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Animali estinti, sarà resurrezione | Gli scienziati pronti a riportarli in vita: saranno forme ibride di vita nuova

Dodo

Dodo (Pixabay foto) - www.sciencecue.it

È possibile riportare in vita gli animali che sono estinti? Un nuovo studio dà nuova speranza. Ecco quali potrebbero tornare.

Gli animali estinti rappresentano da sempre un affascinante capitolo della storia della vita sulla Terra. Le specie che si sono estinte nel corso dei millenni ci raccontano molto non solo sugli ecosistemi del passato, ma anche sulle cause che hanno portato alla loro scomparsa, che spaziano dai cambiamenti climatici alle attività umane. Ognuno di questi animali, per quanto lontano nel tempo, ha lasciato un’impronta nel nostro immaginario, rendendo il concetto di estinzione non solo un fenomeno scientifico, ma anche emotivo e culturale.

Il concetto di estinzione, infatti, ci ricorda l’importanza della biodiversità e di come gli equilibri naturali siano delicati. Ogni specie estinta rappresenta una perdita di diversità biologica, un pezzo del puzzle naturale che non può essere sostituito facilmente. Questo ci porta a riflettere sul ruolo che gli esseri umani hanno giocato nella scomparsa di molte di queste specie, come nel caso di alcuni grandi mammiferi del Pleistocene o di uccelli incapaci di volare come il dodo, che non hanno potuto resistere alla pressione della caccia e delle alterazioni ambientali.

La memoria di questi animali si è conservata attraverso i resti fossili, dipinti rupestri e ricostruzioni basate su studi scientifici. In particolare, alcuni di loro, come il mammut lanoso o il dodo, sono diventati simboli iconici dell’estinzione. Questi animali scomparsi, attraverso l’archeologia e la paleontologia, ci permettono di ricostruire antichi ecosistemi e comprendere meglio il funzionamento della vita sulla Terra, ma pongono anche domande etiche sul nostro rapporto con l’ambiente.

Oggi, l’interesse verso le specie estinte ha trovato nuove prospettive grazie ai progressi della scienza, in particolare attraverso l’editing genetico e la biotecnologia. L’idea che alcuni animali estinti possano un giorno essere riportati in vita non è più relegata alla fantascienza, ma diventa sempre più concreta. Queste tecnologie offrono la possibilità di far rivivere specie che sono scomparse migliaia di anni fa, con l’obiettivo di restituire una parte della biodiversità perduta.

Le speranze della de-estinzione

Tra i progetti di de-estinzione più ambiziosi, vi è il tentativo di riportare in vita specie iconiche come il mammut lanoso e il dodo. Tuttavia, la lista degli animali che potrebbero essere resuscitati non si ferma qui. Gli scienziati, infatti, hanno stilato una lista molto più ampia di specie, tra cui figurano alcuni dei giganti del Pleistocene che, se riportati in vita, potrebbero cambiare drasticamente l’aspetto degli ecosistemi odierni.

Un esempio sorprendente è quello dell’Arctodus, un orso gigante estinto circa 11.000 anni fa. Questo animale, alto più di quattro metri quando si ergeva su due zampe, è uno dei candidati che gli scienziati sperano di riportare in vita. Assieme a lui, c’è anche il castoro gigante, una creatura che superava il metro e mezzo di altezza, e che dominava le aree paludose del Nord America. Questi due animali potrebbero presto tornare a calcare il suolo terrestre, grazie agli avanzamenti della biotecnologia.

Dodo
Dodo (Pixabay foto) – www.sciencecue.it

Il dodo e gli altri protagonisti del pleistocene

Il progetto di riportare in vita il dodo, estinto da più di 350 anni, è guidato dalla Colossal Biosciences, una delle principali aziende specializzate in de-estinzione. Questo uccello, che un tempo abitava le isole Mauritius, è diventato il simbolo della fragilità delle specie insulari di fronte all’arrivo degli esseri umani. Ma il dodo non è l’unico candidato alla resurrezione: insieme a lui, gli scienziati stanno lavorando per far tornare in vita altre specie, come il mammut e la tigre della Tasmania.

Il ritorno di questi animali non solo rappresenta una sfida tecnologica, ma anche un passo verso la ricostruzione di ecosistemi perduti, aprendo nuovi scenari per il futuro della conservazione della biodiversità.