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Un cane e una persona entrerebbero in sintonia dopo qualche carezza: il nuovo studio

Il migliore amico dell’uomo è il cane, e questo studio approfondisce un legame antico migliaia di anni. Basta solo uno sguardo o una carezza.

L’uomo si è sempre considerato l’unico animale empatico, ma naturalisti e biologi hanno sempre affermato che non siamo gli unici ad essere così “speciali”. Ma tra specie diverse si empatizza? La risposta è sì, e sembra esserci un legame speciale  tra uomo e cane che si si distingue per una profondità (e una complessità) che vanno oltre il semplice legame affettivo.

I ricercatori hanno sempre avuto difficoltà a spiegare i meccanismi neurali alla base di questa connessione. Uno studio ha rivelato qualcosa di sorprendente, cioé durante le interazioni sociali i cervelli di uomo e cane possono sincronizzarsi.

I risultati sono stati pubblicati su Science Advances. L’indagine ha mostrato che la sincronizzazione cerebrale tra uomo e cane non solo esiste ed è tangibile, ma si intensifica attraverso gesti semplici come lo scambio di sguardi e carezze.

Ma questa ricerca potrebbe avere ripercussioni anche in ambito medico, in quanto potrebbe offrire nuove prospettive per lo studio e il trattamento dei disturbi dello spettro autistico (ASD).

La sincronizzazione tra uomo e cane

Per dimostrare questa connessione e sincronizzazione cerebrale tra uomo e cane, i ricercatori hanno condotto esperimenti usando l’elettroencefalogramma (EEG) su volontari umani e cani di razza Beagle. Sono state analizzate tre diverse situazioni: i soggetti separati in stanze diverse, nella stessa stanza senza interagire e durante momenti di interazione diretta, come il contatto visivo o le carezze. I risultati hanno rivelato che le interazioni dirette attivano regioni specifiche del cervello, come la regione frontale che si attiva durante lo scambio di sguardi, mentre la regione parietale si attiva durante il contatto fisico (stimoli somatosensoriali). Il cervello umano e quello canino rispondono in modo coordinato, con meccanismi simili a quelli che si manifestano quando gli esseri umani interagiscono tra di loro.

Un elemento chiave emerso dallo studio è che la sincronizzazione cerebrale aumenta con il tempo e la conoscenza reciproca. I ricercatori hanno osservato un rafforzamento progressivo della connessione cerebrale nei cinque giorni in cui persone ed umano sono stati a contatto, segno che il legame si sviluppa e consolida con la confidenza tra i due soggetti. E’ interessante anche un altro dato. L’analisi dell’EEG, infatti, ha mostrato che il flusso di informazioni va dall’umano al cane, indicando che l’uomo guida la relazione, mentre il cane segue.

Una persona mentre accarezza un cane (Pixabay FOTO) – www.sciencecue.it

Una relazione tra questo studio e l’autismo

I risultati fino ad ora sono molto interessanti ed incoraggianti. Nell’ambito della paleontologia e della biologia evolutiva, questo studio può aiutarci a capire meglio come sia avvenuta l’addomesticazione degli antenati degli odierni cani domestici, ma a capirci come e cosa sia successo nel Paleolitico con altri animali che abbiamo, direttamente o indirettamente, addomesticato. Questa sorta di “co-evoluzione” e di collaborazione reciproca ci fornisce anche risultati interessanti in ambito medico. I ricercatori hanno ripetuto l’esperimento citato nel primo capitolo, solo che questa volta i protagonisti sono i cani portatori di una mutazione genetica (Shank3), associata a deficit comportamentali simili a quelli dei disturbi dello spettro autistico negli esseri umani. I risultati hanno evidenziato in primis una riduzione della sincronizzazione cerebrale e della capacità di attenzione durante le interazioni con gli umani. Il trattamento di questi cani con una singola dose di LSD, invece, ha mostrato risultati del tutto inaspettati, infatti la sincronizzazione cerebrale è stata ripristinata e l’attenzione durante le interazioni è migliorata. Sostanze come l’LSD potrebbero avere un ruolo terapeutico nel trattamento dei sintomi sociali dell’autismo.

Questi dati sono molto incoraggianti in quanto, grazie a questo studio, sarà possibile sviluppare biomarcatori basati sulla sincronizzazione cerebrale, e ciò potrebbe rilevare i primi segnali legati all’autismo, ed utilizzare derivati dell’LSD, privi naturalmente di effetti allucinogeni, per migliorare le interazioni sociali nei pazienti con ASD. Ma è meglio non esultare precocemente, in quanto come per ogni ricerca scientifica esistono dei limiti. L’elettroencefalogramma dei cani non era settato per rilevare i segnali provenienti dalla regione temporale, e sarebbe più che necessario replicare gli studi in condizioni più naturali per confermare se questi rapporti, dopo l’assunzione di derivati dell’LSD, si mantengano anche durante interazioni libere e spontanee.

Published by
Mattia Papàro