Trovati dei batteri all’interno di una roccia di 2 milairdi di anni fa
Antiche forme di vita del passato sono state ritrovate all’interno di rocce antiche 2 miliardi di anni, ed è una scoperta eccezionale.
I batteri sono stati tra le prime forme di vita a comparire sulla Terra, emergendo circa 3,5 miliardi di anni fa in ambienti acquatici primordiali. Questi organismi unicellulari, appartenenti al regno dei procarioti, hanno giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo della biosfera, influenzando profondamente l’evoluzione della vita. I primi batteri erano per lo più anaerobici, ossia vivevano in ambienti privi di ossigeno, e si nutrivano di composti chimici semplici, come i minerali e le sostanze organiche presenti nelle acque superficiali e nei fondali marini.
Tra i gruppi di batteri più antichi vi sono i cianobatteri, noti anche come alghe blu-verdi, che sono stati cruciali nella produzione di ossigeno attraverso la fotosintesi. Questo processo ha contribuito a trasformare l’atmosfera terrestre, rendendola più ricca di ossigeno e favorendo lo sviluppo di forme di vita aerobiche più complesse. La capacità dei batteri di adattarsi a condizioni estreme, come temperature elevate, pressioni elevate e ambienti salini, ha permesso loro di colonizzare una vasta gamma di habitat.
La recente scoperta di batteri intrappolati in una roccia di 2 miliardi di anni fa circa offre un’importante opportunità per comprendere la biodiversità e le dinamiche ecologiche di epoche passate. Questi batteri, conservati in uno stato fossile, rappresentano uno dei più antichi esempi di vita terrestre e possono fornire indizi preziosi su come gli organismi si siano adattati e abbiano evoluto nel corso dei millenni. L’analisi di queste antiche forme di vita non solo illumina la storia della biologia terrestre, ma potrebbe anche suggerire nuove prospettive sulla possibilità di vita su altri pianeti, mostrando quanto sia resilienti e diversificata la vita possa essere.
Una scoperta straordinaria
Recenti ricerche condotte nel Bushveld Igneous Complex, in Sudafrica, hanno portato alla luce una scoperta davvero incredibile: all’interno di una roccia di circa 2 miliardi di anni fa sono stati rinvenuti microrganismi vivi. Questo ritrovamento rappresenta il più antico esempio noto di microorganismi viventi conservati in rocce antiche. I ricercatori, guidati dal professor Yohey Suzuki dell’Università di Tokyo, hanno pubblicato i risultati dello studio sulla rivista Microbial Ecology.
Il Bushveld Igneous Complex, una vasta formazione rocciosa sotterranea, è conosciuto per i suoi ricchi depositi minerari e si estende per circa 66.000 chilometri quadrati, un’area pari a quella dell’Irlanda. Questo complesso è il risultato del raffreddamento e solidificazione di magma primordiale sotto la crosta terrestre, che nel corso di miliardi di anni ha fornito un habitat stabile per la vita antica, ora finalmente rivelata.
La scoperta di questi microrganismi non è solo un semplice fatto scientifico; è un’opportunità unica per esplorare il passato remoto della Terra. Sebbene siano stati trovati colonie microbiche in ambienti antichi in precedenza, come nei depositi oceanici risalenti a 100 milioni di anni fa, il ritrovamento attuale supera di gran lunga qualsiasi record precedente. I microrganismi sono stati trovati all’interno di minuscole fessure della roccia, completamente isolati dal mondo esterno per millenni.
Una finestra sul passato, ma anche la chiave per il futuro
Il professor Suzuki ha sottolineato l’importanza di questa scoperta per comprendere meglio le prime forme di vita sulla Terra. Non si sapeva se le rocce di 2 miliardi di anni fa fossero abitabili, e fino a questo momento, il deposito geologico più antico in cui erano stati trovati microrganismi viventi risaliva a 100 milioni di anni fa, quindi questa scoperta è davvero entusiasmante ed importantissima a livello paleontologico.
Lo studio del DNA e dei genomi di questi antichi microrganismi potrebbe rivelare dettagli cruciali sull’evoluzione della vita primordiale sulla Terra. I risultati ottenuti potrebbero, inoltre, fornire indicazioni preziose per la ricerca di vita su altri pianeti, in particolare su Marte. Con il rover Perseverance della NASA attualmente impegnato a raccogliere campioni di rocce marziane che potrebbero avere un’età simile a quella delle rocce studiate, il team di Suzuki è entusiasta delle potenziali connessioni tra la vita terrestre e quella extraterrestre.
Per confermare che i microrganismi rinvenuti fossero effettivamente nativi della roccia antica e non il risultato di contaminazione durante le operazioni di perforazione, i ricercatori hanno utilizzato tecniche di imaging avanzate, tra cui spettroscopia infrarossa e microscopia elettronica. Queste metodologie hanno permesso di analizzare il DNA dei microrganismi e di studiare le proteine nei minerali argillosi circostanti, confermando che le cellule erano non solo vive, ma anche parte integrante della roccia.
I microrganismi sono stati trovati compattati in fessure della roccia, circondati da argilla che ha sigillato il loro ambiente. Queste fessure, bloccate dall’argilla, hanno creato barriere naturali che hanno impedito qualsiasi scambio con l’esterno, creando un microcosmo isolato per i microrganismi.