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Scoperta una tomba “vampira” medievale in Polonia: ecco di cosa si tratta

Il Polonia è stata trovata la tomba medievale di un “vampiro”, un’antica testimonianza delle sepolture di quel tempo.

I vampiri hanno radici profonde nel folklore di molte culture, soprattutto in Europa dell’Est, dove le leggende narrano di morti viventi che si nutrono del sangue dei vivi per mantenersi in uno stato di esistenza eterna. Sin dall’antichità, queste figure sono state legate alla paura della morte e alla malattia. In Romania, per esempio, la figura del vampiro si lega a Vlad l’Impalatore, noto anche come Dracula, che si dice abbia ispirato la creazione del vampiro moderno.

Nelle credenze popolari, i cadaveri sospettati di essere vampiri venivano riesumati e talvolta trovati in condizioni sorprendentemente ben conservate, alimentando la credenza che fossero effettivamente non morti. Le tombe di questi presunti vampiri spesso mostravano segni di pratiche rituali: i corpi venivano trafitti con paletti di legno, seppelliti a faccia in giù o decapitati per impedirne il ritorno dalla tomba.

Le spiegazioni scientifiche e storiche dietro queste leggende derivano spesso da malattie poco comprese all’epoca, come la porfiria o la tubercolosi, che potevano causare sintomi associabili al vampirismo, come l’ipersensibilità alla luce o l’apparente “consunzione” fisica.

Anche la decomposizione del corpo, all’epoca un fenomeno poco conosciuto, portava a incomprensioni: in alcuni casi, i corpi riesumati sembravano non mostrare segni di decomposizione visibile o presentavano sanguinamento dalla bocca, alimentando l’idea che si trattasse di vampiri che si nutrivano di sangue. Inoltre, gli antichi rituali funebri e la paura collettiva per le epidemie fecero sì che si creassero leggende per spiegare ciò che la scienza dell’epoca non poteva chiarire.

La scoperta della tomba del “vampiro” di Chełm

Nel settembre 2024, durante i lavori di restauro presso il Palazzo dei Vescovi Uniti a Chełm, nel sud-est della Polonia, è venuta alla luce una scoperta archeologica che ha suscitato grande interesse: una tomba medievale definita “del vampiro”. Il ritrovamento, annunciato dal Conservatore dei Monumenti del Voivodato di Lublino, ha immediatamente catturato l’attenzione di archeologi e antropologi. La particolarità della tomba, che risale al XIII secolo, risiede nelle pratiche funerarie messe in atto per impedire al defunto di tornare in vita, un riflesso evidente delle paure soprannaturali che caratterizzavano l’epoca.

La tomba contiene i resti di bambini, un dettaglio che rende ancora più misteriosa la scoperta. Uno dei bambini è stato trovato decapitato e sepolto a faccia in giù, una pratica tipica per prevenire una possibile resurrezione. Questo gesto, infatti, era legato alla credenza che posizionare il corpo a faccia in giù o mutilarlo impedisse al defunto di emergere dalla tomba per tormentare i vivi. Anche la presenza di pesanti pietre poste sopra i corpi aveva lo scopo di trattenere il cadavere nel suo sepolcro, un segnale chiaro della paura diffusa che circondava l’idea della “resurrezione dei morti”.

Le pratiche ritrovate nella tomba di Chełm, come l’uso di pietre per bloccare il corpo e la mancanza di una bara, sono comuni in tutta Europa e suggeriscono la profonda angoscia che le persone medievali provavano riguardo alla morte e al possibile ritorno dei defunti. L’assenza di una bara e la mancanza di oggetti funerari tradizionali testimoniano che la sepoltura avvenne in modo insolito, probabilmente lontano dagli occhi del pubblico. Queste tombe, infatti, non si trovano in cimiteri ufficiali, il che suggerisce che i defunti fossero considerati pericolosi o maledetti, e quindi sepolti in maniera segreta per evitare la contaminazione del suolo sacro.

Le scoperte suggeriscono che simili pratiche fossero una risposta alla paura collettiva della morte, alimentata da eventi storici come epidemie, guerre e carestie, che acuivano la preoccupazione per l’aldilà. Le credenze popolari medievali ritenevano che i morti non sepolti correttamente potessero tornare sotto forma di creature malvagie, vampiri o revenant, in cerca di vendetta o per portare sciagure ai vivi. Questo terrore era amplificato dalle condizioni socioeconomiche precarie, che favorivano lo sviluppo di miti legati a forze soprannaturali incontrollabili. La paura del vampiro rifletteva quindi non solo una credenza soprannaturale, ma anche una profonda insicurezza collettiva.

Illustrazione della tomba del vampiro (Lublin Voivodeship Conservator of Monuments FOTO) – www.sciencecue.it

L’impatto culturale delle credenze vampiriche

Le credenze nei vampiri erano diffuse in tutta l’Europa medievale e si basavano su una combinazione di fattori culturali, psicologici e religiosi. L’idea che un’anima potesse non trovare pace dopo la morte, tornando per vendicarsi dei vivi, era alimentata dalle difficoltà quotidiane e dalle malattie. La Chiesa, in particolare, giocò un ruolo significativo nella diffusione di queste credenze, poiché la teologia cristiana dell’epoca sosteneva che una corretta sepoltura fosse fondamentale per garantire la pace dell’anima. Il timore che un’anima inquieta potesse tornare a tormentare i vivi divenne così parte integrante dell’immaginario popolare.

Le evidenze archeologiche di pratiche anti-vampiriche, come il decapitare i morti, l’impalare i corpi o coprirli con pesanti pietre, sono state trovate in varie parti d’Europa. Anche a Chełm, gli studiosi hanno rinvenuto buche attorno alla tomba, probabilmente usate per piantare pali atti a impedire al defunto di risorgere. Queste scoperte testimoniano come la paura del ritorno dei morti fosse non solo diffusa, ma parte integrante dei rituali funerari.

Published by
Mattia Papàro