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Ricostruita la testa del più grande millepiedi della storia

Illustrazione di Arthropleura (Mark Boulton)

Illustrazione di Arthropleura (Mark Boulton FOTO) - www.sciencecue.it

Ricostruita la testa del più grande millepiedi della storia. Riscostruita la regione cefalica di uno dei più grandi invertebrati terrestri.

Gli artropodi, una delle categorie di animali più antiche e diversificate, hanno vissuto momenti straordinari nel corso della storia della Terra. Durante il Paleozoico, in particolare nel periodo Carbonifero, gli ambienti umidi e ricchi di ossigeno favorirono l’emergere di forme di vita imponenti. Tra questi, alcuni artropodi raggiunsero dimensioni sorprendenti, con esemplari di grilli e scorpioni giganti che superavano i 2 metri di lunghezza. La loro grandezza era dovuta a fattori ecologici e atmosferici, come l’abbondanza di cibo e i livelli elevati di ossigeno, che permettevano a queste creature di prosperare in habitat che oggi non potrebbero sostenere simili dimensioni.

Il record di grandezza degli artropodi è spesso associato a creature come le libellule preistoriche, che potevano avere un’apertura alare di oltre 70 centimetri, e i giganteschi trilobiti, che dominavano i mari antichi. Queste straordinarie dimensioni hanno suscitato l’interesse degli scienziati, che cercano di comprendere le cause di questo fenomeno e come le condizioni ambientali abbiano influenzato l’evoluzione di questi organismi. Con l’evoluzione e i cambiamenti climatici, però, molti di questi giganti scomparvero, lasciando un vuoto nei vari ecosistemi. Le scoperte paleontologiche continuano a rivelare dettagli affascinanti sulla vita di questi colossi e sul loro impatto sul nostro pianeta.

La scoperta dell’Arthropleura: un gigante del passato

Negli ultimi due secoli, gli scienziati hanno cercato di svelare il mistero di un enorme animale simile a un millepiedi chiamato Arthropleura, che popolava la Terra oltre 300 milioni di anni fa. Recenti ritrovamenti di fossili ben conservati in Francia hanno finalmente rivelato le caratteristiche della testa di questo straordinario artropode, offrendo nuove informazioni su come viveva. Gli artropodi, una categoria che comprende insetti, crostacei e aracnidi, vedono nell’Arthropleura il loro rappresentante di dimensioni più imponenti.

Fossili di Arthropleura furono scoperti per la prima volta nel 1854 in Gran Bretagna, con esemplari adulti che raggiungevano i 2,6 metri di lunghezza. Tuttavia, fino ad ora, nessuno dei fossili rinvenuti includeva la testa, un elemento cruciale per determinare il comportamento alimentare dell’animale: se fosse un predatore simile ai centopiedi o un detritivoro come i millepiedi. Grazie all’analisi di fossili di due individui giovanili rinvenuti negli anni ’70, gli studiosi sono riusciti a identificare per la prima volta la testa di Arthropleura, pubblicando i loro risultati sulla rivista Science Advances il 9 ottobre.

Illustrazione anatomica di Arthropleura (Lheritier et al, 2024)
Illustrazione anatomica di Arthropleura (Lheritier et al, 2024 FOTO) – www.sciencecue.it

Le caratteristiche rivelate dai fossili

Le scansioni dei fossili hanno mostrato un cephalon dotato di caratteristiche sia dei millepiedi che dei centopiedi, suggerendo che questi due gruppi di artropodi siano più strettamente correlati di quanto si pensasse in precedenza. Le scansioni hanno rivelato anche che Arthropleura possedeva occhi peduncolati, mascelle e apparati boccalie, rivelando dettagli inediti sull’anatomia di questo gigante. I ricercatori hanno scoperto che Arthropleura presentava caratteristiche fisiche simili a quelle dei millepiedi moderni, con due paia di zampe per segmento corporeo, e tratti della testa simili a quelli dei centopiedi.

I risultati di questa ricerca non solo hanno chiarito l’aspetto di Arthropleura, ma hanno anche avvicinato l’evoluzione di millepiedi e centopiedi, finora considerati distanti. Anche se non sono state trovate prove definitive riguardo alla dieta di Arthropleura, l’assenza di appendici specializzate per la predazione e la struttura delle sue zampe suggeriscono che fosse un organismo detritivoro. Ulteriori ricerche sui fossili potrebbero rivelare dettagli sulla sua respirazione e sul suo stile di vita, compresa l’ipotesi di una vita anfibia. Con la scoperta della testa, si apre una nuova era nello studio della storia di questo eccezionale artropode, ponendo le basi per comprendere meglio la sua vita e il suo ambiente.