Rinnovabili, arriva ancora uno stop in Italia | “Questo impianto non si può fare: mette a rischio glie ecosistemi”
Energia rinnovabile e tutela ambientale: si accende un nuovo scontro tra progresso green e natura in Italia.
Quando si parla di energie rinnovabili, è facile immaginare un futuro più pulito e sostenibile. Eppure, dietro l’installazione di un impianto “green” si nascondono spesso ostacoli e discussioni che non sempre trovano una soluzione rapida. In Italia, come in molti altri paesi, portare avanti progetti legati all’energia pulita può trasformarsi in una vera sfida, soprattutto quando entrano in gioco ecosistemi delicati o aree protette.
Il problema non riguarda solo l’aspetto tecnologico, ma tocca temi come la tutela della biodiversità e il rispetto di normative specifiche. Ci sono zone, infatti, dove anche una sola turbina eolica può cambiare completamente l’equilibrio di un habitat naturale. Questo porta a un continuo scontro tra chi vuole spingere verso il progresso e chi invece difende l’ambiente a ogni costo.
La situazione diventa ancora più complicata quando un progetto coinvolge territori considerati strategici per la conservazione di flora e fauna. Le aree protette, spesso legate a reti di tutela europee, rappresentano un patrimonio inestimabile, non solo per il luogo in sé, ma per l’intero ecosistema che le circonda. Qui, ogni decisione viene presa con estrema prudenza, il che inevitabilmente rallenta o blocca l’avanzamento di certi progetti.
E poi c’è la burocrazia, che in Italia non manca mai di farsi notare. Chi propone nuovi impianti deve fare i conti con ricorsi, leggi regionali e nazionali, e ovviamente con le autorità locali. E non si parla di mesi, ma di anni, durante i quali aziende, associazioni e amministrazioni si trovano a litigare, cercando di far prevalere i propri interessi.
Le dispute legali e il rispetto delle norme
Un esempio di questa complessa realtà arriva dal Piemonte, dove la Seva, una società di Milano, da quasi dieci anni sta cercando di portare a termine un progetto eolico vicino al passo della Bocchetta, a Fraconalto. Il piano prevedeva sette turbine eoliche alte ben 150 metri, ma la zona è proprio accanto al parco naturale “Capanne di Marcarolo”, che rientra in una zona di protezione speciale (zps).
Le Aree Protette dell’Appennino e la Regione Piemonte si sono opposte sin da subito, sottolineando che la vicinanza alla zps avrebbe messo a rischio specie come il biancone, l’aquila reale e il gufo reale, che utilizzano quell’area per le loro rotte migratorie. Alla fine, il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del TAR, bloccando il progetto e richiamando al rispetto della normativa europea che richiede almeno un chilometro di distanza da queste aree sensibili.
Spostarsi non risolve il problema
Nonostante lo stop, la Seva non si è arresa e ha deciso di tentare la fortuna in Liguria, a Mignanego, poco distante da Genova. Qui, la Regione ha dato il primo via libera al progetto, ma manca ancora l’autorizzazione definitiva. Nel frattempo, gli oppositori, tra cui la Lipu, si stanno muovendo per bloccare anche questa proposta, inviando la sentenza del Piemonte alla Città Metropolitana di Genova nella speranza di fermare tutto.
Secondo l’avvocato Riccardo Lertora, rappresentante della Lipu di Genova, il verdetto del Consiglio di Stato rappresenta un caso raro in cui le norme europee a tutela della natura hanno prevalso su progetti industriali. Il prossimo passo sarà quello di ribadire quanto stabilito dalle regole comunitarie, che puntano a preservare gli habitat e le specie minacciate.