Pasta, quando vai al supermercato non prendere mai questa dagli scaffali | Gli studi non lasciano spazio a dubbi: piena di glifosato
Se al supermercato devi comprare la pasta, è meglio non prendere quella sugli scaffali. Potrebbe non essere commestibile.
La pasta del supermercato è uno degli alimenti più consumati in molte culture, in particolare in Italia, dove è considerata un pilastro della dieta quotidiana.
La produzione della pasta industriale avviene principalmente a partire da semola di grano duro, che viene impastata con acqua per formare l’impasto, successivamente modellato in diverse forme. Una volta prodotta, la pasta viene essiccata a basse temperature per preservarne le proprietà e garantirne una lunga durata di conservazione.
Dal punto di vista nutrizionale, la pasta è una fonte importante di carboidrati complessi, che forniscono energia a lungo termine. Ma la qualità della pasta può variare in base al tipo di grano utilizzato, al processo di lavorazione e al tempo di cottura.
In supermercato, si possono trovare diverse varianti di pasta, inclusi prodotti integrali, senza glutine e biologici, che offrono opzioni per chi ha esigenze dietetiche specifiche.
Le paste integrali, ad esempio, conservano la crusca e il germe del grano, aumentando il contenuto di fibre e micronutrienti, mentre quelle senza glutine sono preparate con farine alternative per soddisfare chi soffre di celiachia o intolleranze al glutine.
Un’indagine complessa
Alcune analisi condotte dalla rivista “Il Salvagente” hanno suscitato preoccupazione in merito alla qualità della pasta disponibile nei supermercati, rilevando tracce di glifosato in due famosi marchi. Il glifosato, un erbicida considerato “probabile cancerogeno” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è stato trovato in alcune confezioni di pasta, sollevando interrogativi sui rischi legati al consumo di questi alimenti.
L’indagine ha coinvolto 14 marche di pasta, selezionate tra grandi marchi e prodotti di supermercati, focalizzandosi su un tipo specifico di pasta, le mezze maniche. Ogni campione è stato sottoposto a rigorosi test, che comprendevano analisi sulla presenza di glifosato, pesticidi, micotossine come la vomitossina (Don), oltre a una valutazione organolettica.
Quali sono i risultati
I risultati delle analisi hanno evidenziato un netto miglioramento della qualità della pasta in commercio, con una diminuzione significativa dei residui di glifosato rispetto a test precedenti. Nel 2020, sette dei venti campioni testati contenevano tracce di glifosato, mentre nel 2024 solo due delle quattordici marche testate sono risultate contaminate, seppur rimanendo entro i limiti di legge.
Nonostante i miglioramenti, due marchi in particolare, Conad e Garofalo, sono stati declassati per i loro livelli di contaminazione. La pasta Conad ha ottenuto un punteggio di 5,9, mentre quella Garofalo ha raggiunto solo un punteggio di 5, con la presenza di glifosato in entrambe. E’ importante notare che, in entrambi i casi, le concentrazioni di glifosato erano ben al di sotto dei limiti consentiti dalla legge. Alcune aziende, come Garofalo, hanno effettuato ulteriori test sui loro prodotti, dimostrando l’assenza di contaminanti nel lotto esaminato.