa con la scritta “AC IRVINE” cucita sopra. In quel momento, lui e i suoi compagni hanno realizzato l’importanza del ritrovamento e l’emozione ha preso il sopravvento: “Stavamo letteralmente correndo in tondo lanciando parolacce”, racconta Chin.
Irvine e Mallory furono avvistati per l’ultima volta l’8 giugno 1924, mentre tentavano di diventare i primi a raggiungere la vetta più alta del mondo. La domanda se avessero effettivamente raggiunto la cima è rimasta senza risposta per decenni. Se Irvine e Mallory fossero riusciti nell’impresa, avrebbero preceduto di 29 anni l’ascesa di Tenzing Norgay e Edmund Hillary. La scoperta dei resti di Irvine rappresenta la prima vera prova di ciò che potrebbe essere accaduto a Sandy durante la storica spedizione.
Il ritrovamento dei resti di Irvine potrebbe finalmente fornire risposte a una delle domande più intriganti della storia dell’alpinismo. Jimmy Chin spera che questa scoperta possa contribuire a chiarire gli eventi accaduti sulla montagna nel 1924 e dare una certa chiusura ai familiari di Irvine, che hanno sempre venerato il suo ricordo. “Quando qualcuno scompare e non ci sono prove di cosa gli sia successo, può essere molto difficile per le famiglie. Avere anche solo alcune informazioni definitive su dove potrebbe essere finito Sandy è sicuramente utile”, afferma Chin.
In passato, erano emerse varie teorie riguardo la scomparsa di Irvine. Una di queste suggeriva che un alpinista cinese avesse trovato i resti e la macchina fotografica di Irvine, nascondendoli nel corso degli anni. Tuttavia, si ritiene che la scoperta dello stivale possa confutare questa idea, suggerendo che Irvine non sia mai stato trovato perché i suoi resti sono rimasti intrappolati nel ghiaccio.