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Dall’Antartide all’Alaska: due pinguini sono scappati dal Polo Sud e la colpa è di un giornalista italiano

I pinguini

I pinguini (Pixabay) - www.systemscue.it

Il cambiamento ambientale, può rivelarsi fatale, per un animale. E dall’Antartide in Alaska, due pinguini hanno sofferto parecchio.

Gli animali strappati al loro habitat naturale, subiscono, spesso, un cambiamento drastico, che influenza profondamente il loro stile di vita. E questo, poiché nel loro ambiente d’origine, ogni specie è parte di un delicato equilibrio ecologico. Pertanto, nel momento in cui vengono allontanati da siffatto contesto, spesso perdono la possibilità di esprimere i comportamenti naturali che li caratterizzano.

Non a caso, in cattività, o in ambienti artificiali, molti animali affrontano difficoltà nel reperire quegli stimoli adeguati, che gli permettano di mantenere un benessere fisico e mentale. La mancanza di spazi ampi, la riduzione della libertà di movimento, e l’assenza di interazioni sociali, naturali, poi, possono causargli stress cronico e apatia. Difatti, alcuni esemplari sviluppano comportamenti stereotipati, con evidenti segni di disagio psicologico.

Persino la dieta, può subire modifiche significative. In natura, di per sé, gli animali cacciano e raccolgono il cibo in base alle proprie necessità, ma in cattività, vengono spesso alimentati con diete standardizzate, che non sempre rispecchiano le proprie esigenze nutrizionali. Con uno squilibrio, che può portare a problemi di salute, sul lungo termine.

E nonostante gli sforzi alcuni programmi messi a punto per conservazione, riabilitazione, e ritorno degli animali al loro habitat naturale, tutto ciò si rivela complesso, e non di rado, impossibile. A dimostrazione, di quanto sia cruciale proteggere gli ecosistemi, e ridurre le attività che compromettono la vita selvatica, e garantire la sopravvivenza delle specie.

La storia di due pinguini

pinguini, vivono principalmente in Antartide, e in altre aree dell’emisfero australe (a eccezione delle Isole Galapagos, dove si trova l’unica specie vicina all’equatore). Non trovandosene, quindi, in zone artiche, come l’Alaska. Tuttavia, negli anni ’50, due pinguini furono portati in Alaska, per un esperimento ideato dal giornalista italiano, Antonello Marescalchi. L’obiettivo, era verificare se potessero adattarsi a quel clima, ma purtroppo, l’esperimento si concluse tragicamente.

Nello specifico, e sec0ndo lo storico David Reamer, l’idea nacque dalla curiosità di un bambino, il quale si chiedeva perché non ci fossero pinguini al Polo Nord. Dato questo, i due esemplari, prelevati dall’Antartide, furono trasportati ad Anchorage, viaggiando su un volo, chiusi in un bagno (per evitare disagi a passeggeri e ad animali). Al loro arrivo, furono accolti con una cerimonia, e battezzati, rispettivamente, Egegik e Angela, anche se il centro in questione, non era, di fondo, attrezzato per prendersene cura.

Habitat dei pinguini
Due pinguini (Pixabay) – www.systemscue.it

E come andò a finire?

Nonostante l’iniziale entusiasmo, le condizioni inadeguate a cui sottoposero i poveri animali, portarono al morte dei pinguini, dopo soli due mesi. Il freddo intenso, la mancanza delle conoscenze (alimentari) idonee, eccetera, determinarono il fallimento del progetto. Episodio che dimostrò quanto fosse improbabile far sopravvivere i pinguini (nello specifico) fuori dal loro ambiente.

Difatti, la vicenda evidenziò le sfide di adattamento delle specie, a nuovi contesti. Dato che, evolutisi, i pinguini, in specifiche condizioni climatiche, non potevano, e possono, tollerare temperature estreme. Come anche, cambiamenti ambientali drastici.