In un grande museo potreste imbattervi in una balenottera azzurra che, dopo più di 25 anni, continua ancora a produrre olio.
Le balene sono giganteschi mammiferi che popolano i mari in tutto il mondo. Sono affascinanti, tra le creature più belle e maestose.
Anche se tendiamo a dimenticarcene, fino a qualche tempo fa, come Islanda o Giappone, molti cetacei sono cacciati in quanto è possibile ottenere dal grasso e dalle ossa il cosiddetto “olio di balena”.
Sebbene la caccia commerciale alle balene sia ormai in gran parte vietata, tranne con alcune limitazioni in Islanda e in Giappone, la loro storia e il loro impatto sulla società continuano a essere raccontati in musei come il New Bedford Whaling Museum.
Questo grandissimo museo ospita lo scheletro di KOBO, una balenottera azzurra il cui olio continua a sgocciolare anche decenni dopo la morte.
KOBO era una giovane balenottera azzurra e, nel marzo 1998, questo straordinario animale emerse nei pressi della Nuova Scozia, finendo accidentalmente colpita dall’elica di una petroliera. La carcassa fu poi trasportata inconsapevolmente sulla prua di un’altra nave fino alla baia di Narragansett, dove fu individuata e trainata a riva. Venne trasferita successivamente al New Bedford Whaling Museum, e la carcassa fu sottoposta a un lungo e complesso processo di pulizia.
La carne fu rimossa in una discarica da un gruppo di volontari, mentre le ossa furono immerse nel porto di New Bedford per cinque mesi, dove organismi marini completarono la pulizia. Le ossa danneggiate furono ricostruite utilizzando calchi in fibra di vetro, replicando fedelmente le parti mancanti grazie a campioni forniti dall’Università di Harvard. Il risultato è uno scheletro imponente, lungo oltre 20 metri, che oggi rappresenta il pezzo forte del museo.
Nonostante il trattamento subito, lo scheletro di KOBO continua a perdere olio dal midollo osseo.. L’olio, ricco di energia e di altri nutrienti, svolge un ruolo cruciale nella loro biologia, fungendo da riserva durante i periodi di digiuno. Questo fenomeno si protrae per decenni e, come nel caso di KOBO, si stima che la perdita continuerà almeno fino al 2060. Dal 2010, il museo ha installato un sistema per raccogliere l’olio, accumulandone oltre un litro fino a oggi. Dal punto di vista museologico, i visitatori sono inondati da quest’odore pungente, aggiungendo un elemento “vivo e tangibile” alla loro visita.
L’olio estratto dalle balene ha avuto un ruolo fondamentale nell’industria e nella guerra, soprattutto nel XIX e XX secolo. E’ stato utilizzato per la produzione di saponi, lubrificanti e, durante le guerre mondiali, per la creazione di esplosivi come la nitroglicerina. Ma il caso di KOBO, è ben diverso. In un modo o nell’altro quest’affascinante fenomeno sottolinea quanto sia importante la salvaguardia della biodiversità, e quanto possa essere distruttivo l’impatto umano.