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Perché i mirtilli sono blu? Svelato “l’inganno” del colore dei frutti

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Mirtilli (Pixabay foto) - www.sciencecue.it

Il mistero del colore dei mirtilli è stato svelato: dietro il loro caratteristico blu si nasconde un inganno cromatico naturale che affascina scienziati e curiosi.

I mirtilli, con il loro colore blu intenso, hanno sempre affascinato sia i consumatori che gli scienziati. Ma cosa si cela davvero dietro questa tonalità che li rende così distintivi? In realtà, i mirtilli non sono naturalmente blu: la loro buccia contiene antocianine, pigmenti che conferiscono una colorazione scura tendente al rosso, ma il colore che percepiamo è frutto di un’illusione ottica. Le ricerche hanno rivelato che lo strato ceroso che ricopre la superficie dei mirtilli contiene nanostrutture capaci di riflettere la luce blu e ultravioletta, creando così l’apparenza di un colore blu.

Questo fenomeno non è esclusivo dei mirtilli, ma si riscontra anche in altri frutti come l’uva e alcune varietà di prugne. Queste nanostrutture disperdono la luce in modo da far apparire il frutto blu, un colore che, sorprendentemente, è raro in natura. Questo tipo di colorazione strutturale è un esempio di come la biologia possa produrre effetti visivi complessi senza utilizzare pigmenti colorati.

Nanostrutture e percezione del colore: una scoperta innovativa

Un team di scienziati ha recentemente approfondito il fenomeno studiando la superficie dei mirtilli con un microscopio elettronico a scansione, rivelando la presenza di nanostrutture intricate all’interno del rivestimento ceroso del frutto. Queste strutture microscopiche funzionano come prismi naturali che disperdono la luce blu e ultravioletta, coprendo così i pigmenti scuri presenti sotto la cera. Grazie a queste strutture, i mirtilli appaiono blu nonostante la loro pelle contenga pigmenti rossi o viola.

Il team ha scoperto che strofinando la buccia di un mirtillo, rimuovendo così lo strato ceroso, il frutto appare più scuro, confermando che il colore blu è il risultato di queste nanostrutture riflettenti. Inoltre, gli uccelli, che possono vedere anche la luce ultravioletta, percepiscono i mirtilli in modo diverso dagli esseri umani, distinguendoli come blu-UV, un fattore che potrebbe influire sull’attrazione degli animali che contribuiscono alla dispersione dei semi. Questo meccanismo non solo conferisce ai frutti un aspetto invitante, ma potrebbe avere anche implicazioni evolutive.

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Colore dei mirtilli (Depositphotos foto) – www.sciencecue.it

Implicazioni industriali e future applicazioni del colore strutturale

Le scoperte legate alla colorazione dei mirtilli non sono solo rilevanti in campo botanico, ma offrono opportunità per lo sviluppo di nuove tecnologie. Gli scienziati stanno esplorando come replicare il fenomeno delle nanostrutture per creare nuovi materiali con proprietà riflettenti simili. Queste strutture coloranti potrebbero essere utilizzate per sviluppare colorazioni ecologiche e sostenibili per una vasta gamma di prodotti, come plastica, tessuti e cosmetici.

Una delle principali attrattive di questa tecnologia è la possibilità di creare colori intensi senza l’uso di pigmenti chimici, riducendo così l’uso di sostanze inquinanti o tossiche. In laboratorio, i ricercatori hanno già dimostrato che è possibile ricreare lo stesso effetto utilizzando la cera di altri frutti, come l’uva dell’Oregon. Sciogliendo lo strato ceroso e facendolo cristallizzare su una superficie nera, il materiale ha riacquisito il suo caratteristico colore blu.

Un’innovazione per il futuro: il colore che non macchia

Un’altra applicazione promettente della colorazione strutturale osservata nei mirtilli è l’industria cosmetica. I coloranti a base di pigmenti possono macchiare la pelle o i vestiti, ma replicare il colore attraverso nanostrutture come quelle presenti nei mirtilli potrebbe permettere di ottenere toni vivaci che non lasciano segni. La fisica Rox Middleton, che ha partecipato alla ricerca, sottolinea come questo tipo di colore non sia soggetto allo stesso tipo di deterioramento o dispersione dei pigmenti tradizionali, offrendo quindi una maggiore durata e una minore tossicità.

Se la tecnologia riesce a replicare su larga scala queste nanostrutture riflettenti, si potrebbero sviluppare prodotti più sicuri, durevoli e sostenibili. Il blu, un colore raro in natura, potrebbe diventare un elemento chiave per l’innovazione industriale.