Rivoluzione in agricoltura: con la tecnica Crispr i pomodori diventano più dolci e grandi. Come la scienza sta cambiando l’agricoltura.
Una nuova tecnica consente di ottenere pomodori più grandi e dolci. Il risultato della ricerca su questa tecnica ha ottenuto la pubblicazione sulla rivista Nature e ha la guida dell’Accademia cinese delle Scienze Agrarie.
Questa novità nel settore dell’agricoltura consente di ottenere pomodori con il 30% di zucchero in più e si chiama Crispr. Questa soluzione ha vinto il Nobel per la Chimica per il 2020.
Il premio era andato a due ricercatrici che avevano usato questo sistema per la ricerca sulla vita. Nel caso dei pomodori, la tecnica si applica su due geni che sono stati prima identificati dagli scienziati. La ricerca ha la sua importanza perché il pomodoro trova largo consumo in tantissime preparazioni, dal sugo domestico alla pizza internazionale.
In più, la coltivazione è presente da molti secoli e questo permette agli scienziati di poter fare delle valutazioni su una pianta conosciuta che ha dei geni in comune con altre coltivazioni. Come funziona questa tecnica e quali applicazioni può avere nel prossimo futuro?
La tecnica Crispr applicata ai pomodori si basa su due geni che ci sono su specie vegetali diverse. Così gli scienziati non escludono un uso della Crispr anche ad altre colture per aumentare la resa della coltivazione. La scienza è andata di pari passo con la coltivazione dei pomodori da sempre. Con l’arrivo dell’industria, però, le dimensioni e il contenuto di zucchero sono caratteristiche che hanno avuto la priorità, perché da questo può dipendere il prezzo del pomodoro e il prezzo finale dei suoi derivati.
Se nei secoli la caratteristica preferita tra le due è stata la dimensione, con pomodori più aspri, adesso si sta cercando di intervenire sui geni per ottenere pomodori grandi e dolci, così da avere entrambe le caratteristiche sui mercati. Prima di intervenire sui geni, si era pensato di ricorrere alle vie più comuni di coltivazione, ma i pomodori ottenuti erano dolci, in minor quantità e dalle dimensioni ridotte. Lo studio coordinato da Sanwen Huang ha evidenziato due geni che regolavano queste caratteristiche. I primi studi hanno rivelato così l’esistenza di geni, con sigle SICDPK27 e SICDPK26.
Con il proseguire delle ricerche, gli scienziati hanno scoperto che questi due geni vanno a degradare un enzima, cioè a ridurre il funzionamento di questo enzima che serve a dare la dolcezza ai pomodori. Con la tecnica della Crispr, gli scienziati hanno inibito questi due geni, così non funzionano e l’enzima può produrre il saccarosio che rende dolci i pomodori al loro interno, mantenendo anche la caratteristica di ottenere pomodori più grandi.
La ricerca va avanti anche per capire come mai i pomodori ottenuti da questa tecnica hanno un minor numero di semi e più piccoli rispetto ai pomodori dove non si è intervenuti con i geni. I semi hanno però mantenuto le proprietà per la salute e la capacità di trasformarsi in piantine con la coltivazione. La notizia è stata riportata da Ansa.